mercoledì, Aprile 9, 2025
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Trump shock: “Tutti mi chiamano per baciarmi il c**o”

Washington, 9 aprile 2025 – Donald Trump torna a scuotere la scena internazionale con dichiarazioni che infiammano il dibattito globale.

Usa-Cina: escalation commerciale e diplomatica guidata da Trump

Durante la cena del National Republican Congressional Committee, il presidente americano ha affermato: “Vi dico che questi Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il culo”. Il riferimento era alle nazioni colpite dalla nuova ondata di dazi imposta dagli Stati Uniti, che, secondo Trump, “muoiono dalla voglia” di trattare per alleggerire le tariffe.

Trump e la nuova strategia commerciale

I nuovi “dazi reciproci” imposti dagli Usa colpiscono circa 60 Paesi, con una punta massima del 104% sulle importazioni dalla Cina. “Non vogliamo necessariamente fare un accordo con loro. Siamo contenti di stare così, prendendo i nostri 2 miliardi di dollari al giorno, ma loro vogliono fare un accordo con noi”, ha dichiarato Trump, che ha poi aggiunto: “So quello che sto facendo”. Il presidente ha sottolineato il ritorno di investimenti e manifatture nel Paese: “Stanno arrivando i produttori di chip, stanno arrivando tutti. Non abbiamo mai avuto niente del genere”.

Non sono mancati attacchi diretti alla Cina, accusata di manipolare la valuta per compensare l’effetto dei dazi. Trump ha inoltre annunciato nuove misure: “Gli Usa annunceranno presto dazi sul settore farmaceutico”.

La risposta di pechino alla linea Trump

La Cina ha reagito convocando un vertice d’emergenza e promettendo misure “ferme e incisive”. Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri, ha dichiarato: “La sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina sono assolutamente inviolabili”. Il governo cinese ha ribadito la volontà di difendere i propri interessi nella guerra commerciale con “una ferma volontà e mezzi abbondanti”.

Nel libro bianco pubblicato oggi, Pechino ha ribadito la disponibilità a un dialogo con Washington, ma “solo se rispettoso e alla pari”, sottolineando che “i dazi non risolveranno i problemi” e che il vero fondamento delle relazioni economiche deve essere il “reciproco beneficio”.

Mosca e UE contro le politiche di Trump

La Russia, per voce della portavoce Maria Zakharova, ha definito i dazi americani “una violazione delle regole fondamentali dell’Organizzazione mondiale del commercio”, accusando Washington di disconoscere la legge commerciale internazionale.

Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione, annunciando di avere “il bazooka pronto” in caso di coinvolgimento diretto. Bruxelles ha riaperto il dialogo con Pechino per rafforzare una possibile alleanza contro la deriva protezionistica americana.

Trump resta fiducioso: “la Cina farà un accordo”

Nonostante le forti tensioni, Donald Trump ha mantenuto un tono fiducioso: “Penso che la Cina farà un accordo ad un certo punto”. Tuttavia, ha ribadito: “Non vogliamo per forza fare accordi”.

Con la strategia aggressiva di Trump, la guerra dei dazi sembra destinata a intensificarsi, mettendo a rischio l’equilibrio del commercio globale. Il ruolo del presidente americano, centrale in questo scenario, continuerà a influenzare profondamente l’economia e la diplomazia internazionale nei prossimi mesi.

Dazi, Meloni frega il Sud rubando 11 miliardi dai Fondi di Coesione

È gravissimo. Nel silenzio generale il Governo fregherà svariati miliardi al Sud, utilizzando 11 miliardi dei Fondi di Coesione (previsti per il Mezzogiorno) per ristorare gli imprenditori colpiti dai dazi. A confermarlo, in serata, il leader di Confcooperative all’uscita da Palazzo Chigi.

Più dettagliatamente, al termine dei numerosi incontri tenuti dal governo con varie associazioni e organizzazioni industriali per discutere dei dazi imposti dalla amministrazione Trump, l’esecutivo ha annunciato un investimento di 25 miliardi di euro per sostenere il ‘sistema Italia’. Di questi, 14 miliardi proverranno dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), mentre gli altri 11 miliardi saranno attinti dai fondi di Coesione. La notizia è stata confermata dal ministro responsabile del Pnrr, Tommaso Foti, che ha lasciato Palazzo Chigi visibilmente soddisfatto.

Le associazioni industriali, che da tempo sollecitavano un intervento significativo per affrontare le difficoltà economiche legate ai dazi, hanno accolto con favore l’annuncio, vedendo in questa misura un possibile punto di svolta per il rilancio delle attività produttive in Italia. Peccato che questa decisione penalizzi per l’ennesima volta il Mezzogiorno.

Infatti, com’è noto, i Fondi di Coesione rappresentano uno strumento fondamentale dell’Unione Europea, progettato per promuovere lo sviluppo economico e sociale delle regioni meno sviluppate. La loro missione è chiara: ridurre le disparità tra le diverse aree europee e favorire una maggiore coesione economica, sociale e territoriale. In un contesto in cui le differenze tra le regioni possono influenzare pesantemente il benessere dei cittadini, questi fondi sono un’ancora di salvezza per molte comunità. Che, sembrerebbe, l’Esecutivo abbia deciso di distrarre per sostenere il settore industriale, prevalentemente annidato nel settentrione.

Un caso isolato? Assolutamente! Al netto della riforma Spacca Italia, questo è l’Esecutivo che ha depennato dai fondi del PNRR 16 miliardi di risorse destinate al Sud, ha sottratto ai comuni fragili diversi miliardi dalla scorsa Legge di Bilancio, ha sforbiciato 3,5 miliardi dal Fondo Perequativo Infrastrutturale, ha scippato ulteriori 5 miliardi previsti dalla misura Decontribuzione Sud. Ed ora, ulteriori 11 miliardi dai fondi di coesione. L’auspicio è di trovare una ferma opposizione dai parlamentari eletti nel Mezzogiorno.

Arrivano le contromisure Ue: dal 15 aprile scattano i controdazi

Dal 15 aprile prossimo, l’Unione Europea darà il via libera ai primi controdazi nei confronti degli Stati Uniti, in risposta alle tariffe doganali imposte dall’amministrazione americana su prodotti europei come acciaio e alluminio. La lista dei controdazi si suddivide in due tranche: una prima che entrerà in vigore per l’appunto il 15 aprile mentre la seconda sarà operativa a partire dal 15 maggio.

Il presidente degli Stati Uniti ha infatti annunciato l’introduzione di dazi sulle importazioni dall’Unione Europea, che entreranno in vigore il 9 aprile. Sarà applicato un dazio del 20% su tutte le importazioni, mentre acciaio, alluminio e automobili saranno soggetti a una tariffa doganale separata del 25%. La decisione dell’UE mira a contrastare le misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti e a difendere gli interessi economici dell’Europa.

Von Der Leyen avanza l’ accordo Ue “ zero per zero”

La Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha annunciato: “Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti”, avanzando un accordo che prevede la riduzione a zero delle tariffe sui beni industriali. Questa mossa potrebbe rappresentare un passo importante verso la riduzione delle barriere commerciali tra i due blocchi economici.

Von Der Leyen, ha anche annunciato all’istituzione di una nuova task force per sorvegliare in modo costante i cambiamenti nel commercio globale.

Giorgia Meloni e la volontà di andare a Washington per un confronto diretto con Donald Trump

La premier Giorgia Meloni, ha espresso la sua volontà di andare a Washington per affrontare la questione dei dazi con Trump. L’Italia è pronta a sostenere l’Ue nella trattativa con gli Usa.
A chiarirlo è anche Antonio Tajani al Consiglio degli Affari Esteri che ha sottolineato l’importanza di una risposta unitaria da parte dell’Unione. Il governo italiano si mostra preoccupato per le possibili conseguenze negative sull’economia nazionale e anche per molte aziende italiane soprattutto nel settore agroalimentare.

Ad esempio, secondo la Coldiretti, l’imposizione di queste tariffe sulle merci provenienti dall’Europa metterebbe a rischio circa 7,8 miliardi di euro di cibo Made in Italy.

Salvaguardia delle telline: due mesi di fermo pesca per rafforzare la riproduzione

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Aumentare lo stop della pesca delle Telline per salvaguardare la specie e consentire una migliore riproduzione. Questa la proposta suggerita dal professore Vincenzo Peretti del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, responsabile scientifico del Laboratorio di Genetica Veterinaria Genenvet.

Un’esigenza che nasce anche dall’opportunità di contrastare l’attività di pesca illegale effettuata tutto l’anno da pescatori sportivi con il rastrello a mano nelle acque napoletane che compromettono l’attività e il reddito dei pescatori professionali. Ricordiamo che pescare telline con il rastrello lo possono fare tutti, a patto che sia a scopo ricreativo e per consumo personale, con un quantitativo giornaliero di pescato per persona che non può superare i 5 kg. Per reprimere questo fenomeno è stato sensibilizzato il Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi del Compartimento Marittimo di Napoli per richiedere l’Autorità Marittima ad intensificare i controlli.

La richiesta è quella di estendere dal 1° aprile al 31 maggio il divieto di pesca delle Telline, in modo da adeguarlo a quello dei cannolicchi, come previsto dall’articolo 6 del Decreto Ministeriale del 22 dicembre 2000 relativo alla disciplina della pesca dei molluschi bivalvi.

“Questo divieto -spiega il professore Vincenzo Peretti- risulta essere, scientificamente e storicamente, di fondamentale importanza per l’accrescimento della risorsa tellina (Donax trunculus). Inoltre, a causa del cambiamento climatico riscontrato nelle ultime stagioni di pesca, è auspicabile prolungare il fermo dell’attività di prelievo della Tellina per un ulteriore mese. Una proposta che sarà posta all’attenzione non appena saranno ultimate le attività previste nell’ambito del progetto “Mollus.Ca. Blu Campania”.

Il Napoli non approfitta dello stop dell’Inter: finisce 1-1 al Dall’Ara. Le distanze restano invariate

Il Napoli gioca, per l’ennesima volta, soltanto il 1° tempo. Il Bologna annichilisce i partenopei con un secondo tempo esaltante. Il Napoli resta a -3 dall’Inter.

Il Napoli non accorcia

Il Napoli non approfitta dello stop dell’Inter in casa del Parma. Finisce 1-1 a Bologna.

Risultato non malvagio per gli azzurri, quantomeno sulla carta. Ma l’amaro in bocca resta, soprattutto, perché i partenopei con una vittoria si sarebbero portati a -1 dalla vetta.

Azzurri che si sono presentati al Dall’Ara senza Meret (causa influenza) e senza Buongiorno (non ha smaltito un piccolo problema muscolare patito nel finale contro il Milan).

Al loro posto dentro Scuffet e Jesus, che non hanno affatto sfigurato, anzi. Il Napoli è uscito dal Dall’Ara con 1 punto, grazie ad una grandissima parata di Scuffet su Holm nei minuti finali di gara.

Il match ha seguito il solito copione che da due mesi accompagna le gare degli azzurri. Un 1° tempo esaltante e un 2° tempo deprimente.

Il Napoli ha sbloccato il match al minuto 18° con una grandissima falcata di Anguissa, che ha stracciato in due la difesa del Bologna e ha poi scavalcato Skorupski prima di depositare la palla in rete.

Napoli che avrebbe potuto fare anche il secondo, ma gli azzurri non ne hanno approfittato prima con McTominay e poi con Politano.

Il secondo tempo è stato, invece, a senso unico. Il Bologna ha rinchiuso il Napoli nella propria metà campo per tutti i secondi 45’ minuti di gioco.

La rete del pari è arrivata al minuto 64’ con un tacco di Ndoye.

Per il Napoli è diventato ormai un optional giocare il secondo tempo. Qualcuno dovrebbe chiederlo a Conte in sala conferenza, visto che è diventata una costante da ormai due mesi.

Ma nulla questio.

Il Napoli spreca una bella occasione che avrebbe completamente riaperto il campionato. E invece gli azzurri restano a -3 dall’Inter. Qualcuno dirà che adesso il Napoli ha un calendario agevole, ma non è così. D’altronde, parliamo pur sempre di una squadra che ha vinto 2 delle ultime 9 gare.

Il Bologna si conferma quarta in classifica andando a quota 57 punti. La inseguono Juventus a 56, Lazio a 55 e Roma a 53.

Contributo esterno.

Polemiche su Vinitaly, Coldiretti Napoli prende le distanze dalla Camera di Commercio di Napoli

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La Coldiretti Napoli prende le distanze dalle dichiarazioni contro l’operato della Regione Campania rilasciate dal presidente della Camera di Commercio Ciro Fiola, a margine della conferenza di apertura delle attività della Campania al Vinitaly a Verona di domenica 6 aprile 2025.

Le dichiarazioni del presidente della Camera di Commercio di Napoli che ha accusato la Regione Campania di aver trascurato le aziende napoletane, sono un attacco diretto alla persona del presidente della Regione e nulla hanno in comune con il percorso che la Coldiretti Napoli ha intrapreso nel direttivo camerale al fianco delle aziende che rappresenta. Affermazioni che non contribuiscono al dialogo costruttivo necessario per affrontare le sfide che il nostro settore sta attraversando.

Riteniamo fondamentale mantenere un clima di collaborazione e garbo istituzionale, specialmente in un periodo così delicato per l’economia e l’agricoltura campana. La Campania è una terra ricca di risorse agricole e tradizioni, e in questo contesto è essenziale che tutte le parti coinvolte lavorino insieme per promuovere e valorizzare il nostro patrimonio produttivo.

Coldiretti Napoli invita a un confronto basato sul rispetto e sull’obiettivo comune di sostenere gli agricoltori e le imprese locali, senza cadere in polemiche distruttive.

Ci auguriamo che le istituzioni possano concentrarsi sulle soluzioni concrete per migliorare le condizioni di lavoro e garantire un futuro prospero per il settore agricolo napoletano.

34 e 40% di risorse al Sud. Sei parlamentari del PD presentano interrogazione a Foti

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È rivolta al ministro per il Sud Foti una nuova interrogazione sulla mancata attuazione della clausola del 34% che prevedeva la ripartizione delle spese dello Stato in conto capitale in proporzione alla popolazione.

Si chiede il rendiconto previsto annualmente dalla legge, che continua ad essere in vigore nonostante la modifica della norma. La forma attuale prevede il 40% di “risorse allocabili”, ma non viene spiegato cosa implica

La modifica, come più volte denunciato, prevede che al posto della definizione “in proporzione alla popolazione” si sostituisca la formula “40% delle risorse allocabili”, senza dare indicazioni su come queste possano essere definite e quantificate.

A depositare l’interrogazione il 23 marzo 2025, sono i deputati Ubaldo Pagano, primo firmatario, Marco Lacarra, Claudio Stefanazzi, Toni Ricciardi e Piero De Luca, oltre al responsabile delle politiche per il Mezzogiorno dei Dem Marco Sarracino.

Si legge nella interrogazione:

Al Ministro per il Sud. Per sapere – premesso che:

il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243 ha disposto interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno;

l’Art. 7-bis, comma 2, così come modificato dall’articolo 11, comma 5, del decreto-legge n. 60 del 2024, dispone che “al fine di ridurre i divari territoriali, il riparto delle risorse dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti da assegnare sull’intero territorio nazionale, che non abbia criteri o indicatori di attribuzione già individuati alla data di entrata in vigore della presente disposizione, deve essere disposto anche in conformità all’obiettivo di destinare agli interventi nel territorio delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna un volume complessivo di risorse non inferiore al 40 per cento delle risorse allocabili”;

nel corso degli anni, la cosiddetta “clausola” volta a destinare una quota vincolata (prima il 34%, successivamente elevata al 40%) di investimenti in favore del Mezzogiorno ha trovato di rado applicazione;

la coesione territoriale è uno degli obiettivi identificati dal regolamento europeo che istituisce il Dispositivo per la ripresa e resilienza e il rispetto di questo obiettivo è particolarmente importante in Italia poiché consente di mettere la riduzione dei divari territoriali tra Nord e Sud del Paese al centro delle politiche di rilancio;

il comma 3 del richiamato art. 7-bis, inoltre, prescrive al Ministro per il Sud e la coesione territoriale la presentazione alle Camere, con cadenza annuale, di una relazione sul rispetto della clausola del 40%, con l’indicazione delle idonee misure correttive eventualmente necessarie;

l’ultima relazione presentata risulta datata, relativa quasi esclusivamente agli investimenti effettuati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e aggiornata alla data del 31 dicembre 2022. –

se e quando, in ossequio alla normativa richiamata, intenda presentare una nuova relazione sull’attuazione della clausola del 40% di investimenti al Mezzogiorno e un rendiconto delle spese in conto capitale poste in essere dalle amministrazioni centrali nel 2023 e nel 2024;

quali iniziative e misure intenda adottare per incrementare gli investimenti nelle Regioni meridionali qualora le verifiche relative all’osservanza della suddetta clausola dovessero far emergere nuovamente un quadro di spesa insufficiente rispetto agli obiettivi previsti.

La precedente interrogazione

Nel novembre 2024 era stata presentata un’altra interrogazione sulla mancata attuazione della norma anche da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, con primo firmatario Alessandro Caramiello. Il ministro per il Sud era Raffaele Fitto. In quella occasione nessuna risposta fu data e nessuna altra azione fu fatta. Precedentemente, nel dicembre 2020, erano stati alcuni altri deputati del M5S a rivolgere la stessa domanda al ministro del Sud di allora Provenzano. Anche in questo caso senza avere avuto alcuna risposta.

Sigfrido Ranucci a Benevento: platea gremita per La Scelta

Una platea gremita ha accolto ieri pomeriggio il noto giornalista conduttore di Report, Sigfrido Ranucci in occasione della presentazione del suo ultimo libro “La Scelta”. L’evento, organizzato dall’Associazione Altrabenevento, si è tenuto presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi Giustino Fortunato di Benevento.

Nato a Roma, una laurea in Lettere, dagli anni ’90 inizia il suo percorso in Rai come inviato e nel 2017 raccoglie un’eredità di quelle che “scottano”: la conduzione del noto programma Report. Amatissimo dalla gente, inviso a certi poteri, costretto a muoversi con la scorta. Questo in sintesi l’identikit di Sigfrido Ranucci che, attraverso la presentazione del suo ultimo libro dal titolo “La Scelta” si racconta a viso aperto, con l’umiltà e la semplicità di un uomo perbene, ad una platea calorosa che lo inonda di affetto.

Ranucci e le sue inchieste dal Fosforo bianco agli intrighi di Renzi

Affermare che Ranucci si è sempre mosso su terreni minati non è certo una metafora. Una delle inchieste più spinose è stata quella che lo portò a scoprire, dopo un lavoro minuzioso, l’utilizzo da parte dell’esercito statunitense del Fosforo bianco durante i combattimenti a Falluja. Un racconto di quelli che fa accapponare la pelle. Corpi sgretolati dai vestiti intatti mentre nel mondo aleggiava il mantra che gli USA fossero esportatori di pace e democrazia. E poi, dall’Iraq all’inchiesta denominata “Babbi e spie”, ovvero sui retroscena di quell’incontro di Renzi con lo 007 Mancini, ai tempi in cui minacciava di far cadere il Governo Conte un giorno si e l’altro pure. Vicenda che vide nell’occhio del ciclone persino la prof che, per un caso fortuito, si trovava sul posto e ne fece un video.

Nel suo racconto, un ricordo toccante per “Vedo Vedo”

Durante la presentazione Ranucci si lascia andare ai ricordi e con semplicità non scevra di commozione, ci parla del papà e di come prematuramente era venuto a mancare senza riuscire a vederlo debuttare alla conduzione di Report dopo aver raccolto l’eredità di Milena Gabanelli. Ma il suo pensiero va anche a Michele, anima vagabonda e fragile. Soprannominato “Vedo Vedo” per la sua abitudine di mettersi una mano sulla fronte mentre guardava per ore il mare di Torvaianica. Un incontro che nella mente del giornalista aveva impresso il concetto “di uno sguardo che è vano se non interroga”.

Dal Buconero a Tosi, il nodo spinoso della libertà di stampa in Italia

Il racconto del libro prosegue sulle vicende dello scandalo Parmalat, dei dipinti d’autore portati oltralpe e di come Ranucci ne venne a capo sull’affare Tosi, che gli costò diverse denunce prima ancora che il servizio andasse in onda. Un vero polveriere dal quale il giornalista ha dovuto difendersi per affermare verità che certi potenti non volevano fossero rivelate. Ma su tutte, emerge un dato allarmante: come e quanto sia limitata la libertà di stampa nel nostro Paese che alla memoria richiama tristemente i tanti provvedimenti “bavaglio” varati in questi ultimi anni. Tanti, troppi, i giornalisti che pagano ciò che in uno Stato civile dovrebbe valere encomi e non una scorta.

Ranucci e la speranza che prevalga il bene comune

Mentre i mass media ci raccontano dell’importanza (?) di dilapidare soldi in armi, viene spontaneo chiederci, e chiedere ad un giornalista come Ranucci, prendendo come spunto proprio il titolo del suo libro, quale scelta possano avere gli italiani, quelli comuni, per difendersi da una politica asservita all’elite finanziaria, distratta e assente sui diritti dei deboli e degli invisibili. “Io credo che l’unica scelta possibile sia quella di riappropriarsi del concetto del bene comune della collettività. Noi abbiamo perso di vista da tanto tempo questo concetto, ma per farlo dobbiamo essere consapevoli e liberamente informati. Io credo che la scelta giusta passi attraverso una giusta informazione.”

Parole condivisibili che però resteranno utopia fino a quando non vi saranno misure concrete che restituiscano al popolo italiano una sana informazione, priva degli interessi di signori in giacca e cravatta che decidono del nostro destino.

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Per Crotone è ko in casa Oplonti: a chiuderla il duo Biscardi

Pur arrivando animata dalle migliori intenzioni e decisa a dare filo da torcere alle padrone di casa, la Pallavolo Crotone si vede costretta ad arrendersi al cospetto della Vesuvio Oplonti: a chiudere la disputa la premiata ditta Biscardi.

Il 2025 non inizia certo nel migliore dei modi per Crotone che, alla prima dell’anno, trova subito una sconfitta prevedibile contro il battistrada Fasano. Ma la situazione diviene man mano più complicata tanto che l’unico successo a fronte di 8 giornate a zero punti, arriva contro Pescara, fanalino di coda del Girone D. Per Oplonti invece, l’occasione è troppo ghiotta dopo la debacle rimediata in casa del Bisceglie.

Crotone parte subito all’arrembaggio e si prende il primo parziale

Crotone dunque, animata dalla voglia di interrompere una striscia negativa che perdura da troppo tempo, inizia nel segno della determinazione. Capitan Maggipinto, tra l’altro partenopea doc e figlia d’arte, sprona le compagne a contrastare il gioco delle oplontine che, disorientate, sembrano aver smarrito il bandolo della matassa. Le ospiti prendono quindi il largo e conquistano il primo set con il punteggio di 19-25.

La gara prosegue in equilibrio ma in campo c’è Rendina

Andato in archivio il primo parziale, finito nel fortino del Crotone, è tempo di rivincita per la Vesuvio Oplonti che appare più che mai decisa a sbrogliare la situazione in proprio favore. Giada Biscardi prende male le misure in un paio di attacchi out ma in men che non si dica colleziona due punti e due ace. Le avversarie provano a ricucire lo strappo riuscendo a portare il gioco sul filo dell’equilibrio. Alminni però si gioca la carta Rendina che, con la sua solita grinta, firma il 22-19 e conduce poi la squadra sul definitivo 25-20.

Sarà proprio la stessa Eliana Rendina ad inaugurare il terzo parziale regalandosi il secondo ace della serata. La premiata ditta Biscardi con Vujko sugli scudi prova e riesce a prendere il largo ma Crotone si oppone, recupera lo svantaggio e compie addirittura il sorpasso. Da quel momento in poi è testa a testa, i due liberi opposti sono chiamati a fare gli straordinari ma alla fine è sempre Rendina che mette la firma sul 29-27.

Atto quarto: Crotone ostico ma Oplonti resiste e vince

In casa Oplonti nessuno pensava che sarebbe stato facile sbaragliare Crotone e così è stato. Le padrone di casa hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie contro un avversario ostico, incisivo in attacco e capace di un ottima difesa. Ciò nonostante, punti alla mano, passare a Torre Annunziata non è impresa facile. Le calabresi lottano fino all’ultimo, l’atmosfera diventa calda, c’è equilibrio ma anche tensione quando si arriva al 20 pari. L’ago della bilancia è incerto, Oplonti è sul 23-22: mancano due punti al traguardo. A farli, la solita coppia di famiglia: Giada al servizio piazza un ace e sua sorella Laura completa l’opera con una mina vagante che cade nel campo avversario.

Una vittoria che fa bene al morale e mantiene accesa una piccola fiammella per quel sogno chiamato play off. Il cammino è ancora lungo ma dopotutto è anche vero che “non si molla mai” voce del verbo Julio Velasco.

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L’Inter cade al Tardini: da 0-2 a 2-2 in 10 minuti folli. Il Napoli può riportarsi a -1 lunedì sera

Nemmeno un primo tempo concluso per 2-0, con Sommer MVP, ha permesso all’Inter di portare i 3 punti a casa. I troppi impegni dei nerazzurri si fanno sentire e il Parma ne approfitta in 10 minuti di caos totale. Il Napoli può approfittarne, ma per riportarsi a -1 dovrà vincere a Bologna.

Cade l’Inter.

L’Inter cade rovinosamente in casa del Parma. Da 0-2 a 2-2. Il primo tempo era stato a tinte completamente nerazzurre, con le reti di Darmian (ex di turno) e di Thuram all’ultimissimo secondo dei primi 45’ minuti di gioco + recupero. Il francese è tornato in rete, dopo una lunga astinenza, con una ciabattata che si è infilata miracolosamente in porta.

Già nei primi 45’ minuti di gara, la retroguardia nerazzurra aveva mostrato dei piccoli cedimenti, ma Sommer era stato magistrale prima su Bonny e poi su Man.

 Nel secondo tempo, invece, il crollo è stato totale. Con la complicità dei soliti cambi di Inzaghi che hanno depotenziato l’11 nerazzurro.

Fuori Bastoni (per precauzione), poi fuori DiMarco, Lautaro e Calhanoglu. Da qui è morta l’Inter.

Il Parma ne ha approfittato del caos nerazzurro, segnando l’1-2 con Bernabe al 60’ e il 2-2 con il neo-entrato Ondrejka al minuto 69’.

Il forcing finale dei nerazzurri è stato inutile, anzi, per poco non ha portato il Parma a segnare il 3-2 con Pellegrino.

L’Inter paga i tanti impegni ravvicinati. La mission nerazzurra, di competere su tutti e 3 i fronti è nobile, ma porta con sé anche i suoi imprevisti.

Il Napoli può approfittarne dello scivolone nerazzurro, mettendosi a -1 lunedì sera. Ma per farlo, dovrà battere il Bologna al Dall’Ara. Una partita non semplice, ma per gli uomini di Antonio Conte sarà il match clou del proprio campionato.

Contributo esterno.