Dopo un lungo periodo di rallentamenti dovuti dai veti di Russia, Cina e Stati Uniti, finalmente il Consiglio di sicurezza delle nazioni Unite ha approvato un testo che porterà ad un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Gli USA si astengono, Cina e Russia votano a favore
Lunedi 25 marzo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato per la prima volta una risoluzione al conflitto israeliano-palestinese scoppiato il 7 ottobre dell’anno scorso nella Striscia di Gaza.
I voti a favore sono stati 14 voti, tra cui quelli di Cina e Russia. La cosa più rilevante è stata però l’astensione degli Stati Uniti. Un’azione molto forte tenendo ben noto il costante sostegno statunitense ad Israele, sostegno che ha iniziato lentamente a vacillare soprattutto nelle ultime settimane. Difatti, gli Stati Uniti hanno iniziato a criticare sempre di più le strategie di guerra d’Israele, nello specifico dell’operato del primo ministro Benjamin Netanyahu, considerato uno dei principali ostacoli alla risoluzione del conflitto.
I precedenti “vani” tentativi
La risoluzione approvata lunedì 25 marzo prevede un immediato cessate il fuoco per il periodo del Ramadan, ovvero la festività più importante per il popolo musulmano, iniziato la domenica 10 marzo e si concluderà tra il 9 e il 10 aprile. La risoluzione prevede anche da un lato la liberazione di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza, dall’altro lato l’obbligo israeliano afacilitare l’ingresso di aiuti umanitari nel territorio della Striscia, portando il governo di Netanyahu ad “indietreggiare” dalla sua posizione di guerra che porta avanti dallo scorso ottobre.
La risoluzione arriva a poca distanza da una precedente risoluzione, presentata venerdì scorso, proposta dagli Stati Uniti ma bocciata dalla gran maggioranza dei votanti.
In precedenza, il governo americano aveva posto il veto per tre volte sulla richiesta di un cessate il fuoco umanitario, immediato e definitivo nella Striscia di Gaza. Secondo alcuni diplomatici sentiti dal New York Times, gli Stati Uniti avevano proposto un emendamento al testo definitivo per sostituire «cessate il fuoco permanente» con «cessate il fuoco duraturo»: una formulazione più vaga e meno impegnativa per Israele, che però non è passata.Le tre volte precedenti gli Stati Uniti si erano opposti a simili risoluzioni sostenendo che le richieste non rispettassero il diritto di Israele di difendersi.
Linda Thomas-Greenfield, la rappresentante degli Stati Uniti all’ONU, ha affermato che quella approvata lunedì è una risoluzione “in linea con gli sforzi diplomatici portati avanti dagli Stati Uniti”.
Netanyahu: “Non cesseremo il fuoco. Distruggeremo Hamas”
Subito dopo l’approvazione del testo, il primo ministro Netanyahu ha subito criticato la decisione dell’ONU, soffermandosi in particolar modo sull’astensionismo degli Stati Uniti, sostenendo che in questo modo “verranno compromessi tutti gli sforzi che Israele ha fatto per liberare gli ostaggi trattenuti da Hamas”.
L’ufficio del primo ministro israeliano ha anche fatto sapere di aver cancellato la visita di una delegazione israeliana prevista per i prossimi giorni a Washington DC, negli Stati Uniti. Netanyahu ha inoltre affermato che la mancata condanna da pate del Consiglio di sicurezza Onu all’attacco di Hamas il 7 ottobre è “una vergogna”. Dello stesso avviso è stato il ministro degli Esteri Katz, il quale ha affermato che “Israele continuerà a combattere finché l’ultimo degli ostaggi non sarà tornato a casa”.
Nonostante le dichiarazioni del governo di Netanyahu, Hamas ha fatto sapere di essere disponibile a partecipare a un immediato scambio di prigionieri con Israele, dopo il voto dell’ONU.
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