Energia e Autonomia Differenziata. L’allarme di TERNA

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Le attività di trasmissione e di spacciamento dell’energia sono attività riservate allo Stato che non possono essere spezzettate e date in gestione alle singole Regioni. E se le Regioni chiedessero la competenza energetica?

Quello dell’energia non può essere un tema gestibile a livello locale. Non può cioè essere soggetto a valutazioni e limiti dovute a politiche regionali. Semplicemente perché le reti di distribuzione e gestione del flusso energetico sono “nazionali”. E la gestione deve rimanere in capo allo Stato nazionale.

Fabio Bulgarelli

Questo in estrema sintesi il senso dell’intervento del 9 aprile di Fabio Bulgarelli, Direttore Affari Regolatori Terna, durante le audizioni in Commissione Affari Costituzionali della Camera che si stanno svolgendo dai primi di marzo.

Una posizione, quella di Terna, del resto molto comprensibile, atteso che non si può spezzettare o attribuire a singole Regioni la gestione di una complessa rete nazionale di distribuzione dell’energia.

Perché di federalismo energetico si potrebbe anche parlare

Anzi, le Regioni maggiormente produttrici di energia sono quelle del Sud Italia, e queste potrebbero avanzare la richiesta della gestione dell’energia prodotto in loco.

Le regioni che consumano più energia sono quelle del Centronord. La media dei consumi energetici nell’Italia Settentrionale nel 2022 è stata di 6.231 kWh/ab., per il Centro è di 4.425 kWh/ab., per Italia Meridionale e Insulare è di 3.711 kWh/ab.

Grafico tratto dal Rapporto TERNA sui consumi del 2022

Con dei richiami storici fissiamo il fabbisogno energetico per Regione negli ultimi anni.

Comparazioni di grafici tratti dal Rapporto Elettricità per Regioni 2022 di TERNA

Le Regioni con deficit energetico (aree in rosso), sono quelle che hanno avanzato le richieste di Autonomia. Le Regioni che hanno un surplus energetico sono del Sud (arre in verde).

Abbiamo ripreso l’intervento (qui il link) di Bulgarelli, che è anche il “Responsabile affari regolatori di Terna”.

«Una breve premessa sulle attività di terna. Che cosa significa “affari regolatori”: seguire quello che è lo stato di questo processo di trasformazione del sistema elettrico che stiamo attraversando del quale terna è un elemento abbastanza cruciale. Terna è responsabile della proprietà e della gestione della rete di trasmissione nazionale di energia elettrica ed ha la responsabilità del dispacciamento. Ovvero di garantire la continuità della fornitura mantenendo l’equilibrio tra emissioni e prelievi di energia elettrica. Ma è responsabile anche dell’attività di sviluppo potenziamento della rete di trasmissione nazionali e a tal fine svolge anche un’attività intensa di concertazione con il territorio per individuare quelle che sono le soluzioni condivise con il territorio stesso che permette di realizzare le infrastrutture elettrica nel modo più efficiente possibile. Le attività di trasmissione di spacciamento sono attività riservate allo Stato e sono conferite in concessione a Terna che le svolge sulla base di indirizzi e obblighi di servizio pubblico derivati dalla normativa comunitaria e dalla legislazione nazionale sulla base di indirizzi e direttive impartite dal Ministero dell’Ambiente e la sicurezza energetica e dall’ Autorità per la regolazione per l’energia elettrica e l’ambiente, in accordo a Norme tecniche emanate dagli organismi nazionali e internazionali.  -Continua fornendo – qualche informazione su quello che è lo stato del processo di trasformazione che il sistema elettrico sta evidentemente attraversando negli ultimi due anni. In particolar modo c’è stata una forte accelerazione nelle installazioni delle fonti rinnovabili. Veniamo da 10 anni in cui il tasso installazione di eolico e fotovoltaico da circa 1 Gigawatt all’anno nel 2022, abbiamo avuto le installazioni di 3 Gigawatt, nel 2023 abbiamo avuto un’installazione di quasi 6 GW. Nel 2024, soltanto con riferimento al primo trimestre, abbiamo avuto un’installazione di circa 2 GW. Questo tasso di crescita, insieme al fatto da qui a qualche mese il Ministero per la sicurezza energetica e l’ambiente adotterà un decreto per la contrattualizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili per quasi 60 GW, e insieme elevatissimo numero di richieste di connessione che sono sulla nostra rete, ci fanno pensare che gli obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili stabiliti dal “Piano nazionale integrato per energia e clima” possono effettivamente essere raggiunti. È una fase effettivamente di trasformazione nel sistema elettrico. Stanno cambiando completamente gli assetti di generazione, e quindi la struttura del parco di generazionale elettrica, e stanno cambiando completamente le modalità di esercizio del sistema elettrico. Nel giro di qualche anno si passerà, con questo trend di crescita, da un sistema in cui i combustibili può fossile coprono circa il 50% del fabbisogno nazionale in termini di fabbisogni elettrico, a una copertura del fabbisogno da parte dei combustibili fossili di circa il 20%. Questo porterà evidentemente a una riduzione della nostra dipendenza energetica dall’estero e una forte riduzione della tensione sui prezzi dell’energia elettrica collegata alla ritenzione sui prezzi delle commodity che è quello che abbiamo sperimentato in maniera potrei dire anche drammatica nel corso del 2022 nel corso del 2023. Per andare avanti su questo processo in maniera spedita occorre evidentemente realizzare infrastrutture di rete elettrica, aumentare e continuare con l’installazione di fonti rinnovabili e realizzare sistemi di accumulano e dotarsi di una organizzazione di mercato e di definizione di regole. Questo contribuisce alla definizione di regole di organizzazione del mercato che siano in qualche maniera coerenti con la possibilità di realizzare questo processo in modo efficiente ed economicamente sostenibile. Ci sono due elementi essenziali evidentemente di questo percorso.

Necessaria una governance centrale

Uno è il processo autorizzativo di tutte queste infrastrutture, quindi rinnovabili, delle reti e degli accumuli, e una governance centrale su quello che sono le decisioni relative alle tematiche per la sicurezza e l’efficienza del sistema elettrico nazionale per la continuità ed economicità delle forniture. Venendo quindi alle considerazioni sul disegno di legge che come sapete meglio e evidentemente molto meglio di noi, il disegno di legge definisce quelli che sono i principi generali di attribuzione alle regioni di forme e condizioni di autonomia in attuazione all’articolo 116 comma 3 della Costituzione, l’attribuzione delle funzioni avviene subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere individuati dal Governo anche con riferimento alle materie di energia e il Rapporto del Comitato tecnico scientifico per l’individuazione di questi livelli, ha proposto nell’ambito di energia elettrica. sette livelli tra cui quei tre che ho appena citato. Quindi la salvaguardia della sicurezza dell’efficienza del sistema elettrico nazionale, della continuità e dell’economia della fornitura. Quindi c’è coerenza rispetto a quello che evidenziavo prima.

Fondamentale salvaguardare la rete di trasmissione nazionale

Per concludere, nell’attuale contesto risulta fondamentale in questo momento di transizione lo sviluppo delle infrastrutture della rete di trasmissione nazionale che sono funzionale all’integrazione alle fonti rinnovabili, e così come la realizzazione di fonti rinnovabili e degli accumuli, è fondamentale che il disegno di legge su questa autonomia salvaguardi l’attuale riparto delle competenze per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di elettrodotti facenti parte della rete di trasmissione nazionale. Il decreto-legge 239 del 2003 poi convertito in legge 290 del 2003 prevede la competenza in capo al Ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica, previa intesa con la Regione o le Regioni interessate, (Regioni perché alcuni elettrodotti hanno evidentemente una valenza che interessa più Regioni). La competenza statale in maniera di autorizzazione di elettrodotti garantisce evidentemente coerenza rispetto a quelli che sono gli obiettivi nazionali, garantisce omogeneità nelle valutazioni, assicura che le valutazioni complessive e centralizzata agli interventi che nella maggior parte dei casi travalica anche il territorio nazionale, e assicurano in ogni caso il coinvolgimento delle Regioni interessate che sono chiamate rilasciate la propria Intesa sull’autorizzazione. Analoghe considerazioni circa l’esigenza di mantenere la potestà legislativa di Capo allo Stato riguardano la salvaguardia della sicurezza e dell’efficienza del sistema elettrico nazionale. La continuità delle forniture energetiche come peraltro già individuato dal comitato tecnico scientifico per l’individuazione dei Lep che ha indicato la necessità di attribuire appunto a un istituto centrale e autorità statali dalle competenze che rivestono evidentemente delle esternalità di rilevanza nazionale».

 Una domanda viene posta sulla “eventuale applicazione dell’Autonomia differenziata”. La domanda è questa: «Se ci fosse già stata operativa l’autonomia differenziata, tutto quel trend di crescita che lei ha disegnato in particolare sulle energie rinnovabili, ci sarebbe potuta essere o ci saremmo trovati di fronte a difficoltà operative per la differenziazione fra le singole Regioni. In altri termini, su una materia come questa avrebbe prevalso un indirizzo nazionale molto forte perché poi dietro, per realizzare questi risultati ci sono contributi, agevolazioni, oppure avrebbe prevalso l’indirizzo della singola Regione, o peggio ancora una competizione tra le singole Regioni?»

«Le amministrazioni locali si adeguano»

«La mia impressione è che nella misura in cui sono salvaguardate, così come il Comitato ha identificato, quelle che sono delle funzioni di indirizzo in seno all’amministrazione centrale, significherebbe in qualche modo mantenere una continuità rispetto all’attuale assesto di poteri delle misure in cui è già adesso l’autorizzazione, non delle reti ma degli impianti, hanno evidentemente una prevalenza da parte delle amministrazioni locali nel rilasciare queste autorizzazioni. E aggiungo che, negli ultimi due tre anni, proprio nel corso del 2021/22, proprio durante il periodo di maggiore tensione sui prezzi dell’energia, c’è stato uno sforzo da parte del Governo di semplificare dei procedimenti amministrativi e su questo poi, di conseguenza, le amministrazioni locali si adeguano»

Ribatte la domanda. «Ma per capire meglio, ma a questo punto, se le cose stanno come dice lei, non ho motivo di dubitare è ovvio. A questo punto che senso abbia da parte della singola regione a chiedere questa competenza. Cioè se alla fine tutto decide lo Stato, gli investimenti li fa lo Stato, quale parte di normativa, quale parte di operatività rimarrebbe in capo alla Regione perché altrimenti veramente su questo c’è da rivedere o ci sarebbe da rivedere ovviamente l’impianto costituzionale che già molti hanno giustamente sollevato dubbi sul fatto che questa sia una materia delegabile alle Regioni».

 Nel rispondere Bulgarelli afferma «Faccio riferimento a quello che riguarda i procedimenti autorizzativi sulla rete di trasmissione nazionale. Su questo ho detto chiaramente che la potestà deve rimanere in capo al Governo. D’altronde non mi sembra neanche che gli enti locali stiano chiedendo questo tipo di questo tipo di autonomia di competenza con riferimento alla rete di trasmissione nazionale».

 E se invece le Regioni lo facessero? In particolare quelle del Sud Italia, che come è noto, producono più energia di quella che consumano e che sono anche strategiche per la trasmissioni delle reti elettriche ed energetiche.

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