La clausola del 34% al Sud e l’autonomia differenziata. Cosa cambia

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La clausola del 34% del Decreto Mezzogiorno e l’autonomia differenziata. Cosa cambia circa le risorse da investire alle Regioni del Sud in proporzione al numero della popolazione e l’ammontare della quota riservata a tale spesa? Questo è l’interrogativo che ci poniamo.

Ed inoltre, quale è lo stato attuale della legge sul 34% al Sud?

Per ripercorrere l’iter legislativo, sul sito del Dipartimento per le politiche di coesione e per il sudtroviamo:

«Clausola 34% investimenti ordinari al Mezzogiorno

La clausola, introdotta in sede di conversione del decreto-legge n. 243/2016 e s.m.i nella legge n. 18/2017,  prevede che le Amministrazioni centrali dello Stato debbano destinare alle regioni del Mezzogiorno il 34% delle risorse ordinarie in conto capitale, proporzionale dunque alla quota percentuale della popolazione di riferimento.

La Legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145/2018) e la Legge di bilancio per il 2020 (legge n. 160/2019) hanno ulteriormente precisato l’ambito di riferimento di tale clausola che considera le risorse dei programmi ordinari di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti per i quali non vi siano criteri o indicatori di attribuzione già individuati. 

Il Dipartimento, ai sensi dell’articolo 7-bis del decreto-legge n. 243/2016 e s.m.i. e del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 gennaio 2021, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 19 marzo 2021, n. 68 ha predisposto, in collaborazione con il Dipartimento per la programmazione economica della Presidenza del Consiglio e con la Ragioneria Generale dello Stato, il testo della circolare del 5 agosto 2021 del Ministro per il Sud e la coesione territoriale che definisce i modelli di comunicazione dei dati da parte delle Amministrazioni centrali relativi alla programmazione delle risorse (modello fase ascendente) e all’impegno e all’erogazione della spesa, con riferimento all’anno precedente all’esercizio finanziario di riferimento (modello fase discendente).»

Noi non abbiamo avuto modo di vedere questi modelli “ascendente” e “discendente” compilati.

Ciò di cui abbiamo una certa coscienza e consapevolezza è che ogni anno vengono “sottratte”, o meglio “non erogate”, risorse consistenti in conto capitale, di decine di miliardi di euro, alle Regioni del Sud Italia. Nello specifico, per come sono indicate nella legge ” Abbruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna”.

Elenco e verifica delle spese entro il 30 giugno di ogni anno

Gli elenchi delle spese in conto capitale devono essere presentati ogni anno entro il 30 giugno, come precisato dall’art.3, comma 1 del DPCM del 21.01.2021 «Nella comunicazione di cui al comma 1 del presente articolo le amministrazioni centrali indicano, per i singoli programmi di spesa se l’obiettivo che si prefiggono è il riparto di una quota degli stanziamenti proporzionale alla popolazione residente ovvero una quota maggiore, nonchè gli ulteriori criteri di ripartizione che si intendono adottare».

E comunque, ogni anno, entro il 30 giugno, per come precisato all’art. 4, comma 3 del DPCM del 21.01.2021, «Entro il 30 giugno dell’anno successivo all’esercizio finanziario di riferimento, le amministrazioni centrali trasmettono al Ministro per il Sud e la coesione territoriale e al Ministro dell’economia e finanza una comunicazione riportante ogni informazione utile, tra cui il CUO e la denominazione di ogni intervento, se disponibile, per i programmi di spesa in conto capitale di cui all’articolo 3, comma 1, ai fini della verifica dell’obbiettivo di destinare agli interventi nel territorio composto dalle Regioni Abbruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale almeno proporzionale alla popolazione residente e al monitoraggio della spesa erogata»

Ma esistono ancora le “misure correttive”?

Ossia esiste ancora il comma 600 della legge di bilancio del 2019?

Quello nel quale si sostiene che:

«A seguito dell’avvio della fase attuativa delle procedure di cui al comma 598, il Ministro per il Sud presenta annualmente alle Camere una relazione sull’attuazione di quanto previsto dai commi da 597 a 599, con l’indicazione delle idonee misure correttive eventualmente necessarie».

Ossia esiste ancora la disposizione secondo cui occorre indicare le misure correttive?

Insomma, la clausola del 34% è stata affossata o esiste ancora?

Nel caso in cui sia stata affossata, di chi è la responsabilità? Insomma, chi sono gli ascari?

E come se non bastasse il DDL di Calderoli darebbe un colpo finale a tale legge, perché andrebbe ad impoverire le risorse dello Stato da erogare in spese in conto capitale.

Ovviamente ancora non ci è dato sapere di quanto si impoverirebbero perché non è del tutto chiaro come si finanziano le autonomie. I pareri sono differenti. Nelle audizioni che si stanno tenendo in questi giorni in Commissione Affari Costituzionali alla Camera dei Deputati, sono emersi molti interrogativi proprio su questo tema del finanziamento delle autonomie.

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