Mario Draghi scuote l’Europa verso un cambiamento radicale

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L’ex Presidente della BCE Mario Draghi nel corso di un incontro sui diritti sociali dell’Ue, ha tenuto un discorso di grande impatto a La Hulpe, in Belgio. Su richiesta della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha redatto un rapporto anticipando alcuni dei suoi contenuti. Il rapporto è incentrato sul tema della competitività europea.

Nel suo discorso Mario Draghi ha lanciato un appello accorato ad un “cambiamento radicale” dell’Unione Europea. Definisce l’attuale assetto come inadeguato alle sfide del mondo odierno. In particolare fa riferimento ai settori della politica industriale, del commercio e della governance economica. Ha sottolineato la necessità di un’azione unita e decisa da parte dell’Europa per tenere il passo con Stati Uniti e Cina, che stanno rafforzando le loro economie “a scapito delle nostre”.

Le sue parole, pronunciate con toni quasi presidenziali e ricche del celebre “whatever it takes”, hanno fatto il giro d’Europa. Non sono mancate le speculazioni sul suo possibile ruolo futuro alla guida dell’Unione. Il suo discorso è stato accolto con favore da molti leader europei, tra cui la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il premier italiano Enrico Letta. Anche il primo ministro ungherese Victor Orban, solitamente critico verso l’UE, ha espresso parole di apprezzamento per Draghi.

Mario Draghi sugli investimenti privati e sulla crescita

Secondo l’ex presidente del Consiglio, la maggior parte degli investimenti necessari per la crescita europea dovrà provenire dal settore privato. I risparmi privati sono elevati ma attualmente vengono per lo più depositati in banca, non finanziando direttamente la crescita come potrebbero fare in un mercato dei capitali più sviluppato. L’ex premier ha espresso anche la sua preoccupazione per la mancanza di un “patto industriale” a livello europeo. Ha affermato che l’Europa investe meno di Stati Uniti e Cina in tecnologie digitali e avanzate, inclusa la difesa e che sono solo quattro le aziende europee tra le prime 50 al mondo. Inoltre c’è la necessità di una strategia per proteggere le industrie tradizionali europee dalla concorrenza sleale, causata da differenze normative, sussidi e politiche commerciali. Senza politiche mirate e coordinate è probabile che alcune industrie europee riducano la loro produzione e delocalizzino fuori dall’Unione Europea.

Verso un’Europa più forte: Draghi invoca una difesa comune

L’Europa deve rafforzare la sua capacità di difesa e sicurezza. Per raggiungere questo obiettivo bisogna intensificare gli appalti congiunti di armamenti, aumentare il coordinamento della spesa per la difesa e promuovere l’interoperabilità delle attrezzature militari.

Secondo Draghi l’Europa è attualmente troppo dipendente da fornitori esterni di armamenti. Ciò rappresenta un rischio per la sicurezza del continente, soprattutto in un contesto geopolitico sempre più complesso. Per questo motivo ha invitato i paesi europei ad investire di più in una base industriale europea di difesa.

Attualmente ogni paese europeo spende per la propria difesa in modo indipendente, con scarso coordinamento tra i vari stati membri. Questo porta a duplicazioni di sforzi e inefficienze, ostacolando lo sviluppo di tecnologie e capacità militari di alto livello. E’ importante quindi aumentare il coordinamento della spesa per la difesa e promuovere gli appalti congiunti di armamenti.

Un altro aspetto fondamentale per rafforzare la difesa europea è l’interoperabilità delle attrezzature militari. I sistemi militari di diversi paesi europei non sono in grado di funzionare insieme in modo efficace. Questo rappresenta un problema serio in caso di conflitto poiché ostacola la cooperazione tra le forze armate europee.

Mario Draghi: il tema dell’approvvigionamento energetico e dei minerali critici

L’Europa ha giustamente un’agenda climatica ambiziosa, con obiettivi rigidi per la diffusione dei veicoli elettrici. Tuttavia la realizzazione di questa visione richiede una pianificazione attenta, per garantire la sicurezza e la resilienza della nostra catena di approvvigionamento.

E’ fondamentale sviluppare un piano completo che copra l’intera catena di approvvigionamento, dai minerali critici alle batterie, fino alle infrastrutture di ricarica. Attualmente la gestione di questo settore è per lo più lasciata al libero mercato, con attori privati ​​che assumono un ruolo dominante. La Commissione Europea ha già compiuto un primo passo importante con l’introduzione della legge sulle materie prime critiche. Sono necessarie però misure complementari per rendere gli obiettivi più concreti. La creazione di una piattaforma europea dedicata ai minerali critici potrebbe essere un’ottima soluzione.

Competitività: oltre la “pericolosa ossessione” interna

Per lungo tempo la competitività è stata un tema controverso in Europa. Già nel 1994 il futuro premio Nobel per l’economia Paul Krugman, la definiva una “pericolosa ossessione”. L’Europa si è concentrata eccessivamente su questioni interne, guardando con sospetto ai propri Stati membri come concorrenti. Persino in settori come la difesa e l’energia, dove invece sussistono profondi interessi comuni. Allo stesso tempo ha trascurato la dimensione esterna. Pur vantando una bilancia commerciale positiva, non ha prestato sufficiente attenzione alla sua competitività globale, non riconoscendone la rilevanza strategica. È tempo quindi di un cambio di rotta. L’Europa deve abbandonare l’ossessione miope per la competitività interna e abbracciare una visione globale, riconoscendo l’interdipendenza delle proprie economie e la necessità di collaborare per affrontare le sfide comuni.

Draghi ha invitato l’Europa a non “perdersi nel lusso di aspettare la prossima modifica dei trattati”, esortando i leader ad agire con urgenza di fronte alle sfide epocali che l’attendono.

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