Lamezia Terme. Chiude rassegna “Polo d’Autori” parlando di 34% al Sud e di Autonomia differenziata

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Al Polo Tecnologico “Rambaldi” di Lamezia Terme si è conclusa la seconda rassegna di “Polo d’Autori”. Per il secondo anno consecutivo, ha visto nella scuola, gli autori di testi di attualità dialogare con gli alunni.

Teresa Sinopoli, Pasqualino Rettura, Rosella Cerra

A concludere la rassegna è stata Rosella Cerra, docente della stessa scuola, e autrice del saggio “34%- La storia di una legge per il Sud – La questione meridionale a Bruxelles”. A moderare l’incontro il giornalista del Quotidiano del Sud Pasqualino Rettura. Nella premessa la professoressa Teresa Sinopoli, ideatrice e curatrice della rassegna, ha puntualizzato l’importanza di conoscere la vera storia dell’unità d’Italia. si sofferma nel riportare alcune delle considerazioni contenute nel libro sulla fiorente attività siderurgica presente in Calabria da millenni, fino alla prima fabbrica d’armi del Regno delle Due Sicilie costruita nella Vallata dello Stilaro. Rettura, nel moderare l’incontro, ha introdotto il tema economico ed ha specificato il significato della cifra “34%”. Si tratta della percentuale di popolazione che vive nel Sud Italia e che ha diritto al 34% delle risorse dello Stato in conto capitale. Questo è quanto stabilito dalla legge n. 18 del 2017.

La parola è passata poi alla Cerra, che, rispondendo alla domanda su come è nata la legge del 34%, ha ripercorso le varie tappe fin dalla genesi nel 2015, quando fu portata una petizione a Bruxelles nella quale si chiedevano la revisione storica dell’unità d’Italia e la ripartizione delle risorse dello Stato in conto capitale in proporzione alla popolazione. Ma la amara considerazione è che questa legge non viene applicata, e questo ha determinato una considerevole mole di mancati finanziamenti e la perdita di moltissimi posti di lavoro. A supporto di queste dichiarazioni ha riportato gli studi e le analisi di istituti di ricerca e sviluppo del Mezzogiorno, quali l’Eurispes e la Svimez.

Ha poi specificato, ad una attenta platea di studenti, quanto è importante agire per il bene della collettività con azioni che partono dal basso e reagendo alle ingiustizie. E poi bisogna perseverare, anche se passano molti anni prima di vedere risultati.

Che fare? Cosa possiamo fare noi giovani?

Molte le domande degli alunni, che sono anche le stesse che si pone chiunque ascolti questa storia, ad iniziare dai sindaci e dagli amministratori delle città ove questo tema è stato discusso: «Che fare? Perché questa legge non viene rispettata? Di chi è la responsabilità? Cosa la spinge ad andare avanti? Cosa possiamo fare noi giovani?»

“Cosa possiamo fare noi giovani?” È la domanda forse più importante, perché significa che la c’è la consapevolezza e la volontà di darsi da fare per far rispettare una legge che se applicata avrebbe portato, e porterebbe, sicuro benessere a tutto il Sud e a tutta l’Italia. Che i giovani siano una grande risorsa lo sentiamo dire spesso, ma forse bisogna anche crederci.

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