Fare beneficenza fa bene all’anima

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Beneficenza

Fare beneficenza fa bene all’anima. Un trattato sul perché bisogna stare attenti ad un tema così delicato.

di Gabriella Taulario

Fare beneficenza fa bene all’anima. Un po’ ovunque, sui vari social, si legge di bambini africani “felici” di essere come sono. Con vestiti sgualciti, sporchi e strappati, magari un po’ denutriti, con dentro il sogno di arrivare in Italia. L’America meridionale, la chiamano alcuni, ma felici di stare lì, magari a Zanzibar o in Nigeria, ad aspettare il turista di turno che porta loro quaderni, colori, caramelle, magliette pubblicitarie e cose simili. Quello che “noi altri”, il cosiddetto popolo civile, chiamiamo superfluo. Tutti felici, come nella migliore delle favole.

Marcella, istruttrice di Sartoria presso un Centro Di Formazione Professionale, posta una foto su Facebook, con lei in primo piano, attorniata da un gruppo di bambini di Zanzibar, commentando così: “I bambini poveri del villaggio ci accolgono felici dei regalini che doniamo: penne, quaderni, sacchette in tessuto e caramelle vanno a ruba! Che esempio per i bambini italiani”.

Fare beneficenza fa bene all’anima

Guido, operatore corsi di autosufficienza domestica, racconta che ogni anno fa un viaggio in Nigeria, presso un villaggio di pescatori, dove viene accolto con allegria e riconoscenza, circondato da ragazzini di colore che attendono felici di ricevere l’ennesima maglietta di cotone colorata con impresso il logo della scuola di appartenenza…

Poi c’è Filippo, barbiere, autoctono di colore, felice di vivere lì, con un sogno nel cassetto: riuscire a raccogliere i soldi sufficienti a fargli raggiungere il Bel Paese, quello del Mulino Bianco e della vita facile.

Ma è davvero così? Tutto questo mi incuriosisce. Davvero i bambini africani non hanno altri bisogni che non sia ricevere oggetti di cartolibreria e zuccheri? Ho deciso, allora, di fare una breve giro sul web per cercare di capire.

Ricerche di mercato: lo stipendio di un lavoratore a Zanzibar

Secondo alcune ricerche di mercato uno stipendio medio di un lavoratore residente a Zanzibar, comprensivo di ritenute e imposte applicate, corrisponde all’incirca di 136.8€. Il salario di un ingegnere in elettronica sarebbe di 614.1€.

Lo stipendio del pescatore equivale a 263.4€. Quello di un avvocato è di 785.9€ ed un medico prende 1,045.8€. Lo stipendio di un idraulico, poi, ammonta a 283.0€ e quello di un ingegnere informatico a 646.1€. C’è, poi, lo stipendio di un insegnante di scuola, che equivale a 451.2€.

Non è finita qua, la ricerca continua. Bisogna calcolare il costo di vita: una pagnotta di pane (250g) costa 0.195€, una dozzina di uova 2.11€, un chilo di ali di pollo arriva a costare 2.62€. Un chilo di mele ne costa 2.74€, una bottiglia d’acqua da 1,5 l costa 0.62€, mentre, una bottiglia di vino senza alcool costa 7.43€.

Zanzibar risulta, così, economicamente accessibile per vivere. Abbastanza sicura, calda durante la primavera, buona qualità dell’aria in media, spaziosa e non affollata. Facile fare affari: le persone sanno parlare un inglese di base.

Dal punto di vista negativo, invece, troviamo diverse cose che non vanno. Internet molto lento, ad esempio, non c’è molto da fare, non molti viaggiatori vengono qui. E’ veramente difficile fare amicizia, la qualità dell’istruzione è bassa, gli ospedali sono in pessime condizioni, le strade sono molto pericolose. Non è un Paese molto democratico, le persone non parlano bene l’inglese, non è sicura per le donne, è avversa contro le persone LGBT.

Tutto sommato un bel posto dove vivere, senza sentire il bisogno di evadere, o no?

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