L’Intergruppo parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori”: una nuova locomotiva per il Mezzogiorno

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Ieri pomeriggio a Ercolano nella splendida cornice di Villa Signorini l’Intergruppo parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori”, Presieduto dall’On.le Alessandro Caramiello,  alla presenza del Vicepresidente della Camera dei Deputati, On.le Sergio Costa, si è riunito a convegno per presentare le sue nuove tre  proposte di legge sul “piano di evacuazione rischio Vesuvio”,  sulla “riforma della  polizia locale”  e sull’”equità territoriale”, ricordando che già l’anno scorso è stata parimenti presentata una proposta di legge sulle “isole minori”.

Il simposio di Villa Signorini è servito pure   per  fare il punto sulle attività finora svolta dalle otto Commissioni tecniche del comitato scientifico, costituite in seno all’Intergruppo parlamentare che, per la componente politica, registra ad oggi l’adesione di ben 54 parlamentari appartenenti agli opposti schieramenti.

L’incontro di Ercolano è avvenuto nell’ambito di un’ulteriore  giornata di riflessione ed ascolto dei territori, dal titolo “Intergruppo, una nuova locomotiva per il  Mezzogiorno ”, per gettare un faro su alcune importanti iniziative legislative portate avanti dallo stesso Intergruppo . Alla tavola rotonda che ne è seguita hanno preso parte Sergio Costa (Generale dei Carabinieri e Vicepresidente della Camera), Giacomo Pascale (Sindaco di Lacco Ameno), Enzo Coronato della Fondazione Convivenza Vesuvio, Giovanni Barretta (economista) e Gennaro Sallusto (già Comandante della polizia locale di Portici).

Ad avviare i lavori  è stato chiamato lo stesso presidente dell’Intergruppo, Alessandro Caramiello, che, dopo un’attenta disamina sulla grave situazione economica che vive ancora il Mezzogiorno, tra ritardi strutturali e socio economici, spopolamento, disoccupazione e gap infrastrutturali,  ha aperto l’interessante discussione che ne è seguita, sollecitando  i relatori a formulare strategie e soluzioni concrete  per risolvere, una volte per tutte, le annose questioni che attanagliano  oramai da oltre un secolo il Sud del Paese. Il deputato porticese  ha colto l’occasione per ricordare ai numerosi partecipanti ai lavori il ruolo e le attività più recenti dell’Intergruppo, concretizzatesi nelle ultime settimane con la presentazione delle proposte di legge sull’”equità territoriale”, sul “rischio Vesuvio” e “sulla riforma della polizia locale”, annunciando la prossima importante iniziativa legislativa che culminerà  con  una proposta di legge sulle “aree interne”,  che sarà presentata a Montecitorio nel prossimo mese di luglio, che,  peraltro, nelle soluzioni prospettate per contrastare il grave fenomeno di  spopolamento di questi territori,  vede numerosi punti di raccordo con quella del piano di emergenza per il rischio Vesuvio.

Il progetto di riforma della polizia locale

Sul progetto di riforma della polizia locale sono intervenuti Gennaro Sallusto (già Comandante della polizia locale di Portici) e  Sergio Costa (Generale dei Carabinieri e Vicepresidente della Camera). Forte della sua esperienza come comandante della polizia municipale in tanti comuni italiani,  Sallusto ha spiegato le finalità del progetto di riforma proposto e l’importanza del ruolo e delle  funzioni che la polizia municipale svolge quotidianamente sul territorio, troppo spesso invece  identificata solo nella gestione del traffico automobilistico, che emerge soprattutto nei momenti di gestione delle emergenze, come recentemente avvenuto in occasione della pandemia.

Sergio Costa,  da par suo con l’esperienza maturata come Generale dell’Arma dei Carabinieri, ha lodato l’iniziativa assunta in materia dall’Intergruppo, evidenziando come questo Paese non investa ancora in modo adeguato in sicurezza, ritenendolo – evidentemente  ed erroneamente – un ambito non strategico. C’è poi– ha ricordato Costa – anche un problema di portata sovranazionale che investe l’Europa, atteso che ad oggi le spese per la sicurezza non vengono considerate come investimenti  fondamentali per la crescita, poiché rientrano tra quelle sottoposte alle rigide regole  del patto di stabilità.

L’autonomia differenziata ed il futuro del Mezzogiorno

In ordine alle altre importanti questioni che animano il dibattito pubblico e che riguardano il futuro del Paese e del Mezzogiorno,  Sergio Costa, nella sua veste di Vicepresidente della Camera,  ha voluto – ancora una volta – esprimere la propria opinione sul disegno di legge Calderoli per l’autonomia differenziata, il cui voto in aula è già calendarizzato per il prossimo 16 giugno. Si tratta di un progetto – ha detto Costa – assai pericoloso, capace di spaccare definitivamente il Paese, mandando in frantumi la coesione nazionale e sociale.

Il progetto di legge  sulle isole minori

La proposta di legge sulle “isole minori”, già depositata l’anno scorso alla Camera  dall’Intergruppo,  è stata illustrata da Giacomo Pascale, che, da Sindaco di Lacco Ameno, ha ricordato le enormi difficoltà, ancora oggi presenti, nel vivere nelle piccole isole, a causa della  mancanza di adeguati collegamenti con la terraferma e di servizi pubblici che risultano assolutamente insufficienti rispetto alle esigenze di quelle popolazioni. In particolare, nel suo accorato intervento, che ha riguardato anche le problematiche legate alla  gestione dell’emergenza post terremoto ad Ischia, Pascale ha sottolineato le criticità del sistema sanitario e di quello scolastico, organizzati con gli stessi criteri di economicità dei grandi centri peninsulari, che non possono, in alcun modo, giustificarsi per le isole minori.

La proposta di legge per il “rischio Vesuvio” e il piano di evacuazione

La parola è ritornata al Presidente Caramiello che ha annunciato la proposta di legge per organizzare, in caso di rischio d’eruzione del Vesuvio, un piano di emergenza per evacuare i circa 600mila cittadini dei comuni vesuviani verso le  aree interne della stessa regione Campania e, quindi, nelle province di Benevento, Avellino, Salerno e Caserta; diversamente, quindi, dall’attuale piano della protezione civile, secondo cui il trasferimento dei cittadini vesuviani (una sorta di “deportazione” come ha detto Caramiello) dovrebbe avvenire per la stragrande maggioranza verso il nord del Paese e in Sardegna.

Con la proposta dell’Intergruppo, ha precisato Caramiello, l’emergenza potrebbe – invece –  tradursi in una vera opportunità per le aree interne,  interessate da gravi fenomeni di spopolamento e depauperamento economico. L’iniziativa legislativa è diretta così ad applicare la già esistente legge regionale (la n.13 del 13.10.2008) disattesa da sedici anni. Il Presidente dell’Intergruppo ha annunciato che Ottaviano e Terzigno sono stati i primi comuni vesuviani, dei 18 individuati della zona rossa, a sottoscrivere i protocolli d’intesa che, contemporaneamente, si stanno sottoscrivendo anche con i comuni,  con questi gemellati, del beneventano, dell’avellinese, del Cilento e dell’Alto Casertano. L’iniziativa, ha tenuto a ribadire Caramiello, è propedeutica alla  proposta di legge sulle “aree interne” che, tra le altre finalità, si propone di contrastare il fenomeno della desertificazione sociale e ripopolare le aree interne e fragili del Mezzogiorno e della Campania, e che  sarà presentata  a luglio a Montecitorio.

Sulle linee operative del piano di evacuazione è intervenuto Enzo Coronato, della Fondazione Convivenza Vesuvio, che ha richiamato i dati di una precedente approfonditi analisi tecnica che avrebbe individuato nelle quattro province campane la disponibilità di circa 180.000 alloggi, che potrebbero fronteggiare la situazione emergenziale, soprattutto nel medio e lungo periodo, evitando così il forzato trasferimento e sradicamento dal territorio campano dei cittadini dei comuni vesuviani.

L’intervento dell’economista Giovanni Barretta: l’analisi dei divari territoriali

A seguire l’intervento di Giovanni Barretta, economista e componente dell’Ufficio di presidenza del tavolo tecnico dell’Intergruppo parlamentare “Sud, aree fragili e Isole minori”. All’economista beneventano è toccato il compito di illustrate le finalità del progetto di legge sull’equità territoriale, depositato alla Camera lo scorso 10 maggio.

Nella sua approfondita disamina, Barretta è partito dalle origini e cause dei divari territoriali  che ancora oggi, a distanza di ben 163 anni dall’Unità d’Italia,  si registrano nel Paese, tra nord e sud e tra le “aree della polpa e dell’osso”,  che appaiono sempre più inaccettabili e fonte di forzate migrazioni di massa, che oggi riguarda soprattutto giovani qualificati e laureati: “La questione meridionale, ancora  irrisolta, rimane lì sullo sfondo a ricordarcelo; anzi gli squilibri, col tempo, si sono via via aggravati, benché  sempre meno compresi dalla parte più ricca del Paese”. Parlare di territori e di divari socio-economici, secondo Barretta, significa parlare di divari di produttività:  “Il declino economico del Mezzogiorno inizia paradossalmente con l’Unità d’Italia ed ha come causa prima il divario di produttività, dovuto alla differenza di dotazione infrastrutturale e di grado di sviluppo industriale tra le due aree economiche del Regno di Piemonte e Sardegna dei Savoia e del Regno delle Due Sicilie dei Borboni. Ciò che mise in moto il processo di declino del Mezzogiorno fu la creazione di un’unica area doganale all’interno del neonato Regno d’Italia. L’unione doganale eliminò i dazi tra i diversi Stati Italiani preunitari ed espose l’area economica del Sud Italia alle conseguenze del divario di produttività con quella del Nord Italia. L’eliminazione dei dazi portò la bilancia commerciale del Sud ad essere in perenne deficit, che inizialmente fu finanziato con il passaggio di proprietà di beni materiali del Sud, riserve auree, terre, manifatture, alle aziende del Nord”. Secondo Giovanni Barretta, da queste premesse possono ricavarsi alcuni spunti utili ad affrontare il problema del divario di produttività e quindi socioeconomico delle aree territoriali fragili: “Il primo spunto è che il divario di produttività tra aree economiche si colma attraverso la capitalizzazione dei territori, perché la dotazione di capitale e di tecnologia sono fattori determinanti della produttività; il secondo è che il finanziamento dei territori da parte dello Stato è uno strumento da utilizzare in modo attento e misurato; il terzo spunto che ci fornisce la storia è la natura perversa del sostegno al consumo. L’entità dei contributi pubblici trasferiti al Sud non ha, però, impedito che il divario Nord-Sud si ampliasse. La ragione è che le risorse sono state destinate prevalentemente a supportare la capacità di consumo delle persone, invece dell’accumulo di capitale nei territori del Sud”. Secondo Barretta, la questione meridionale può essere, inoltre, analizzata anche da una prospettiva diversa (quindi non solo storica), come nel rapporto tra le diseguaglianze fra il Centro e le Periferie: “Banca d’Italia nei Rapporti 2022 e 2023, sottolinea che, in Europa, con la sola parziale eccezione della Germania, è in atto una doppia divergenza: quella fra aree ricche e aree povere e quella  fra aree interne e città. Il Mezzogiorno rientra pienamente di questa dinamica. In un contesto generale di crescita delle diseguaglianze, va segnalato il dato per il quale queste sono sempre più spaziali. È un dato di fatto, che le periferie del capitalismo – come  il Mezzogiorno d’Italia – hanno una dotazione di capitale sociale inferiore a quella del Centro. Più che il prodotto della Storia, ciò è imputabile proprio al rapporto di subordinazione e dipendenza che la periferia instaura con le aree centrali della riproduzione capitalistica. Il deterioramento del capitale sociale è semmai l’effetto, non la causa, del sottosviluppo del Mezzogiorno”. Al contrario, anche un mediocre studente di economia – aggiunge l’economista beneventano – comprenderebbe agevolmente il fatto che, per crescere, un paese ha bisogno e deve far leva soprattutto sulle sue aree più deboli che, in quanto tali, hanno in questo senso maggiori margini di innalzare i livelli di benessere per i cittadini: “Del resto, la Germania, quando, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha attraversato la difficile fase della riunificazione è partita insistendo proprio sullo sviluppo dell’Est, più arretrato, piuttosto che dell’Ovest, e che poi ha finito col trainare l’intero paese, colmando i divari socio-economici esistenti in poco più di dieci anni. L’Italia dovrebbe fare allo stesso modo, puntando proprio sul Mezzogiorno, che ha ampi margini di crescita (rispetto ad un Nord, oramai saturo) per farne la locomotiva del Paese. Invece, oggi il progetto dell’autonomia differenziata sembra procedere proprio in senso inverso, non volendo vedere la realtà, che consiglierebbe di puntare proprio sulle aree più deboli che hanno enormi potenzialità da mettere in moto e sfruttare per una crescita comune ed equilibrata“.

L’equità territoriale e il progetto di legge dell’Intergruppo

L’Economista Giovanni Barretta è passato poi ad illustrare la proposta di legge sull’equità territoriale che reca l’obiettivo di tutelare un’equa distribuzione delle risorse ordinarie statali a favore delle regioni meridionali, sostenendo sia un corretto riparto degli stanziamenti, sia un meccanismo redistributivo in linea coi più recenti principi europei in materia di equità territoriale. In particolare, la proposta intende richiamare lo stesso meccanismo di riparto utilizzato dall’Unione Europea per suddividere i circa 800 miliardi di euro del Recovery Fund tra gli Stati Membri. Nella relazione accompagnatoria del progetto di legge si evidenzia, infatti, come “ilRegolamento (UE) 2021/241 del 12 febbraio 2021“, istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, per il calcolo dei contributi previsti, preveda che l’importo massimo per Stato membro venga stabilito in base a un criterio di ripartizione definito. Tali importi sono calcolati in base alla popolazione, all’inverso del prodotto interno lordo (PIL) pro capite e al relativo tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro. Sulla scorta della metodologia adottata dall’Europa, gli Stati più densamente abitati, più poveri e in cui risiedono un maggior numero di disoccupati hanno percepito un maggior quantitativo di fondi. Così, alla luce di queste variabili – ricorda Barretta – l’Italia ha ottenuto la quota più significativa di risorse (circa 200 miliardi di euro), soprattutto ‘a causa del suo Mezzogiorno’, l’area meno sviluppata d’Europa. Il PNRR è concepito proprio  per garantire la coesione sociale. La proposta di legge – ha aggiunto Barretta – vuole fare un passo in avanti e modificare la clausola del 34%, prevedendo che il riparto non avvenga più considerando solo il criterio della “numerosità della popolazione residente nel Meridione’, intendendo  applicare anche i due altri parametri già applicati  da Bruxelles per il riparto del Recovery Fund tra gli Stati Membri. L’economista dell’Intergruppo ha terminato il suo accorato intervento ricordando che: ” le risorse del PNRR sono state attribuite al nostro Paese proprio per l’effetto di questi tre parametri che, di conseguenza, se si fosse tenuta in considerazione la loro incidenza su base territoriale, avrebbero instradato  verso il Mezzogiorno circa il 70% delle risorse. L’Unione Europea non è, però, entrata nel merito della ripartizione su base regionale delle risorse assegnate ai singoli Stati.  In Italia la percentuale di attribuzione  alle regioni meridionali dei fondi del PNRR è stata, prima con il Governo Conte determinata in circa il 60%, poi con il Governo Draghi ridotta al 40% e, se non ci fosse stato il successivo intervento dell’On.le Mara Carfagna, al tempo ministro per il Sud,  per assicurare almeno il rispetto della clausola del 40%, la percentuale sarebbe stata ulteriormente ridotta”.

Al termine dell’incontro di Ercolano, il presidente Caramiello ha annunciato le prossime iniziative dell’Intergruppo che continueranno con gli emendamenti al DL Coesione 60/2024, proposti sempre nella direzione di tutelare il Mezzogiorno e le aree fragili, e culmineranno con due grandi eventi nel prossimo mese di luglio.

Il primo a Benevento (12 e 13 luglio) nella due giorni della convention degli “Stati Generali delle Aree interne”(organizzata con altri enti e associazioni, tra cui Futuridea, Eurispes, Commissione Aree interne del Consiglio Regionale Campania, Vescovi delle aree interne, Università…).

Il secondo a seguire il 15 luglio a Montecitorio, quando sarà presentato uno specifico progetto di legge per le aree interne, partendo dal basso e coinvolgendo la rete dei sindaci di Molise e Abruzzo (promossa dal sociologo abruzzese Orazio Di Stefano) e quella delle altre regioni meridionali che fanno capo all’associazione Recovery Sud.

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