Corto Flegreo 2024: Andrea Marsico, il regista vincitore

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Andrea Marsico, giovane regista e attore emergente, ha conquistato il premio per il miglior cortometraggio nell’edizione di Corto Flegreo 2024 con il suo lavoro Ferma nel tempo. Questo importante riconoscimento segna una tappa cruciale nel suo percorso artistico, che ha visto Marsico passare dalla recitazione alla regia, affrontando con passione e determinazione le sfide del mondo cinematografico. Diplomato alla Ribalta di Marianna de Martino, ha approfondito il metodo Stanislavskij e ha partecipato a numerose masterclass. La sua carriera, seppur ancora agli inizi, è già segnata da incontri importanti e da una dedizione che lo porta a esplorare tematiche profonde, come dimostra il suo cortometraggio premiato. In questa intervista, Andrea ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e i progetti futuri, lasciandoci scoprire un artista in continua evoluzione.

Parlami del tuo percorso. Quando hai capito che il cinema sarebbe stato il tuo mondo?

L’amore per la recitazione e per il cinema ha sempre fatto parte di me. Sin da quando ho memoria, ho nutrito un profondo senso di appartenenza verso la cinematografia. Ho iniziato a studiare cinema a 21 anni, iscrivendomi prima a una scuola di cinema, poi alla Ribalta di Marianna de Martino, dove mi sono diplomato. Dopo il diploma in cinematografia, ho partecipato a molte masterclass, tra cui quella con Michele Margotta, e ho studiato e approfondito il metodo Stanislavskij. Tuttora, continuo a studiare e a formarmi in questo ambito.

Quali sono stati i momenti chiave della tua carriera fino ad oggi?

Durante la mia breve carriera ho conosciuto importanti personaggi del panorama artistico. L’incontro con Giovanni Veronesi mi ha profondamente colpito, facendomi comprendere che il cinema poteva essere la mia strada. La strada che sentivo più autentica e in sintonia con me, con il mio vero io. Un’esperienza attoriale che ricordo con piacere è stata la partecipazione a una serie docufilm intitolata Camorriste (andata in onda su Sky e distribuita in tutta Europa), in cui interpretavo uno dei protagonisti.

C’è stato un mentore o una figura d’ispirazione che ha influenzato il tuo cammino artistico?

Un personaggio che ammiro molto è Massimiliano Gallo. È un attore poliedrico, capace di spaziare in maniera fluida e versatile tra la recitazione cinematografica e quella teatrale, mantenendo sempre uno stile unico. Max, oltre a essere per me una fonte di ispirazione, è anche un amico. Posso confrontarmi con lui sia su aspetti meramente cinematografici che su questioni più intime e personali.

Come immagini che l’industria cinematografica italiana si evolverà nei prossimi anni e quale ruolo vorresti avere in questo cambiamento?

La legge sulla tax credit, emanata di recente, non ci dà la possibilità di avere una visione realmente positiva sul futuro del cinema italiano, specialmente per quanto riguarda i film indipendenti, che rischiano di non essere più realizzati. In questo contesto, io mi vedo come interprete e spero di poter continuare senza fermarmi.

Cosa ha significato per te partecipare a Corto Flegreo 2024?

Corto Flegreo ha rappresentato per me il primo lavoro dietro la macchina da presa. Per la prima volta mi sono calato nei panni di regista. È stata un’esperienza che ho vissuto visceralmente e in maniera molto intensa.

Qual è stata la tua esperienza complessiva durante il festival?

È stata un’esperienza davvero emozionante, anche perché è stata la prima volta in cui un progetto completamente mio è stato riconosciuto. Ferma nel tempo l’ho scritto, diretto e interpretato.

Come vedi il ruolo dei festival di cinema breve nell’industria cinematografica attuale?

Il ruolo di questi festival è fondamentale. Prima di tutto, offrono ai giovani interpreti e registi l’opportunità di entrare in contatto, anche se in piccola parte, con questo mondo. Inoltre, permettono di affrontare temi senza il rischio di censura.

Qual è l’aspetto più importante che un festival come Corto Flegreo offre a giovani registi emergenti come te?

Sicuramente dà l’opportunità di mettersi in gioco e di farsi conoscere da esperti del settore.

C’è stato un corto di un altro concorrente che ti ha particolarmente colpito? Se sì, quale e perché?

Sarò sincero, il corto che mi ha colpito di più è stato Al titolo ci penso da sobrio, che ha vinto nella categoria OLTRE. Un progetto che ti tiene incollato allo schermo; lo definirei grottesco, ironico, profondo ed estremamente originale.

Puoi raccontarci qualcosa del corto che ha vinto la quarta edizione del Corto Flegreo?

Ferma nel tempo è un progetto che ho fortemente voluto e che ho autoprodotto, grazie alla collaborazione dell’associazione Laureati Suor Orsola Benincasa (ALSOB), di cui sono socio e che ringrazio. Il cortometraggio racconta di uno scrittore che non riesce a trovare l’ispirazione per scrivere una storia. Quando si reca agli scavi di Cuma, uno dei luoghi più suggestivi del mondo, accade qualcosa di inaspettato: l’apparizione della Sibilla, interpretata dall’attrice Shalana Santana, che racconta una storia cristallizzata nel tempo, ma che riecheggia ancora nel presente, tra quelle mura, atmosfere, ricordi e speranze mai perdute.

Da dove è nata l’idea per questo corto? Qual è il messaggio che desideravi trasmettere?

L’idea è nata dalla necessità di dare lustro a leggende come quella della Sibilla Cumana. Sebbene sia una figura mitologica, resta ferma nella memoria di un mondo contemporaneo che ha il dovere di valorizzarla. Ritengo che senza la conoscenza del passato non possa esserci un futuro degno di essere chiamato tale.

Qual è stata la sfida più grande nella realizzazione di questo progetto?

La sfida più grande è stata la mancanza di fondi. A un certo punto, tutto stava per saltare. Però non ci siamo persi d’animo. Abbiamo chiesto a Daniele Gallitelli, direttore della fotografia, se sapesse usare bene lo smartphone. Così, abbiamo deciso di girare con uno smartphone e dei droni, guidati magistralmente da Gianluca Romano e Mario Serra. Il corto è stato interamente doppiato perché l’audio originale presentava problemi. Alla fine, è nato un progetto vero, desiderato.

C’è una scena o un momento del corto a cui sei particolarmente legato?

La scena che amo di più è quella in cui scopro per la prima volta la Sibilla. In quegli attimi, lo sguardo della protagonista è in grado di “fermare” il tempo.

Quali sono state le reazioni del pubblico di Corto Flegreo e della critica al tuo corto?

Credo che il corto sia piaciuto molto, e questa è la cosa che mi ha lusingato di più, anche più della vittoria stessa. Inoltre, la motivazione della vittoria, letta da Pino Sondelli e dall’attore Renato De Rienzo, mi ha emozionato profondamente.

Ora che hai vinto Corto Flegreo, quali sono i tuoi prossimi progetti cinematografici?

Ho da poco fatto dei provini per una nuova serie. Speriamo bene, incrociamo le dita!

Stai già lavorando a un nuovo corto o magari a un lungometraggio?

Sto lavorando alla sceneggiatura di un nuovo progetto con l’aiuto di mia moglie Myriam, che è psicoterapeuta. Vorrei portare sullo schermo storie che facciano riflettere su tematiche estremamente attuali, ma che vanno affrontate con delicatezza e professionalità.

Quali obiettivi ti poni per il futuro della tua carriera?

Spero di non perdere mai questa passione e, allo stesso tempo, di non perdermi nell’ossessione per il cinema. Mi auguro di poter lavorare come protagonista in film con tematiche sociali. Se potessi darmi un incoraggiamento per il futuro, sarebbe: “Non ti disunire”, quella frase enigmatica che il regista Antonio Capuano rivolge a Fabietto, dopo aver scoperto la sua più grande ferita.

C’è un tema o un argomento che vorresti esplorare nei tuoi prossimi lavori?

Mi piacerebbe raccontare il disagio che oggi i ragazzi provano nel relazionarsi vis-à-vis con gli altri e la distanza che gli schermi hanno creato. Una distanza prima da sé stessi e poi dal mondo che li circonda.

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