Elezioni USA, ecco le ricadute sui mercati finanziari: parla il consulente finanziario Fabrizio Oliva

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Di Alessia Viviano

Le imminenti elezioni presidenziali americane si preannunciano come un evento cruciale con potenziali ripercussioni sui mercati finanziari a livello globale. In questo contesto, ci siamo interrogati su come l’esito elettorale possa influenzare le performance delle azioni e delle obbligazioni. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Oliva, consulente finanziario e fondatore del blog “4 passi nella Finanza”, per capire quali scenari ci attendono e come gli investitori possono prepararsi a questi cambiamenti.

Qual è l’Attuale situazione dei mercati finanziari e il suo punto di vista la su ciò che sta accadendo da settembre?

Senza dubbio, i mercati finanziari mostrano un andamento relativamente stabile e stanno prezzando uno scenario ideale che vede un’inflazione Usa scesa al 2,4% ma con gli investitori attenti ai rischi geopolitici, una disoccupazione in leggero calo e un rallentamento economico. La Federal Reserve (Fed) è predisposta a continuare i tagli dei tassi dove ne sono previsti tra i quattro ed i sei entro la fine del prossimo anno, per facilitare un atterraggio morbido dell’economia, e la Banca Centrale Europea (BCE) seguirà questa traiettoria. Le attese degli investitori sono ora focalizzate su fattori geopolitici, tra cui conflitti in Ucraina e Medio Oriente e le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il cui impatto storico sui mercati è generalmente limitato ma che potrebbe innescare movimenti rilevanti nei mercati obbligazionari, azionari, valute e materie prime, ridisegnando in tal modo gli scenari finanziari globali.

Le elezioni sono ormai prossime. Quali sono i possibili scenari qualora vincessero i democratici e quali quelli relativi ai repubblicani?

Sono convinto che i mercati in realtà abbiano già ampliamente digerito l’esito elettorale americano e qualsiasi sia il vincitore, concorrerà ad incrementare l’economia reale. Gli investitori manifestano crescente preoccupazione per i rischi geopolitici ma non credo che tali turbolenze possano influenza il trend in corso. Mi trovo concorde con alcuni sondaggi che indicano che, in caso di vittoria di Kamala Harris, ci sarà una preferenza per le obbligazioni, mentre Donald Trump favorirebbe l’azionario in quanto una sua eventuale vittoria potrebbe avvantaggiare una politica inflattiva alimentata dai dazi presumibilmente applicati alla Cina, alla detassazione che intende applicare nel breve termine e alla deregulation. Ad ogni modo, entrambi i candidati presentano programmi potenzialmente inflazionistici, sebbene con approcci diversi.

Su quali settori andranno ad impattare secondo lei le elezioni?

Sicuramente l’esito elettorale andrà ad incidere sulle politiche fiscali che verranno adottate dal governo entrante. Nel caso di vittoria di Trump, le aspettative di crescita per le imprese aumentano così come per il settore bancario ed il petrolio. Insomma tutti quei parametri che vanno a configurarsi in un quadro di politica fiscale espansiva mentre per la Harris dove sono previste politiche fiscali più progressiste e ambientaliste che si allineano perfettamente al programma Green New Deal ed inoltre si focalizzano sulla spesa pubblica, aumentando le tasse per le imprese, si avvantaggerebbero settori come la sanità e le energie rinnovabili. Con Trump sul podio si avrà un mercato sicuramente più volatile.

Per quanto concerne la mappa dei rischi geopolitici, i principali risiedono nei seguenti Stati: Cina, Ucraina e Medio Oriente. Si trova d’accordo con questa analisi?

Certo, non sono irrilevanti le preoccupazioni riguardanti Taiwan e il decoupling tecnologico. In Ucraina invece sussiste il pericolo di escalation del conflitto con un coinvolgimento diretto della NATO. E non è da meno il Medio Oriente dove potrebbero esserci potenziali conseguenze sugli approvvigionamenti energetici globali e rischi di attacchi terroristici.

Qual è il sentiment degli investitori?

Da alcune analisi sembrerebbe che il 34% degli investitori globali esprime preoccupazioni per i rischi geopolitici, e quasi il 30% ha temuto una recessione nel 2024, che non si è materializzata. L’analisi storica indica che, solitamente dopo il panico iniziale, i mercati tendono a recuperare, suggerendo che il vero rischio risiede nell’emotività degli investitori. I fondamentali economici rimangono solidi, con una Cina che ha tentato un timido recupero che è stato intenso ma di breve durata.

Portafogli d’autunno tra rischi e opportunità: quali sono i suggerimenti che darebbe per una buona asset allocation in questo momento di incertezza?

Sicuramente il dato sul rallentamento delle big tech come nei rally dei periodi passati insegnano che sarebbe una buona riflessione affidarsi anche al Value, sempre diversificando. Il mio suggerimento è di aumentare con gradualità l’esposizione sull’azionario ma in settori diversi da quelli che hanno corso recentemente e senza dimenticare le soluzioni obbligazionarie che hanno ancora da dare ai detentori. E’ utile monitorare attentamente l’evoluzione di questi fattori per orientare le proprie strategie di investimento, magari con il supporto di una buona consulenza finanziaria. Perché, come ormai affermo da tempo, la consulenza e’ valore!

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