Lo scorso 11 novembre, Riad, capitale dell’Arabia Saudita, ha ospitato un vertice cruciale convocato dallo Stato della Palestina. L’evento ha riunito 57 nazioni membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) e 22 paesi della Lega Araba. Il principe ereditario e primo ministro saudita Mohammed Bin Salman ha guidato i lavori del summit. I leader hanno affrontato con determinazione la crisi che coinvolge Israele, Gaza e il Libano. Hanno cercato soluzioni concrete per porre fine a un conflitto drammatico per la regione. Durante il vertice, i partecipanti hanno elaborato una dichiarazione congiunta in dieci punti chiave. L’obiettivo principale resta fermare le violenze, tutelare i diritti palestinesi e rispettare la sovranità regionale.
di Giorgio Aprile
Vertice di Riad: condanna unanime delle azioni militari israeliane e appello alla comunità internazionale
Durante il vertice arabo-islamico tenutosi l’11 novembre 2024 a Riad, i leader hanno fermamente condannato le operazioni militari israeliane, definendole gravi violazioni del diritto internazionale e minacce alla stabilità regionale. La dichiarazione finale ha sottolineato l’importanza “dell’unità di Gaza e della Cisgiordania come territorio dello Stato palestinese”, con Gerusalemme Est come capitale.
I partecipanti hanno espresso profonda preoccupazione per l’escalation del conflitto, evidenziando le incursioni in Siria e Libano. Hanno criticato la mancanza di una risposta efficace da parte della comunità internazionale, ritenuta complice nell’aggravarsi della crisi.
Tra le risoluzioni adottate, spicca l’appello per l’attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, con particolare attenzione alla protezione dei civili, alla distribuzione degli aiuti umanitari e all’immediato cessate il fuoco. È stata inoltre avanzata la richiesta di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, con Gerusalemme Est come capitale, rilanciando la soluzione dei due Stati come unica via per una pace duratura.
Appello per azioni coordinate contro Israele e indagini sui diritti umani
Al vertice arabo-islamico tenutosi l’11 novembre 2024 a Riad, i leader hanno sottolineato la necessità di un’azione coordinata contro Israele. Tra le proposte più rilevanti, è emersa la richiesta di classificare i movimenti dei coloni israeliani come organizzazioni terroristiche e di imporre un embargo globale sulle armi destinate a Tel Aviv. Inoltre, è stata enfatizzata l’importanza di avviare indagini indipendenti per portare alla luce violazioni dei diritti umani, come torture e crimini contro l’umanità, chiedendo giustizia per le migliaia di palestinesi scomparsi.
Il vertice ha riconosciuto gli sforzi diplomatici di paesi come Egitto e Qatar, che, in collaborazione con gli Stati Uniti, hanno tentato di mediare la situazione. Tuttavia, tali tentativi non hanno prodotto risultati tangibili, attribuendo il fallimento alla mancanza di impegno da parte israeliana nel rispettare gli accordi negoziati.
Parallelamente, i partecipanti hanno sottolineato l’importanza di mantenere aperte le vie di comunicazione e navigazione marittima, garantendo che le rotte restino conformi al diritto internazionale, in un’area dove il commercio è strettamente legato alla stabilità politica.
Vertice di Riad: un passo verso la pace o un’occasione mancata?
Il vertice di Riad ha rappresentato un raro momento di unità tra i paesi arabo-musulmani, riaffermando la volontà di porre fine al conflitto israelo-palestinese attraverso soluzioni concrete e diplomatiche. Tuttavia, le sfide restano significative: l’escalation militare, le rivalità geopolitiche e l’assenza di progressi tangibili nei negoziati internazionali potrebbero vanificare gli sforzi compiuti.
Il messaggio emerso da Riad è chiaro: il futuro della regione dipende dalla capacità della comunità internazionale di agire con determinazione e giustizia. Riuscirà questo summit a segnare l’inizio di un cambiamento o resterà l’ennesima occasione mancata? Solo il tempo potrà dirlo.
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