Contro il ponte sullo Stretto: bufale e “percezione valoriale” antiscientifica

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Il 12 novembre, la commissione tecnica di valutazione dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente ha stabilito che il progetto del ponte sullo Stretto di Messina rispetta le norme e i regolamenti ambientali. Di conseguenza, l’iter concernente la sua progettazione e realizzazione può proseguire con l’analisi e l’approvazione da parte del CIPESS.

Nonostante ciò, alcuni dei principali giornali hanno continuato a diffondere notizie false contrarie al ponte, aumentando sia il numero che la portata delle inesattezze, accompagnate da eccezioni giuridiche spesso espresse con argomentazioni confuse e artificiose, degne di un moderno Azzeccagarbugli. Come ha scritto Peppe Carini, giornalista esperto della questione, in un articolo completo e documentato pubblicato il 19 novembre su Stretto Web, “da Repubblica parte una nuova ondata di bufale su rischio sismico, Franco navigabile e progetto esecutivo: perché tutto è falso”. In effetti, si assiste al ritorno di una campagna di disinformazione che contraddice verità e scienza, danneggiando gli interessi pubblici e, soprattutto, le necessità vitali dei territori coinvolti.

Se da un lato è comprensibile l’opposizione di chi ha interessi diretti contrari all’opera, come i proprietari dei terreni che verranno espropriati, è più difficile comprendere le ragioni di un’opposizione basata su pregiudizi o falsità, anziché su dati oggettivi e scientifici. Ancora più incomprensibili sono le esagerazioni e le menzogne diffuse da grandi associazioni ambientaliste, che dovrebbero tutelare l’ambiente, o da politici che dovrebbero agire per il bene pubblico.

Un aspetto culturale rilevante è stato espresso dal presidente del Centro Studi WWF Italia, che, nel presentare osservazioni contrarie alla VIA (poi comunque approvata), ha dichiarato che a chi sostiene il ponte mancherebbe “una percezione valoriale dell’area dello Stretto. Prevale una visione pseudo-modernista che vede il futuro ancora come grande sfida tecnologica nei confronti della natura, per cui il ponte resisterà ai venti, al terremoto, a tutto, porterà benessere e risolverà finalmente i problemi del Mezzogiorno. A parte conclamati problemi tecnici, ambientali ed economici, è il pensiero di fondo a essere sbagliato”.

In realtà, è vero l’esatto contrario: chi si oppone all’opera sembra mancare di una “percezione valoriale” autentica e profonda, legata all’uomo, al rapporto equilibrato tra uomo e natura, e alla visione complessiva dell’ambiente, della società e dell’economia. Tali valori sembrano compromessi da un pensiero antiscientifico e ideologico, spesso lontano dalla realtà, che ostacola lo sviluppo e il progresso. Molti oppositori del ponte si basano su valutazioni distorte, prive di equilibrio, e su credenze infondate, come quelle legate alla scarsità di risorse o all’idea apocalittica della distruzione totale dell’ambiente da parte dell’uomo.

Questi oppositori, inoltre, interpretano erroneamente principi scientifici fondamentali. Alcuni, ad esempio, applicano impropriamente la seconda legge della termodinamica, valida solo in un sistema chiuso, all’intera Terra, ignorando che il nostro pianeta riceve quotidianamente energia dal sole – circa 15.000 exajoule, 25 volte il consumo energetico annuo globale – oltre a beneficiare di altre fonti naturali come l’energia geotermica. Questi fenomeni determinano anche il clima terrestre.

L’opposizione a opere infrastrutturali come il ponte si fonda spesso sul rifiuto dei principi culturali, sociali e giuridici tradizionali dell’Europa, che pongono l’uomo al centro con dignità e responsabilità. Tali principi implicano un bilanciamento tra le esigenze umane e quelle della natura, favorendo sviluppo, lavoro, pensiero e progresso tecnologico. Al contrario, questa opposizione sembra radicata in un pensiero confuso e irrazionale, che ostacola qualsiasi grande progetto infrastrutturale.

Mentre in Cina, India, Africa e altri paesi emergenti si lavora per raggiungere il benessere, e negli Stati Uniti si discute persino di colonizzare Marte, in Europa – e in Italia in particolare – molti politici e pseudo-ambientalisti sembrano voler bloccare ogni progresso. La loro visione distorta, che riduce l’uomo a un semplice produttore di CO₂ e ne sottovaluta il ruolo nella gestione dell’ambiente, porta a ostacolare il ponte e altre opere cruciali per lo sviluppo economico e sociale.

Così, nel nome di una presunta “percezione valoriale”, che è invece solo rifiuto della scienza e dell’innovazione, si finisce per adottare politiche dannose, rinunciando a progetti che potrebbero rendere milioni di italiani più connessi, più prosperi e più integrati nel contesto europeo.

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