La grande Ambizione: il film sul padre del PCI

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Il film “Berlinguer – La grande ambizione” esplora la vita e la carriera politica di Enrico Berlinguer, leader del Partito Comunista Italiano, offrendo uno sguardo alle sue lotte personali e professionali. Il film ritrae l’impegno di Berlinguer, interpretato da Elio Germano, per una visione politica e la sua sfida nell’equilibrare ambizione e integrità in un panorama politico tumultuoso. La narrazione riflette sul suo lato umano e sui suoi ideali, offrendo spunti sulla sua duratura eredità nella politica italiana.

La storia di un “grigio funzionario di partito”

Anni Settanta, Enrico Berlinguer si trova ad affrontare glia avvenimenti che stanno cambiando il mondo in cui vive: l’attacco a Palacio de la Moneda e la morte, sia fisica che ideologia, di Salvador Allende e delle speranze del popolo cileno; l’allontanamento che il PCI sta avviando verso Mosca e la loro politica estera aggressiva e anti-democratica.

Tutto ciò viene addolcito da felici momenti di famiglia e delle storie che rendono un “grigio funzionario” di partito umano, alle prese con la crescita dei suoi figli e al confronto politico con i suddetti. Berlinguer si trova ad affrontare la sfida di trovare una via democratica al Socialismo in Italia, al netto delle ingerenze statunitensi, non facendosi spaventare nemmeno dall’attentato di cui è vittima in Bulgaria.

Il film racconta gli anni più duri per il leader comunista, dovendo combattere due battaglie, una all’esterno del paese e una al suo interno, ma entrambe ideologiche e mirate alla crescita e al rafforzamento del Socialismo italiano. La sua idea è quella di “trasformare l’intera struttura economica e sociale” del Paese, ponendo fine allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo – in particolare quello dei datori di lavoro sui lavoratori.

L’interpretazione da vero professionista di Elio Germano vi regala il ritratto autentico di un segretario che anche grazie al suo carisma di leader, permette di far crescere il suo partito in percentuale nei sondaggi e alle urne.

Un film un po’ troppo poco politico?

Nonostante il gran numero di incassi e gli oltre 500 mila spettatori la grande ambizione non sembra essere stato all’altezza delle aspettative di tutti: tra chi lo definisce un capolavoro, c’è chi lo critica per essere poco politico e troppo biografico. Molti si sarebbero aspettati qualcosa di più profondo, qualcosa all’altezza del personaggio e del periodo storico che ha attraversato.

Andrea Segre non aveva tuttavia un compito semplice davanti a sé: raccontare in meno di due ore i pensieri, le azioni e i timori di uno degli uomini politici più importanti della storia repubblicana dell’Italia, in quello che si può definire senza ombra di dubbio quale il suo peridio più duro. Ciò nonostante il risultato è inequivocabile: un film più storico che politico, adatto per essere trasmesso nelle scuole elementari ma non all’altezza di altri prodotti che hanno trattato temi e personaggi simili, come il Divo di Sorrentino o Esterno Notte di Marco Bellocchio.

Sicuramente una grande ambizione quella di Segre, non facile, ma che ha portato anche risultati concreti: al Festival di Roma il film ha vinto il Premio Vittorio Gassman al miglior attore consegnato a Elio Germano

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