Siria, la fine di un’Era

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Dopo 24 anni, il regime dittatoriale di Assad in Siria è crollato tra il 7 e l’8 dicembre 2024, dopo 11 giorni di offensiva militare guidata dai ribelli sunniti jihadisti di Ha’yat Tahrir al-Sham e sostenuta da Turchia e USA.

Le Radici del Regime di Assad

La famiglia Assad ha governato il paese attraverso un regime autoritario dinastico. Infatti, Bashar al-Assad è succeduto al padre, Hafez al-Assad, che aveva governato la Siria dal 1970. La Siria di Assad si è distinta fin da subito per una forte concentrazione di potere nelle mani di una ristretta élite, principalmente appartenente alla comunità alawita, una minoranza sciita. Durante gli anni, Assad è stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani, repressione dell’opposizione politica e di utilizzare la guerra per mantenere il controllo.

Il conflitto siriano ha avuto inizio nel 2011, nell’ambito della Primavera Araba, quando centinaia di migliaia di siriani sono scesi in piazza chiedendo riforme politiche e maggiori libertà. La risposta del regime è stata violenta reprimendo i manifestanti, ricorrendo alla tortura il più delle volte. Questo ha dato il via a una guerra civile che, nel tempo, ha coinvolto numerosi attori regionali e internazionali, trasformando la Siria in un campo di battaglia globale.

Come si è arrivato a questo punto?

Fin dalla sua formazione di stato unitario avvenuta nel 1946, la Siria si è sempre rivelato un paese caratterizzato da una realtà molto fragile, soprattutto a causa della eterogeneità della sua popolazione divisa in svariate comunità politico-religiose. Il risultato di queste divisioni e di questa precarietà fu l’istituzione di una repubblica instabile che portò il Paese ad attraversare un lungo periodo caratterizzato da colpi di stato, declino economico e malcontento popolare.

Questa Era di instabilità si concluse il 13 novembre 1970 quando, nel corso di un atto militare, denominato “Rivoluzione Correttiva”, il generale dell’aviazione e ministro della difesa, Hafez al-Assad (padre di Bashar al-Assad), riuscì a conquistare il potere, instaurando un regime personale che sarebbe durato per i successivi trent’anni, fino al 2000.

La prima fase della guerra civile siriana scoppiò intorno al 2010, dopo un primo periodo di proteste, la situazione degenerò in una drammatica guerra civile che nel corso degli anni ha causato oltre 600.000 morti e milioni di sfollati interni e di profughi esterni. Inoltre, il conflitto è più volte uscito dai confini siriani, andando a coinvolgere l’Iraq e il Libano. In questa prospettiva si fecero strada in opposizione una vastità di forze estremiste che hanno poi portato alla caduta dell’ormai ex regime.

Scenari futuri

La caduta di Assad porterà inevitabilmente a un vuoto di potere, con un possibile risorgere di nuovi conflitti interni. La Siria potrebbe finire sotto il controllo di varie fazioni, ciascuna supportata da potenze esterne, e la riconciliazione tra le diverse comunità etniche e religiose potrebbe risultare estremamente difficile. Inoltre, la frammentazione territoriale potrebbe rendere la ricostruzione del paese un’impresa ardua.

Un altro scenario possibile può essere l’inizio di una nuova era di transizione, che potrebbe portare a un governo più inclusivo, rappresentativo e democratico. Tuttavia, le difficoltà economiche, le ferite profonde lasciate dalla guerra e la presenza di potenze straniere complicano questa prospettiva.

L’inizio di una nuova Siria pone sul tavolo nuovi punti di domanda su come le relazioni tra le principali potenze globali si evolveranno nei prossimi anni e di come gli equilibri tra le potenze regionali del Medio Oriente siano pronte a cambiare rapidamente al primo accenno di crisi. La caduta di Assad difatti non risolve automaticamente la crisi siriana, poiché il paese dovrà affrontare le difficili sfide della ricostruzione, della riconciliazione e della ricostituzione di un ordine stabile. La comunità internazionale sarà chiamata a svolgere un ruolo cruciale nel determinare quale futuro attende la Siria dopo la fine del regime di Bashar al-Assad.

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