Animali domestici, nessun permesso retribuito per accompagnarli dal veterinario

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Sugli animali domestici e la loro salute manca ancora una normativa. I lavoratori non hanno diritto a permessi retribuiti per accompagnarli dal veterinario.

di Pasquale Napolitano

Sugli animali domestici manca ancora una normativa. I lavoratori italiani, infatti, non possono sfruttare i permessi retribuiti per portarli dal veterinario.

“La civiltà di un Popolo, si misura nel modo da come tratta gli animali.” A questa citazione del Mahatma Gandhi, grande anima umana dell’India e del mondo intero, dovremmo dare il massimo ascolto.

Non solo per vestirci delle sue gesta ed onorarci a seguire tale concetto, ma per essere solidali con tutti i possessori di animali. Si tratterebbe di una questione di civiltà paritetica di bisogno, di come trattare i nostri animali domestici. Come, ad esempio, quando si ammalano, oppure si trovano in uno stato di necessità, di poterli accompagnare, dal proprietario che ne detiene libretto sanitario e passaporto, ad eseguire visite specialistiche in strutture sanitarie.

Purtroppo ad oggi la normativa non prevede permessi retribuiti per i lavoratori per poter accompagnare i propri animali dal veterinario.

La necessità di curare un animale è indifferibile. Non si può contare su terze persone per assistere il proprio animale domestico e non si hanno alternative per quanto riguarda il trasporto.

Animali domestici, nessun permesso retribuito per accompagnarli dal veterinario

In tempi recenti, la Corte di Cassazione (sentenza n. 15076/2018) ha aperto la via al riconoscimento anche degli animali tra i possibili destinatari dell’assistenza da prestare, usufruendo di un permesso retribuito ad una dipendente universitaria, la quale non aveva la possibilità di affidare ad altri il suo cane, dopo un intervento medico veterinario urgente e indifferibile. Il caso fa da apripista per le condizioni di ottenere il permesso retribuito, ma di difficile applicazione in termini burocratici tra il lavoratore delle aziende private e lo Stato.

Il datore di lavoro non voleva concederlo, ma la Corte ha affermato che non accudire un animale e non prestargli cure quando è in stato di bisogno può configurare il reato di abbandono punito dal codice penale (art. 727 c.p.) con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Per “abbandono” in senso legale si può, infatti, intendere, secondo i giudici, anche “qualsiasi trascuratezza, disinteresse o mancanza di attenzione”.

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Quindi anche la cura di un animale che vive in famiglia può essere un “grave motivo familiare e personale” per il quale è possibile chiedere permessi retribuiti. Chi è tenuto a prendersene cura ne è, infatti, responsabile, fino a essere penalmente perseguibile. Le condizioni per ottenere il permesso retribuito devono, comunque, sussistere alcune premesse e obblighi di necessità.

Per ovviare ad una sentenza giudiziale, ogni qual volta che un lavoratore proprietario di animale ha questa esigenza di prestare soccorso e cura al proprio animale per recarsi in strutture adeguate, l’Associazione no profit di Napoli, Italia pro Natura propone con questa lettera inviata.

All’Ente Nazionale di Protezione Animale per la solidarietà e conforto, affinché in maniera congiunta con altre associazioni pro animali e pro natura, ci si mobiliti per una unione di intenti solidali a favorire l’integrazione e l’ampliamento equiparato, degli attuali permessi retribuiti di visite specialistiche concesse sia per il lavoratore e sia per l’accompagno degli animali bisognosi di cure in strutture veterinarie.

Per semplificare la questione, basterebbe apportare una correzione all’attuale articolo ex 35, ora art. 26 permessi retribuiti per visite specialistiche, dove l’amministrazione pubblica dello stato, concede con un atto di civiltà di comparazione, anche permessi retribuiti ai lavoratori per accompagnare i propri animali in strutture veterinarie, facendo di questo meritorio comportamento, uno Stato italiano fiero di aver trattato bene i suoi animali e suoi lavoratori impegnati in questo compito e per annoverarsi in una decisione buona e giusta, che unisce alla gratitudine, l’umanità del conforto ai suoi concittadini per il bisogno dei propri animali al seguito, nell’ottima risoluzione di avere ottemperato a un buon proposito negli annali delle cose buone del mondo intero.

A questa iniziativa promossa da Italia pro Natura, si sono aggiunti a supporto della promulgazione alla risoluzione nazionale, anche tutte le sigle sindacali OO.SS. e le RSU dell’Ufficio Provinciale del Territorio di Napoli delle Agenzie Fiscali/Entrate, sempre attenti come in questo caso per favorire la concessione di civiltà al buon trattamento dei bisogni sanitari degli animali di famiglia dei lavoratori.

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