Ponte sullo Stretto, i progettisti e costruttori denunciano Report

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Ponte sullo stretto

In tutto il mondo si afferma che il Ponte, in sé, sia l’oggetto, l’opera che riunisce le persone, uno strumento di pace e di collaborazione. Purtroppo, al contrario il ponte sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria sembra avere diversa natura, storia ed effetto, anche se è evidente a chiunque che l’opera innoverà profondamente l’intera Italia, per prime Sicilia e Calabria, con giganteschi vantaggi[i].

Non risulta che nessun altro ponte al mondo abbia mai avuto così forte opposizione né che gli oppositori di una qualsiasi opera, soprattutto di una simile (ammesso ve ne siano) siano stati disposti a raccontare qualsiasi cosa, vera o non vera, pur di impedirne la costruzione. Ad oggi invece sembra proprio che gli oppositori del ponte facciano una specie di gara a chi racconta cose meno vere e più gravi, meno ragionevoli, tranne quando, come è accaduto nel caso del direttore del WWF, affermano sinceramente che la loro posizione si basa su un diverso modo di pensare il mondo stesso, che implica una negazione, più che una mancanza, di ogni antropocentrismo, una valutazione positiva della decrescita dell’uomo, delle sue opere, della sua economia, si basa su di un pensiero diverso da quale quello naturale, dell’uomo che è e si sa tale, centrale a sé stesso; un pensiero diverso da quello che si fonda sullo sviluppo intellettuale ed produttivo dell’uomo, da quello che mira alla crescita di quello. Tutti gli altri oppositori, e lo stesso World Wildlife Fund quando poi esamina gli specifici temi concreti, oggetto o effetto del progetto, pongono infatti affermazioni faziose, che si basano in realtà solo su di una ostilità pregiudiziale; affermazioni spesso non vere, altre presentate con dati, caratteristiche ed evidenze parziali[ii]. E la novità ultima è che lo fanno ora anche in relazione a fenomeni e a provvedimenti di natura giudiziale, che spesso vorrebbero raffigurare nei giornali quasi come fossero loro vittorie quando sono autentiche debacle, o altrimenti quali iniquità, ingiustizie, quando non lo sono e sono anche tecnicamente, giuridicamente, giuste.

Così è accaduto nel caso nel quale il Tribunale delle Imprese di Roma (che forse poteva essere ritenuto anche carente di giurisdizione, di fatto mirando la domanda a inibire i provvedimenti ed atti dei quali la Società dello Stretto pone attuazione) ha dichiarato inammissibile l’azione inibitoria collettiva promossa da 104 cittadini contro il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, e i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese di giudizio in favore della società Stretto di Messina nella misura di circa 340 mila euro; così ora accade nel caso nel quale coloro che avevano chiesto al TAR sospensione di provvedimenti interinali nell’iter  di approvazione del ponte, al fine di evitare analoghi rigetto e condanna, hanno ritirato la richiesta cautelare, chiedendo rinvio al merito, e fanno però scrivere ai giornali che il Tar avrebbe ammesso il ricorso, quando ciò non è, ed anzi la società Stretto di Messina afferma che il Presidente della sezione avrebbe disposta la cancellazione dal ruolo della causa.

Alcuni, infine, sono arrivati ad affermare di nuovo cose talmente conflittuali che hanno portato a denunce penali. Cosa non del tutto nuova: la prima denuncia per diffamazione della società “Stretto di Messina” ha portato già nel 2011 ad una condanna emessa dal Tribunale di Roma nei confronti di chi nel 2008 aveva scritto che la società avrebbe manomesso la documentazione progettuale del ponte, sostenendo che erano state ignorate faglie sismiche attive nell’area individuata per la costruzione del ponte. Ora la stampa comunica che il consorzio Eurolink e il capogruppo di questo, Webuild, avrebbero denunciato la RAI e la trasmissione Report andata in onda su Rai 3 il 20 gennaio 2025, nella quale si è affermato che “molti tecnici indipendenti hanno posto grossi dubbi di fattibilità” e citato  come “L’ultimo in ordine cronologico” il presidente dell’Istituto nazionale Geofisica e Vulcanologia (INGV) Carlo Doglioni, che a sua volta avrebbe affermato in particolare che “Noi come Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non siamo stati coinvolti formalmente per dare un parere sulla pericolosità sismica”.

La società affermerebbe che Quella del mancato coinvolgimento dell’INGV è l’ultima delle tante “bufale” che Eurolink e Webuild vogliono smascherare, fake news che in questi mesi sono state alimentate dai detrattori del Ponte e rilanciate dalla stampa, senza tener conto del valore economico e sociale che potrà esser generato durante la costruzione del Ponte per i lavoratori di un’intera filiera produttiva.

Ora il tema non pare riguardi solo il fatto che l’istituto sia stato coinvolto “formalmente” o “non formalmente”, come pare voglia affermi il presidente dell’INGV.  Se è vero che “per legge l’INGV è deputato al monitoraggio, alla sorveglianza ma anche alla valutazione della pericolosità sismica nazionale, questo è il compito istituzionale dell’INGV”, come sarebbe lui stesso a rammentare, a che titolo sarebbe stato invece coinvolto l’istituto? E se il presidente viene inserito in una trasmissione tra “i molti tecnici indipendenti” che avrebbero “posto grossi dubbi di fattibilità”, potrebbe egli esprimersi in questo modo non ufficiale, “non formale”, in una trasmissione pubblica, senza impegnare il suo stesso compito istituzionale, soprattutto se ritenesse errata la valutazione posta nell’ambito della progettazione attuata dalla Università di Roma, una delle università tra le più importanti d’Italia, nella quale egli è professore?

Cosa c’è dietro questa strana vicenda, e il modo ancor più strano col quale essa emerge, come direbbe il professor Dogliani, “non formalmente”?


[i] Come, tra i tanti, ha confermato nel novembre scorso anche lo studio che analizza i costi e i benefici del Ponte commissionato ad Unioncamere. Questi i principali risultati indicati nello studio: l’opera genererà un Valore Attuale Netto Economico (VANE) positivo pari a 1,8 miliardi di euro, con un rapporto benefici/costi di 1,22; durante la fase di cantiere, il ponte apporterà un contributo di 23,1 miliardi di euro al PIL e creerà 36.700 posti di lavoro stabili; i benefici economici e sociali del ponte supereranno i costi, considerando i vantaggi per il tessuto produttivo e turistico dell’area, la logistica, il traffico passeggeri e merci.

Lo studio infine sottopone l’opera ad un’analisi del rischio economico, risultata positiva nel 70% dei casi, evidenziando un grado di rischiosità non elevato.

[ii] Al riguardo, per chi volesse approfondire questa affermazione, mi permetto di rinviare a quanto scritto molto più ampiamente in www.collegioingegneripadova.it/images/pagine/rivista/277-galileo-all.pdf

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