Chiunque ha vissuto l’esperienza di un incontro-scontro sportivo o professionale tra dilettanti e professionisti ha certo dovuto prendere atto che per i dilettanti questo ha una fine avvilente. Ad esempio, chi era abituato a vincere la regata veliche tra dilettanti lo ha compreso dopo aver subito sconfitte Imbarazzanti quando al timone di altre imbarcazioni, prima sempre battute, vi erano professionisti; lo stesso per chi per divertimento ha fatto un po’ di giri in pista ed ha visto le auto guidate da professionisti, anche se meno potenti, superarlo con distacchi vergognosi. La stessa esperienza ha vissuto chi, professionista in qualsiasi ambito, come nell’ambito dell’economia, del diritto e della politica, si sia trovato ad interloquire con chi di queste materie poco ha studiato, poco comprende, ha poca esperienza.
Chi, avendo un minimo di comprensione delle istituzioni, del sistema-ordinamento giuridico, del diritto in genere, e dei rapporti internazionali, ha ascoltato quanto accaduto in Parlamento in relazione al caso Almasri, non ha potuto che prendere atto del fatto che una parte della attuale politica, dello stesso Parlamento, è fatta di dilettanti scriteriati, di persone che non conoscono le leggi, le necessità e gli interessi del nostro Stato e le modalità per cercare di attuarli, che per assumere le loro decisioni non acquisiscono nemmeno i dati fondamentali, non leggono nemmeno gli atti dei quali parlano, o di faziosi per i quali la realtà non è importante, è importante solo la loro ideologia. Una inconscia, meno colta ripetizione dell’orribile motto dei sessantottini francesi – intellettuali, studenti, politici degli anni, per i quali era «meglio sbagliare con Sartre che avere ragione con Aron», di chi ancor oggi non ha compreso che si migliora solo nella realtà, nella verità, senza le quali non vi è nemmeno la libertà.
Persone quindi non libere, incapaci di verità, e non capaci, che, se fossero alla guida della complessissima macchina dello Stato, in un mondo ancor più complesso, creerebbero solo disastri.
Non è una grande scoperta, visto che alcuni dei parlamentari, addirittura alcuni capi dei partiti, sono nati politicamente con l’invito all’insulto alle istituzioni; con la ripetizione acritica della assurda teoria della decrescita, biascicata da chi ben poco o nulla sa e vuol sapere sia di economia che di fisica; con l’urlo che uno vale uno, esaltazione del principio democratico, spinto però al punto che anche nelle ricerca di soluzioni di questioni complesse l’opinione di chi non conosce l’argomento, pur se particolarmente importante, difficile e delicato, valga quanto quella di chi professionalmente se ne occupa, non valga nulla lo studio e l’esperienza; così che si giunge alla “oclocrazia”, “governo della massa”, di una massa incolta e non pensante; quando la democrazia impone prima di conoscere poi ti discutere infine di decidere per il più grande bene comune, nel rispetto dei diritti della minoranza.
E purtroppo non è una sorpresa neanche per quella parte della sinistra che fa a gara per sorpassare i primi, superare le follie della sinistra non riformista e degli ambientalisti estremi, e corre per riproporre le proposte e i temi falliti della meno colta, pensante e concreta, della più fanatica sinistra statunitense, chiusa nelle sciocchezze del mondo ‘woke’ e Lgbt+.
Nel caso in questione, pur se era evidente che il punto fondamentale della vicenda consisteva nell’interesse pubblico generale circa la sicurezza nazionale e i rapporti con l’estero, nessuno dell’opposizione ha toccato seriamente questo tema; in particolare il vertice del più importante partito dell’opposizione sembrava fosse preoccupato soprattutto di contestare il fatto che il presidente del consiglio non parlava, mentre aveva demandato a due dei ministri competenti l’esposizione dell’accadimento; ignorando così anche la suddivisione delle competenze e dei ruoli ministeriali.
Ciò, nonostante che nei giorni precedenti meno giovani e più pensanti esponenti dello stesso partito, che avevano rivestito importantissime cariche negli stessi ambiti istituzionali, come Marco Minniti e Nicola Latorre, avevano naturalmente confermato che l’interesse nazionale, e la modalità di tutelarlo, erano proprio quelli che erano stato ricercato con le decisioni e i comportamenti del governo.
Come già accade in altri settori, in particolare circa l’attenzione negativa allo sviluppo, alla crescita, anche culturale, del paese e al compimento di opere infrastrutturali importantissime, anche in questo caso viene confermato il dubbio circa la capacità stessa dell’opposizione a rappresentare quelle parti dell’interesse nazionale che il governo potrebbe forse effettivamente potrebbe non tutelare, in altre parole ad essere, come insegnano gli inglesi, l’opposizione di Sua Maestà, opposizione che quale minoranza aiuta il potere a meglio comprendere e affrontare tutti le molte sfacciature del complesso cumulo di interessi e regole che è uno stato, pronta a sostituire l’attuale maggioranza quando questa non sia più tale.
Una opposizione come l’attuale, invece, non è costruttiva, il pensiero che essa esprime è tale che purtroppo non si può che sperare non divenga mai maggioranza, proprio per l’interesse dello Stato, della nostra comunità nazionale, che essi evidentemente non comprendono.