Saremo fatti così? Ecco l’identikit degli esseri umani del futuro. Come la tecnologia sta modificando non solo le nostre abitudini ma anche il nostro modo di essere.
di Carlo Conte e Andrea Cerasuolo
Curvi in avanti e con il collo tozzo, il cervello piccolo e il cranio spesso, le dita ad artiglio e una palpebra in più. Così appare Mindy, l’essere umano del 3000. Ma saremo davvero fatti così tra mille anni?
Lo afferma un gruppo di esperti in uno studio commissionato da “Toll Free Forwarding”, fornitore di telecomunicazioni californiano. I cambiamenti previsti sarebbero conseguenza dell’uso sempre più intensivo di tablet e smartphone.
Il collo più robusto servirebbe a reggere la testa protesa verso gli schermi, le dita arcuate a garantire una presa migliore dei dispositivi, le ossa del cranio più doppie e la terza palpebra a proteggere i nostri neuroni dalle continue radiazioni.
In realtà, il risultato dello studio americano è una provocazione. Per fortuna, l’essere umano del 3000 non avrà questo aspetto. Le ragioni di ciò sono legate al funzionamento dell’evoluzione.
L’evoluzione è lenta
L’evoluzione è il processo secondo il quale una specie acquisisce nel tempo nuove caratteristiche, fino a generare una specie nuova. Infatti, un altro termine per riferirsi all’evoluzione delle specie è proprio “speciazione”.
Questo processo è dovuto alla comparsa di modificazioni ereditabili nel DNA ed è molto lento, specialmente nella specie umana! È certo che non basterebbero mille anni affinché compaiano in noi nuovi organi o si modifichino quelli già esistenti.
Basti pensare che sono serviti più di 500.000 anni per passare dal primo uomo sulla Terra, ancora simile a una scimmia, all’Homo sapiens sapiens, il nostro aspetto attuale!
L’evoluzione è guidata dall’ambiente
Secondo Charles Darwin, fondatore della teoria dell’evoluzione, i cambiamenti in una specie sono continui e casuali. Tuttavia, solo quei cambiamenti che conferiscono alla specie un vantaggio in un dato contesto ambientale, diventeranno definitivi ed ereditabili.
È l’ambiente che seleziona gli individui con le caratteristiche più adatte alla sopravvivenza. Ma attenzione… L’idea che sopravviva il più forte è una bufala storica. Sopravvive il più furbo, cioè chi meglio si adatta all’ambiente che cambia.
Per ambiente si intende non soltanto lo spazio che ci circonda, ma anche le nostre abitudini, ciò che mangiamo e beviamo, i movimenti che eseguiamo e gli oggetti che utilizziamo più frequentemente.
L’aspetto di Mindy si basa sul presupposto che, tra mille anni, gli smartphone esisteranno ancora e saranno utilizzati sempre allo stesso modo. Il rapidissimo progresso tecnologico degli ultimi decenni, invece, ci fa immaginare il contrario.
Per questo, è impossibile capire oggi come la tecnologia del futuro potrà cambiarci nel prossimo millennio. Possiamo imparare, però, come smartphone, tablet e computer ci stanno già profondamente influenzando…
Le alterazioni posturali legate all’abuso dei dispositivi elettronici sono già in atto
Lo smart working ha accentuato i dolori muscolo-scheletrici, legati alla cattiva postura e alla sedentarietà. Dolori al collo, alla schiena, alle piccole articolazioni della mano, sono diventati esperienza comune, anche fra i più giovani.
Senza contare il sovraccarico degli occhi, sempre fissi su un monitor. Si parla addirittura di “miopia funzionale”, cioè gli occhi sono così abituati a stare in spazi ristretti, che non riescono più a mettere a fuoco gli oggetti lontani.
Anche l’emotività purtroppo è sotto l’attacco del tecno-stress, che impatta il comportamento e le relazioni sociali. Ansia, depressione, insonnia, dipendenza da smartphone sono i temi della psicologia contemporanea.
Che cosa possiamo fare per evitare tutto questo?
1. Ergonomia anche a casa.
Chi lavora e lavorerà in smart working, farebbe bene ad organizzare la casa come fosse un ufficio. È impensabile lavorare 8 ore e più, seduti su una sedia da cucina. Un buon compromesso per garantire una seduta ergonomica, è rappresentato dalle “sedie da gaming”. Imbottitura cervicale, lombare e schienale sagomato, le rendono eccellenti per chi trascorre molte ore al PC.
2. Praticare stretching.
Non c’è tempo, il lavoro occupa quasi tutta la giornata, e magari ci sono i figli, la scuola, le incombenze domestiche. Praticare stretching a casa però prende solo 20-30 minuti, e basta un tappetino. Ci sono molti video a disposizione online per praticarlo in sicurezza. In fondo all’articolo troverai degli esempi pratici. Lo stretching è un’ottima soluzione per mantenere i muscoli elastici, e contrastare posture troppo statiche.
3. Lenti blue control.
I dispositivi elettronici emettono una luce di fondo, dannosa per i nostri occhi. È importante chiedere al proprio ottico di fiducia degli occhiali con lenti blue control. Questo filtro inserito nelle lenti, schermerà i raggi dannosi di PC e smartphone, e gli occhi a fine giornata saranno più riposati.
4. Staccare lo sguardo dal monitor.
Ogni ora andrebbe staccato lo sguardo dal monitor. Si può impostare un timer, una sveglia, prima che diventi un’abitudine. È necessario allontanarsi dalla postazione e guardare fuori dalla finestra. Puntando lo sguardo all’orizzonte, i muscoli oculari troveranno ristoro, dopo ore contratti a fissare lo schermo.
5. L’ora senza smartphone.
Scegli un orario dopo il quale non usare più lo smartphone. Per avere un sonno ristoratore, l’ideale sarebbe smettere intorno alle 22:30.
6. Uscire, vedere persone, coltivare rapporti.
I social network sono nati per ritrovare vecchi amici, eppure anziché avvicinarci ci hanno fatti allontanare dagli altri. Recuperare le relazioni interpersonali è importante, soprattutto dopo la pandemia che ci ha tenuti isolati. Meglio vedersi che scriversi, meglio fare sport di gruppo che giocare col telefonino. Coltivare i rapporti è più impegnativo, ma ripaga, sempre.
Sitografia:
https://tollfreeforwarding.com/blog/from-text-claw-to-tech-neck-how-technology-affects-our-bodies
Bibliografia:
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