Una e indivisibile, così recita l’art.5 della Nostra Costituzione, eppure nel 2001 la riforma costituzionale al Titolo V, a cura del centro sinistra, aprendo le porte al regionalismo differenziato voluto dalla Lega Nord, contraddice questo assunto e l’assetto stesso dei valori e dei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale e paradossalmente il concetto stesso di autonomia, pur espresso nell’articolo 5.
La indeterminazione concettuale e procedurale di quella riforma rappresenta da oltre 20 anni una grossa scure sulla tenuta del nostro assetto istituzionale, pericolo oggi imminente, capace di stravolgere completamente la forma dello Stato su cui è costruita la nostra Nazione; un disegno eversivo, come ammettono in tanti, capace di ribaltare i concetti fondanti della nostra Carta agli art. 2, 3, 5, ma non solo, di solidarietà, uguaglianza e unione per sgretolarli in forme politiche e socio economiche di feroce competitività divisiva, gravida e foriera di future e maggiori disuguaglianze, povertà estreme per i territori più fragili e per gli ultimi.
Ieri, lunedì 19 giugno, in vista della manifestazione nazionale del 30, si è tenuto a Roma, alla Camera dei Deputati, nella sala “Giacomo Matteotti”, un incontro organizzato dalla Rete dei numeri pari, con la partecipazione dei movimenti contro l’autonomia differenziata, No AD e Libera, alla presenza dei deputati e senatori oggi all’opposizione, m5s, sinistra italiana e Pd, tra i relatori Gaetano Azzariti di Salviamo la Costituzione, Luigi Ciotti, di Libera, Dianella Pez, dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata.
Una e indivisibile: dal Titolo V all’Autonomia Differenziata quante trasgressioni
Certamente va dato atto ai relatori e alle associazioni che essi rappresentano, l’aver combattuto una battaglia costante e dura, per anni, e di non desistere, pur in un silenzio mediatico, istituzionale e politico asfissiante, che ci porta oggi al drammatico atto finale del ddl Calderoli, ad un passo dall’essere approvato, che prevede un iter di approvazione delle intese nel peggior scenario che potessimo mai temere.
Tra i partiti presenti, facenti parte del tavolo permanente, anche i responsabili diretti della situazione in cui siamo precipitati, oggi all’opposizione, e quindi improvvisamente e ““convintamente” contrari alle autonomie differenziate: il Pd, artefice della riforma del Titolo V, e della firma delle bozze delle pre intese, a cura di Gentiloni, presidente del consiglio di fine XVII legislatura, quando il governo era già stato sciolto, per le nuove elezioni, e in carica solo per atti urgenti e improrogabili, e il m5s, che tutte e due volte in cui ha governato, esprimendo con Conte il presidente del consiglio, ha avuto cura di porre la riforma delle autonomie differenziate tra le priorità di governo.
Erano presenti anche sinistra italiana e UP (unione popolare) a cui non possiamo negare da sempre una posizione coerente di opposizione alle autonomie regionali.
Autonomia Differenziata: la nuova frontiera dello sfascio dell’Italia
Il coordinatore Giuseppe De Marzo ha aperto i lavori centrando subito il punto senza molti preamboli, il ddl Calderoli aiuta la mafia? Si. Sono state la domanda e la risposta secca, perché quando le questioni muovono diverse decine di miliardi la mafia nel nostro paese è sempre presente e pronta a colmare vuoti e inefficienze: secondo la relazione della Svimez per la perequazione nel nostro paese ci vorrebbero 90 miliardi di euro, che non ci sono, e, secondo le intese che verranno sottoscritte a breve, altrettanti verranno sottratti allo Stato per la spesa corrente sui territori, e trattenuti sui territori del nord e delle aree economicamente più forti, creando uno squilibrio sociale ed economico gravissimo e sicuramente insostenibile di cui le mafie si avvantaggeranno sicuramente insinuandosi con maggior facilità nelle fratture che si verranno a creare nella già fragile economia del nostro paese. È un disegno eversivo, dice in seguito, senza mezze misure.
Il costituzionalista Gaetano Azzariti rilancia con il suo intervento la gravità della situazione in cui siamo precipitati non senza preavviso, il momento storico che ribalterà la nostra storia in senso negativo, dice, è irreversibile. Stiamo assistendo inermi ad un cambio di paradigma da cui non potremo più tornare indietro, perché le intese non sono soggette né a referendum popolare abrogativo né a ricorso, questo disegno eversivo una volta attuato sarà definitivo.
Una e indivisibile, ma anche la stampa ci mette del proprio
Eppure, la stampa e i mezzi di comunicazione tacciono, la gente non sa, non comprende, non può comprendere poiché non ha gli strumenti per sapere, la propaganda imperante inganna, la rai è in mano agli organi di governo e rende l’informazione sistematicamente di parte, manipolata, ingannevole, mistificatoria. Avverrà tutto senza che gli italiani se ne rendano conto. Sarà uno tzunami sulla vita di tanti, sui corpi dei giovani senza futuro, sul corpo degli studenti, dei lavoratori, sul corpo delle donne, degli immigrati, sul corpo degli ultimi e dei penultimi, come ben dice, con patos sincero, Dianella Pez. Saremo in pericolo, si piangeranno lacrime di coccodrillo, aggiunge, perché i coccodrilli dopo aver ucciso, piangono.
La sicurezza sul lavoro, differenziata, sarà un massacro portato all’altare del modello economico imperante che di fronte al proprio fallimento, evidentissimo non cede le armi ma rilancia con un individualismo esasperato, una competitività feroce che travolgerà tutti, non solo il Sud, ma tutti i territori più fragili.
Siamo diversi, tante cose ci fanno diversi, ma dobbiamo essere orgogliosi della nostra diversità, ci dice Luigi Ciotti. Ci sono momenti in cui tacere diventa una colpa e in cui parlare, agire, diventa un dovere morale. Dobbiamo ribellarci allo scandalo della povertà, incalza, questo modello economico ha generato milioni di poveri, 6 milioni di poveri in Italia, 1 milione e 400 mila bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta. Siamo allo scandalo dei diritti negati e sarà sempre più così.
Cosa fare innanzi ai cambiamenti epocali
Siamo immersi in cambiamenti epocali, ma negli anni abbiamo già perso tanto, cedendo alle ragioni degli altri, che ora, non resisteremo all’urto finale a cui arriviamo fragilissimi.
Dobbiamo combattere i neutrali e gli indifferenti, riprende, perché il coraggio di tutti nella co-responsabilità è la spina dorsale di un paese. La mafia continua, si è unita, ha creato una unica cabina di regia, è potente e pervasiva come non mai perché è resiliente e si rigenera continuamente, mentre il popolo è diviso, è fragile e i penultimi sono messi sempre contro gli ultimi, la povertà non è solo il risultato di un sistema ingiusto che non funziona, la povertà è funzionale a questo sistema.
C’è bisogno di un sussulto, conclude, di un sollevamento popolare, c’è bisogno di unità.
E questo concetto viene ribadito e rilanciato negli interventi che seguono, come un mantra, da tutti i rappresentanti politici presenti, è davvero l’ultima speranza.
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