Lamezia Terme, ecco “Trame” il 12° Festival dei libri contro le mafie

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A Lamezia Terme dal 21 al 25 giugno, giunto alla sua dodicesima edizione, il Festival contro le mafie TRAME, quest’anno assume una connotazione specifica sul Mediterraneo come crocevia di mafie, di migrazioni e di sogni.

Mediterraneo – crocevia di mafie, migrazioni, sogni

Nell’anteprima di martedì 20 giugno, il focus è stato fatto da Don Giacomo Panizza della comunità Progetto Sud.

Ma l’inaugurazione è avvenuta il giorno successivo 21 giugno.

Iovene – il tema di quest’anno è Il Mediterraneo crocevia di mafie, migrazioni, sogni

Ci spiega il presidente della Fondazione Trame Nuccio Iovine

«L’anteprima di ieri [20 giugno] era dedicata alla Giornata mondiale del Rifugiato in sintonia completa con il tema di quest’anno che è Il Mediterraneo crocevia di mafie, migrazioni, sogni. Quindi l’idea del mare che abbiamo vissuto, abbiamo conosciuto come la culla della civiltà, quella che unisce tre continenti l’Africa l’Asia e l’Europa si è trasformata drammaticamente in un cimitero per migliaia e migliaia di persone che fuggono nei cambiamenti climatici, dalle guerre, dalle persecuzioni religiose. E in questa costrizione all’illegalità in cui vengono trattati i migranti proliferano anche le mafie con il traffico di esseri umani e poi tutte le altre attività che mafia hanno realizzato in quest’ambito. Non a caso il Festival parlerà Malta, di Libia, parlerà di quello che è accaduto nelle relazioni tra paesi diversi nello scambio di favori fra le diverse cosche mafiose.  Basti pensare che il libro di presenteremo stasera del dottore Nicola Gratteri Fuori dai confini. La ‘ndrangheta nel mondo racconta che la ndrangheta è ormai presente in 50 paesi del mondo».

Tenere alta la guardia – la mafia ora pensa a come utilizzare i fondi del PNR

«Su tutti questi aspetti da riflettere e da lavorare e ma lo facciamo per tenere innanzitutto alta la guardia rispetto al problema delle mafie che spesso rischia di essere sottovalutato da quando non ci sono per fortuna più le stragi da quando il sangue non scorre come il successo nel 92 nel 93 forse una percezione che la mafia allora sono meno pericolose meno presenti. No! Le mafie continuano ad esserci. Hanno scelto in questa fase, non hanno rinunciato per sempre alla violenza, hanno scelto in questa fase per non utilizzare la violenza. Però fanno affari, pensano a come utilizzare i fondi del PNR pensano come continuare a investire nel traffico di droga cioè ci sono una serie di attività che continuano ad essere il cuore dell’interesse delle mafie e quindi dobbiamo continuare a vigilare».

Molti gli ospiti che presentano i propri libri ed i giornalisti a condurre gli incontri.

Attesa per la segretaria del PD Elly Schlein ed il procuratore Nicola Gratteri.

L’incontro con la Schlein è condotto dal giornalista Emiliano Fittipaldi. Il tema del dialogo è Contro le mafie una politica radicale.

La prima domanda riguarda l’attività dell’attuale governo nella lotta alla mafia.

Schlein: “La lotta alle mafie è una cosa seria. Io penso che questo governo vada nella direzione opposta

«Questo governo va nella direzione opposta a ciò che serve per innalzare i presidi di legalità, come l’aumento della soglia del contante e l’intervento fatto sul codice degli appalti che apre la strada ai subappalti a cascata. Il partito democratico continuerà a battersi contro la logica di subappalti a cascata per un motivo preciso perché rendono più precario il lavoro rendono più difficili i controlli nella filiera e sempre più difficile risalire a dove si annida lo sfruttamento del lavoro e spesso anche l’infiltrazione criminale.

La lotta alle mafie è una cosa seria e la lotta alle mafie non lo si fa con gli annunci e con le parole ma con i fatti concreti, con la dedizione ogni giorno.

Non soltanto con le misure normative ma anche con un lavoro di prevenzione, con il un lavoro di sostegno alle autorità, alle forze dell’ordine che si occupano di contrasto all’illegalità. – Continua – Ho sentito in questi giorni parole che io trovo estremamente gravi da parte di esponenti del governo. Io penso che sia inaccettabile sentire una presidente del consiglio parlare di pizzo di Stato. Perché è un insulto a tutti quei contribuenti, onesti lavoratrici e lavoratori, che le tasse le pagano anche per chi non le paga. Noi vogliamo ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese. Diciamo al governo non si può fare se non facciamo una seria lotta all’evasione fiscale».

Difesa del reddito di cittadinanza

«Io credo che per essere davvero efficaci nel contrasto alle mafie dobbiamo tenere presente qual è il terreno in cui si insinuano. Ed è il terreno della ricattabilità che deriva dalle difficoltà delle famiglie dalla difficoltà delle persone. Quindi un altro versante di lotta alle mafie più fondamentale è l’emancipazione economica e sociale delle persone». Occorre quindi «avere una risposta dello Stato e delle istituzioni che arrivi nel bisogno prima che si possa insinuare il ricatto delle mafie. Per questo insistiamo su servizi sociali adeguati. Per questo crediamo che quello che stanno facendo con il decreto lavoro sia estremamente sbagliato. Come cancellare l’unico migliorabile strumento di contrasto alle povertà in Italia come reddito di cittadinanza delle persone più fragili e più ricattabili anche più ricattabili rispetto a quelli che sono gli appetiti delle mafie. Quindi da ogni punto di vista penso che questo governo faccia grandi annunci ma poi nei fatti vada nella direzione opposta a quella che servirebbe per un vero contrasto alle mafie».

Entra nel vivo del tema del festival sulla tratta degli schiavi da parte delle mafie

«Parlo soprattutto dell’agricoltura e dell’utilizzo che fanno le mafie come manodopera a basso costo e nella tratta stessa dei migranti. – continua -mi fa impressione il dispiegamento dei mezzi della ricerca per quattro persone mi sembra un sottomarino disperse che comunque hanno pagato credo moltissimo per fare questo, 250.000 €, e trovo del tutto inaccettabile e ingiusto che l’altro giorno, sulle coste greche, a Pylos, non si sia mosso un dito per salvare 750 migranti che avevamo solo la colpa di non tollerare soprusi ingiustizie». Relativamente alle misure europee «Si sta discutendo in questi giorni il nuovo patto sulle migrazioni. Io mi auguro che il Parlamento europeo si batterà duramente quel testo perché quel testo ha enormi problemi perché è un testo che prevede maggiori controlli alle frontiere per le procedure accelerate anche per i minori, ed è un testo su cui il governo Meloni festeggia di aver ottenuto la possibilità di esternalizzare ulteriormente le frontiere. Come se si volesse, con la Tunisia, fare la stessa orrida operazione che è stata fatta con la Turchia di Erdogan. Sei miliardi per bloccare le persone senza curarsi del rispetto dei loro diritti fondamentali. Allora io non credo che sia questo il destino dell’Europa e il motivo per cui abbiamo fatto l’Europa». 

Gratteri: “Il salto di qualità della ndrangheta noi già ce l’abbiamo nel ‘70 con la creazione della Santa

Entra nel vivo dell’argomento sul traffico internazionale delle armi delle mafie il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

Conduce l’incontro il giornalista Angelo Badolati de La Gazzetta del Sud presentando il libro Fuori dai confini. La ‘ndrangheta nel mondo.

«Intanto quando io ero sostituto procuratore Repubblica a Reggio Calabria e mi occupano della dritta che sulla fascia ionica della provincia diverse indagini ci hanno portato in Bosnia in Montenegro dove la ndrangheta andava a fare shopping per comprare bazooka classico, esplosivo. Non tritolo, ma plastico. ci batte mezzo chilo di plastico C4 corrisponde a un quintale di tritolo e allora ricordo che erano prezzi veramente bassi».

Parlando dell’Ucraina fa una premessa. Lui ritiene la Russia un Paese invasore e l’Ucraina un Paese invaso che ha il diritto di difendersi. Ma avverte:

“Le mafie ucraine, in questo momento, non stanno in Ucraina. Sono in Europa, solo nei nostri paesi.”

«Odessa è uno dei porti non più famosi per grandi traffici di armi» precisa il giornalista.

Ribatte Gratteri: ma io ho detto possibile che non si possono tracciare queste armi? Possibile che non si può mettere un GPS per ogni arma che viene consegnata per vedere la tracciabilità? – continua – Noi dobbiamo preoccuparci se queste armi saranno poi vendute alle mafie visto che le mafie italiane, visto che le mafie sudamericane, sono in contatto con le mafie degli europei, e al mercato nero un’arma usa e getta del tipo che vi ho descritto prima, costa 30.000. €30.000 € per i capi, per l’élite della mafia, sono 30 € per me».

Parla dell’evoluzione della mafia e della masso-mafia. Salto di qualità negli anni ’70 con la creazione della Santa

Prima dote di una Società Maggiore, dove un santista avesse proprio una doppia affiliazione, cioè che entrasse a far parte anche di logge massoniche deviate. Quindi avere una doppia affiliazione volevo dire essere, entrare in una loggia massonica deviata. Cioè avere contatti diretti con i quadri della pubblica amministrazione, col mondo delle professioni, col mondo di alcune delle forze dell’ordine e con alcuni magistrati. Perché c’erano anche magistrati. Secondo alcuni collaboratori di giustizia che hanno partecipato, che erano in logge massoniche deviate, che erano incappucciati cioè conosciuti all’orecchio del gran maestro e che hanno partecipato. Quindi il salto di qualità della ndrangheta noi già ce l’abbiamo nel 70 con la creazione della Santa.»

Insomma, una ‘ndrangheta che si interfacciava con i quadri della pubblica amministrazione.

Nel focus su Lamezia – giudice Ferlaino, caso Aversa e i due netturbini

«A Lamezia c’era una ‘ndrangheta di serie A collegata col Crimine di San Luca. Una ’ndrangheta che ha trattato alla pari con le cosche di Cutro»

Sono questi gli accadimenti di mafia di maggiore clamore. Si sofferma brevemente, avendo in più occasioni già espresso il suo parere.

Sul caso dei netturbini Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte furono fatti degli errori procedurali molto gravi. Era il 1991, ora siano nel 2023, lui non può farci nulla.

Relativamente all’omicidio dei coniugi Aversa, al tempo dei fatti a Lamezia vi era una debolezza della polizia giudiziaria e della stessa magistratura.

«Ferlaino ucciso perché era un massone»ma il movente sarebbe un altro

Relativamente all’omicidio del giudice Francesco Ferlaino avvenuto 48 anni fa, ribadisce la sua posizione «Ferlaino era massone e non voleva che nella massoneria entrasse la ‘ndrangheta».

Questo secondo il racconto di alcuni pentiti. Ma secondo altre ricostruzioni il movente sarebbe stato un altro. Ossia lo spostamento del maxiprocesso di Palermo dal capoluogo siciliano a quello calabrese per legittimo sospetto, per come riportato nell’articolo dell’Editorialedomani.   Ferlaino allora era pubblico ministero.

De Magistris: “Le mafie si sono mimetizzate, ormai stanno ovunque utilizzano anche la legalità formale

Giovedì 22 giugno sul palco sale Luigi de Magistris. Presenta il suo libro Fuori dal sistema conversando con il giornalista Rocco Vazzana de Il Dubbio.

Alla domanda del giornalista come conciliare rivoluzione e legalità, risponde: «la rivoluzione la si può fare in tanti modi anche con il diritto. – prosegue riferendosi alla Costituzione

«la più bella Costituzione del mondo si, anche la più inattuata e allora, nel momento in cui mi sono trovato, per meriti, avendo vinto il concorso, e per volontà popolare, il sindaco di Napoli, ho cercato di applicare la Costituzione in modo rivoluzionario e ho potuto constatare, sia facendo il magistrato che il sindaco che purtroppo c’è una distanza molto forte tra legalità e giustizia» prosegue «Le forme più insidiose di ostacolo alla giustizia sono venuti da pezzi rilevanti dello Stato che utilizzano la legalità formale per colpire quelli che non si omologano al sistema».

Continuano gli incontri fino a domenica 25 giugno. Qui il programma.

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