Omaggio al “Pittore” Giosetta Fioroni nella giornata contro la violenza sulle donne

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Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’associazione “Arte, Antichità e Passato Prossimo” ha voluto omaggiare l’artista Giosetta Fioroni.

Perché dedicare questa giornata ad un’artista? Giosetta ha rappresentato, e rappresenta tuttora, uno spartiacque nel mondo dell’arte e nel mondo femminile/femminista. Lei non ama definirsi femminista, e nemmeno “pittrice”. Si definisce “pittore”, con la declinazione al maschile. Lo abbiamo chiesto a Giovanna Adamo, presidente dell’associazione che ha organizzato l’evento.

Sergio D’Ippolito, Giovanna Adamo, Rosella Cerra e Teodolinda Coltellaro

«Tutto è nato per caso, ma mi è sembrata la persona giusta per questa giornata che proprio per la caparbietà, la voglia di come lei volesse fare questo lavoro e nonostante le difficoltà è riuscita a portarla a termine e continuare fino alla tuttora poiché è ancora attiva. Anziché parlare magari delle scarpette rosse, ho pensato di presentare un’artista donna. Che ovviamente è stata sicuramente molto fortunata nella sua vita quindi avvantaggiata anche dalla provenienza familiare, dal ceto familiare, dalle conoscenze, però anche per la sua volontà ferrea di fare questo tipo di lavoro cioè “il pittore” come dice lei preferisce essere definita. Pittore o artista e non pittrice. Le difficoltà a cui mi riferisco – precisa ancora Adamo – sono riferite alle difficoltà del mondo maschile che dominavano negli anni 60».

L’importanza del museo calabrese

E ci tiene a precisare che «Nel 2016 è al Marca di Catanzaro, nel 2017 a Milano per la sua antologica e nel 2018 a Mosca… Qui vorrei sottolineare l’importanza del museo calabrese che anticipa il museo del Novecento di Milano e il Moma di Mosca nell’omaggio ad una donna artista incredibilmente tenace».

Docufilm “Giosetta Fioroni-Pop sentimentale”

È stato proiettato un lungo e coinvolgente video che ha narrato, anche dalla stessa Giosetta, la sua movimentata attività di artista e di donna, raccontata a più voci, da altre donne. Tra queste Paola Pitagora.

Giovanna Adamo e nello schermo Paola Pitagora

Dialoghi e conversazioni d’arte

Ha introdotto lo storico dell’arte Sergio D’Ippolito, che ha inquadrato il personaggio nell’epoca storica risalendo un po’ negli a tutto il primo 900 e poi si è concentrato sugli anni 60. Giosetta è nata nel 1932. Ha quindi attraversato un ampio periodo caratterizzato da una profonda trasformazione nel mondo dell’arte. Cambiano i simboli, i modi di rappresentazione della realtà, i materiali ed i supporti. Lei li usa e li interpreta. Ha vissuto in particolare gli anni ’60 e ’70 del Novecento.

Specifica D’Ippolito «Roma nel decennio degli anni ’60, una città di intellettuali, artisti, cineasti e scrittori. Un periodo storico in cui la capitale era letteralmente l’ombelico del mondo, un crogiolo di idee e sperimentazione artistica che vedeva nell’arte figurativa e nel cinema il cuore da cui tutto si muoveva. Quella che per tutti ormai era la città della “dolce vita” si alimentava dagli intrecci tra teatro sperimentale e arti visive. Era la città di Fellini, Pasolini, Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa. Quest’ultimi due, con altri, fondarono la “Scuola di Piazza del Popolo“, che radunava una serie di artisti, tra cui la pittrice Giosetta Fioroni, o meglio pittore come ella soleva definirsi. Unica figura femminile che con il suo temperamento e la sua creatività riuscì ad imporsi all’interno del gruppo, quando l’arte era ancora una prerogativa maschile. Questi personaggi della cultura erano soliti incontrarsi al caffè Rosati che si affaccia su Piazza del Popolo, da cui il nome del gruppo. La massiccia è costante presenza, in quegli anni a Roma, degli americani ha favorito la diffusione delle sperimentazioni artistiche d’oltreoceano, come L’arte informale e soprattutto la Pop art che troverà gli artisti del gruppo ad assorbire ed reinterpretare in maniera originale l’affermazione dell’arte moderna nella città secolare. Quindi protagonisti della scena culturale di un periodo unico e irripetibile, in cui il grande spettacolo del consumismo di massa si fuse alla sperimentazione avanguardista».

Interventi qualificati e qualificanti hanno contraddistinto il dialogo e la conversazione

Abbiamo chiesto a Teodolinda Coltellaro, noto critico d’arte, di parlarci dell’artista.

«Giosetta Fioroni è stata protagonista di una temperie artistica rivoluzionaria che ha caratterizzato gli anni Sessanta, unica donna del gruppo che viene poi denominato “Scuola di Piazza del Popolo“». Continua precisando che «Nel ’64, quando alla Biennale di Venezia trionfa la Pop Art di Rauschenberg, lei espone un polittico in cui è già avvenuto il passaggio dall’informale ad una figurazione compiutamente Pop. Lei stessa, però, riferendosi alla Pop Art, definisce una netta linea di demarcazione tra la realtà artistica europea e quella americana, un modo diverso di leggere il linguaggio Pop, sottolineando come in Europa si tenda sempre ad una soluzione narrativa rispetto ad una dimostrativa.  Il suo è un lavoro creativo che si dispiega per cicli, in un affascinante viaggio esplorativo di linguaggi che si protrae nel tempo, ripetendo, in questo, la stessa ciclicità del vivere. Però, pur nelle inevitabili trasformazioni evolutive della sua poetica che ogni ciclo comporta, nella sua opera è possibile leggere un’innegabile  continuità ed identità linguistica, forse anche per questo, assolutamente originale per cui il suo compagno Goffredo Parise, per sottolinearne l’unicità del suo stile, definisce  le sue opere “limpide diapositive di sentimenti”».

Teodolinda Coltellaro che regge la celebre serigrafia tratta dal “Doppio liberty” del 1965

Chiediamo alla manager culturale Antonella Bongarzone, se può, un “pittore” come Giosetta Fioroni, essere in qualche modo, vista oggi come moderna icona del femminismo. La Bongarzone osserva che «Nelle opere della Fioroni è possibile percepire la stratificazione emotiva. La tela è il supporto in cui convivono emozioni e sentimenti; attraverso immagini variegate, a volte potenti a livello estetico, a volte più delicate a livello formale. L’osservatore compie una “propria” analisi lasciandosi trascinare dai simboli, dalle parole e dalle immagini». continua rispondendo al quesito iniziale «l’intera produzione della Fioroni assume una veste importante anche in relazione alla questione femminile. Fioroni, unico “pittore”donna legata alla Scuola di Piazza del Popolo, compie scelte iconografiche diverse le sue raffigurazioni, infatti, si concentrano su figure femminili o legate alla sua infanzia per dar voce alle istanze personalistiche. È uno sguardo inedito, che si trasforma in una proiezione, in un riconoscimento, in un’asserzione di esistenza genuina, al di là del sistema delle convenzioni».

Antonella Bongarzone
Una delle opere esposte: “Falce e martello rurale”, 2007, 100×80

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