E’ sulle note dell’Inno di Mameli, cantato in aula da alcuni senatori del Partito Democratico, che si apre la votazione scontata del DDL Calderoli sull’Autonomia differenzia. E’ il provvedimento “propagandistico” più grande della Lega di Matteo Salvini, fortemente voluto (non a caso) prima delle europee di giugno.
Autonomia Differenziata approvata al Senato: recuperare il consenso del Nord
Il mito del Nord continua ad ossessionare la Lega, e la destra in generale. Non è certo un segreto (al massimo è un segreto di Pulcinella) che gli attuali schieramenti di destra affondino le proprie radici in un’area ben circoscritta al centronord Italia. Lo dicono i dati, sia quelli elettorali ma anche quelli dei sondaggi: la crisi della sinistra negli ultimi 20 anni ha consegnato anche le poche roccaforti di consenso allo schieramento avverso.
Che qualcosa sia cambiato, però, è stato notato da molti analisti già nelle ultime elezioni. Dopo la disintegrazione dell’area di centrodestra, che oltre ad aver perso il proprio leader già da tempo aveva perso credibilità, ci si era affannati alla ricerca di un erede politico. Ebbene, quegli “eredi” intenti a tentare di accaparrarsi quei consensi assomigliano molto ai Regni ellenistici (ben 14) dopo la morte di Alessandro Magno: divisi e litigiosi, tutti a caccia della gloria per emulare la leggenda.
Chi c’è davvero riuscito nella politica italiana? In un primo momento Matteo Salvini (col suo 33% alle scorse europee) ma in un secondo momento è emersa forte Giorgia Meloni, decisamente più credibile e spendibile. Tutti e due hanno affondato radici profonde nel Nord Italia, ma sono stati finora credibili anche nel Sud Italia tanto che solo la Campania e la Puglia sono ad oggi “rosse”.
D’altronde la trasformazione da Lega Nord a Lega aveva questo chiaro intento ed il tutto mentre Fratelli d’Italia strabordava dai confini del Lazio. L’effetto dell’allontanamento della Lega dal “suo” Nord era stato emblematico e disastroso, corrispondente al tracollo della nave di cui Matteo Salvini è capitano. Quello spazio l’ha occupato immediatamente Giorgia Meloni, donna, madre e cristiana che si fa chiamare al maschile e viene nominata uomo dell’anno.
In sostanza, l’approvazione dell’Autonomia differenziata non è una vera e propria mossa in favore di questa o quella categoria. Non ha un vero intento propositivo, parliamo di un provvedimento che sicuramente avrà degli effetti (e vedremo quali produrrà) ma che serve principalmente a recuperare consenso nel Nord Italia.
Autonomia differenziata, un’arma a doppio taglio: la destra abbandona il Sud anche politicamente
Ritorniamo all’inno d’Italia, cantato in aula e che ogni tanto i nostri politici dovrebbero ricordare per rammentare ciò che rappresentano. Hanno provato a ricordarlo i senatori del Pd, ma stabilire se ci credano davvero o meno è un azzardo.
In Senato certo non ci sono stati dubbi: il DDL Calderoli è stato approvato in prima lettura con 110 voti favorevoli, solo 64 contrari e 3 astenuti. Una formalità, perché alla Camera dei Deputati i numeri saranno addirittura più solidi.
Il Movimento 5 stelle e il Pd, partiti che cercano di confermare il proprio radicamento territoriale al Sud, cavalcano una feroce opposizione all’Autonomia differenziata.
Una mossa che potrebbe non essere banale e che potrebbe produrre effetti positivi. Il Sud Italia si sente depredato e discriminato da molti decenni e con l’approvazione definitiva dell’autonomia differenzia potrebbe addirittura sentirsi completamente emarginato (più di prima). Certo non un effetto positivo sul consenso della destra al Sud, un distacco completo da quella che fu, in effetti, una politica di berlusconiana memoria.
L’autonomia differenziata è un’arma a doppio taglio. L’impressione e che la mossa politicamente pensata in un modo possa produrre un colpo di coda inaspettato: una perdita grave di consensi da Roma in giù. Voti fondamentali per mantenere una rappresentanza forte sia a livello nazionale che a livello europeo.
L’impressione è che questa concessione di Giorgia Meloni possa far rialzare la testa alla Lega che però pescherebbe proprio in casa sua, depauperando quanto raccolto nel Meridione in questi anni. La realtà, ovviamente come sempre, ce la potrà dire soltanto il voto.