Un inedito Gioacchino da Fiore nella analisi dello studioso Francesco Polopoli
Di Eva Giuliani
Nel suggestivo laboratorio d’arte di Rosella Cerra, il 21 febbraio scorso, si è svolta una interessantissima conversazione tra arte e teologia. L’intrigante colloquio ha avuto come tema “Eva e Adamo. La contrapposizione fra matriarcato e patriarcato. Le sette figlie di Eva e i profeti di Gioacchino da Fiore”.
Nel compimento quasi trentennale ricerca artistica della Cerra sul mito della Grande Madre, ovvero Eva Mitocondriale e le sue sette figlie, l’artista lametina giunge a chiusura del suo percorso con due opere ispirate al “Liber Figurarum” dell’abate Gioacchino da Fiore. Una reinterpretazione anche dei titoli, che diventato Msterium lunae e Filae lunae.
Ad introdurre l’interessante dibattito è stata Antonella Bongarzone, direttrice della Biblioteca e Casa Museo Gullo, che ha richiamato l’attenzione dei presenti sul percorso ancestrale che legano le opere di Rosella con il libro dell’abate florense.
È intervenuto a relazionare sul tema Francesco Polopoli, studioso del Centro Internazionale di Studi Giocamiti, che ha affermato nella sua lectio che Gioacchino da Fiore, uomo d’avanguardia del Medioevo, nel suo Liber abbia descritto una visione piena che comporta e la patri-linearità, e la madri-linearità. Ha continuato Polopoli come nelle tavole del “Liber Figurarum” esistono dei simboli archetipici e degli archetipi, per esempio il cerchio, che sono l’espressione della ciclicità. Cioè il principale simbolo della matrice biologica femminile. Così come nelle opere della Cerra. Ma e esce anche la descrizione di una Calabria quasi mistica, la terra cioè dalla quale avrà inizio l’Era dello Spirito Santo, secondo la descrizione di Gioacchino, ossia come “Terra promotrice della palingenesi e della restituzione spirituale”.
La parola è poi stata ceduta a Giovanni Olivito, vicepresidente dell’Associazione “Cammino di Gioacchino”. Ha esordito affermando che “Ogni sogno diventa un obiettivo quando si interviene con l’azione per poterlo realizzare” e questa sua affermazione ha avuto una doppia valenza sia per quanto riguarda le opere della Cerra sia per ciò che attiene alla mission dell’associazione che, come Gioacchino che ha peregrinato da Celico a San Giocanni in fiore per poi fondare l’abbazia di Corazzo vicino Carlopoli, ha l’obiettivo di far conoscere le cappelle e le bellezze naturali dalla Sila Grande a quella Piccola.
E a proposito di percorsi è intervenuta Elisa Longo, direttrice del Museo Mabos (Museo nel bosco) nella Sila. Ha descritto il “Percorso poetico”, che si sviluppa all’interno di un’area del Mabos con una spirale realizzata da 90 alberi, il cui testo è stato scritto da lei stessa.
La parola è poi passata alla Cerra che ha descritto il percorso di Eva Mitocondriale e delle sue figlie. Di come questa ricerca sia poi approdata a Gioacchino a mezzo della spirale che è liturgica in quest’ultimo ma diventa generatrice nelle sue opere con la finalità di una palingenesi cosmica.
Le conclusioni sono state affidate a Sergio d’Ippolito. Ricollegandosi all’intervento della Cerra ha sottolineato come la spirale sia il punto nevralgico del ventre della donna che permette la continuità della specie umana.
Ha portato i suoi saluti anche Nella Fragale, in rappresentanza della Casa Editrice Grafichèditore che ha pubblicato il catalogo “Eva mitocondriale. Le immutevolezze del tempo”.
L’evento è stato sponsorizzato da G.B. Spadafora, storica azienda orafa che ha dedicato delle intere collezioni al “Liber Figurarum” di Gioacchino da Fiore, che ha anche omaggiato i relatori con delle preziose creazioni del suo laboratorio orafo; dall’Associazione “Cammino di Gioacchino da Fiore” , che da qualche anno sta promuovendo un tragitto che ripercorre le orme dell’abate nella costruzione dell’Ordine Florense; e dalla casa editrice Grafichèditore, dall’Associazione Arte e Antichità Passato Prossimo e dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana sez. Calabria e Basilicata.