A Montecitorio l’incontro per la valorizzazione dei “borghi del Sud”

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Ieri mattina a Roma, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, il convegno dal titolo “Borghi al Sud, una risorsa da valorizzare”, promosso dall’Intergruppo Parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori”, presieduto dall’On.le Alessandro Caramiello, l’iniziativa bipartisan, nata circa due anni fa in Parlamento che registra l’adesione di 50 parlamentari, tra Deputati e Senatori degli opposti schieramenti e che continua a destare grande interesse e curiosità nel mondo politico.
L’evento è stato organizzato di concerto con l’On. Anna Laura Orrico, ex sottosegretario alla cultura e membro dell’Intergruppo, che ha anche moderato i lavori del convegno, e la Presidente dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia, Rosanna Mazzia.

Ad aprire i lavori l’On.le Alessandro Caramiello, presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori”, che ha colto l’occasione per ricordare le attività più recenti dell’Intergruppo, concretizzatesi nell’ultimo anno con la presentazione di tre distinte proposte di legge sul tema dei divari territoriali: sull’”Equità territoriale”, sulla “Tutela delle isole minori” e sull’”Emergenza Vesuvio”.
Caramiello ha evidenziato il lavoro svolto finora indirizzato principalmente a riequilibrare il rapporto tra “centro e periferia”, a tutelare il Mezzogiorno e le aree fragili.


Il Presidente dell’Intergruppo si è detto fortemente convinto dell’enorme significato e del ruolo che questo soggetto istituzionale possa rappresentare per cambiare davvero la prospettiva di un Mezzogiorno che, nonostante le grandi potenzialità che è in grado di esprimere, non è riuscito finora a colmare il divario socio economico, qui presente sin dall’Unità d’Italia. Ecco, quindi, la necessità, ha ricordato Alessandro Caramiello, di occuparsi delle aree fragili, le aree interne con i piccoli borghi che rappresentano effettivamente l’Italia più autentica. Del resto, l’obiettivo – ha aggiunto Caramiello – è quello di avviare un percorso unitario per scrivere una nuova legge per le aree interne a più mani, coinvolgendo direttamente i Sindaci, le associazioni e le comunità presenti in questi territori.
In chiusura della propria introduzione, Alessandro Caramiello ha voluto ribadire con forza che è il Mezzogiorno ad essere la vera locomotiva di crescita che, al contrario della narrazione finora rappresentata, è l’unica che può trainare davvero, verso lo sviluppo, l’intero Paese: “Un nuovo miracolo economico è possibile, a patto che quella locomotiva parta dal Sud e dalle aree fragili ed è proprio per questo motivo che è nato l’Intergruppo parlamentare”.

Nella stessa direzione, particolarmente apprezzato dai numerosi partecipanti ed addetti ai lavori presenti nella prestigiosa Sala Matteotti, l’intervento dell’On.le Anna Laura Orrico, ex sottosegretario alla cultura e membro dell’Intergruppo, che, nel moderare i lavori del convegno, ha sottolineato l’importanza di tutelare con azioni ed iniziative concrete le comunità che animano i borghi e le aree interne, soprattutto del Mezzogiorno, interessate – purtroppo – da gravi fenomeni di spopolamento e depauperamento materiale. Il Parlamento non può sottrarsi a questo compito e ha l’obbligo di incalzare il Governo affinché i borghi e le aree interne possano rivivere, partendo dalle grandi potenzialità economiche che qui vi sono, anche dal punto di vista storico, turistico, naturalistico e della biodiversità.


Anna Laura Orrico ha ricordato che, proprio durante la pandemia, è rinata l’attenzione verso i piccoli comuni e le aree interne ed è stato concepito il “piano nazionale borghi” che è entrato a far parte del PNRR : “sul quale abbiamo cercato innanzitutto di creare un nuovo modo di pensare alla progettualità nell’ambito delle aree interne, cioè una coprogettazione, dove le amministrazioni locali progettano una visione rispetto al futuro di un paese o di un’area insieme alle associazioni del territorio, ai comitati spontanei dei cittadini, alle piccole imprese e ai professionisti. Di quella sperimentazione ora dovremo capire che cosa ha funzionato e che cosa no, perché la politica ha questo dovere, cioè la capacità di analizzare i fenomeni per correggere ed aggiustare il tiro per le prossime iniziate e, al contempo, valorizzare quanto di buono fatto”.

A questo punto, la parola è passata a Rosanna Mazzia, Presidente dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia, che ha spiegato il senso dell’iniziativa con il progetto «Un’altra idea di stare” nei nostri borghi: “dipende dagli occhi con cui li si guarda, dalla consapevolezza che le persone hanno della diversità dello stare in un borgo, senza che questo costituisca necessariamente un “minus” nei confronti della vita in città. Ma “un’altra idea di stare” dipende anche molto da quel che ognuno di noi cerca. Ciò a cui dà più valore. E nelle storie che abbiamo raccolto con il documentario ci sono appunto diverse motivazioni, aspirazioni, bisogni. A volte completamente soddisfatti, a volte no. Abbiamo approfondito luoghi, storie e persone per un racconto di Roseto Capo Spulico che diventa simbolo di un modo di intendere la vita nei borghi che non è qualcosa di “solo” bello. È qualcosa che può anche essere ribelle, non completamente risolto. È qualcosa di autentico, appunto».

La proiezione del docufilm “Un’altra idea di stare

L’occasione dell’incontro alla Camera dei Deputati è stata propizia per proiettare il documentario “Un’altra idea di stare”, un lavoro che ha permesso di esplorare il potenziale dei borghi italiani e delle aree interne, con un momento di riflessione e dibattito su come questi luoghi, spesso trascurati, possano invece diventare una risorsa fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno e del nostro Paese.
Realizzato dall’Associazione Borghi Autentici d’Italia, il docufilm racconta storie di persone, luoghi e comunità che interpretano un nuovo modo di vivere e valorizzare i borghi italiani. Un viaggio emozionante tra le realtà che rendono unico il nostro Paese, esplorando modelli sostenibili per il futuro delle aree interne e delle zone fragili.
l documentario nasce con l’idea di restituire, con l’autenticità di alcune storie personali, uno spunto di riflessione universale sulla visione dei piccoli comuni e delle comunità locali: non borghi cartolina ma comunità ospitali capaci di trattenere i cittadini residenti e di attrarre nuove forme di cittadinanza. L’invito promosso dall’Associazione Borghi Autentici d’Italia è dunque quello ad esplorare prospettive inedite, ad accendere fari per illuminare strade non ancora battute e guidare le comunità verso un futuro sostenibile, equo e ricco di opportunità; un richiamo al protagonismo, per abbracciare il cambiamento e costruire un nuovo modo di abitare i borghi, integrando passato, presente e futuro in un equilibrio capace di promuovere sviluppo.
La narrazione del documentario “Un’altra idea di stare” avviene attraverso le storie personali di protagonisti, tutti attori non professionisti, che scelgono di ritornare (da Torino) nel paese d’origine (Roseto, in Abruzzo) o di trasferirsi qui da altre parti di Italia o addirittura dall’estero (Siria e Polonia), in un confronto emozionante, denso di speranza, tra “restanza” e “tornanza”.

Il dibattito sulla aree interne: tra rischi ed opportunità

Dopo la proiezione del docufilm, si è aperto un ampio dibattito sul futuro e sulle prospettive dei borghi e delle aree fragili, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il Sindaco di Dogliola, Giovanni Giammichele, il già Sindaco di Ercolano, Ciro Iengo, l’economista Giovanni Barretta, del Presidente del Salotto Letterario dell’ENIA, Fabrizio Abbate e di Flavio Albano, protagonista del progetto “Tornanza”, che hanno messo in luce l’importanza di un approccio integrato per la valorizzazione dei borghi, che deve vedere le istituzioni collaborare attivamente con le comunità locali.

In particolare, il Sindaco di Dogliola, Giovanni Giammichele, ha rinnovato al Parlamento: “l’appello dei piccoli Comuni ad un attenzione ancora maggiore sul continuo e massiccio spopolamento che viviamo quotidianamente. Il mio Comune quale oggetto di studio nazionale (nel 1951 contava 1081 abitanti ed oggi solo 280 ). Le fonti di energie rinnovabili promosse dai decreti Ministeriali ( in particolare i parchi Eolici ), non possono assolutamente deturpare il nostro territorio. Radere al suolo intere colline è le pertinenze ad esse connesse sono uno scempio che allontanano qualsiasi forme attrattiva di investimento e abitativa. Il mio appello accorato alle Istituzioni governative Nazionali spero possa trovare pieno accoglimento. Solo attraverso stanziamenti di bilancio adeguati potranno essere contrastati e arginati i fenomeni di desertificazione sociale ed economica di questi territori”.

Flavio Albano ha raccontato il progetto “Tornanza”, con l’invito ai presenti per il prossimo 27 febbraio in fiera del Levante per il I° Forum della Tornanza. Si tratta di un progetto, ha detto Albano, che: “mira a trattare la tematica del rientro e dello spopolamento dei nostri paesi. Dopo il covid abbiamo mappato moltissimi casi di rientro e il fenomeno si caratterizza per l’elevato potere innovativo poiché chi rientra dopo aver lavorato all’estero torna per impattare sul territorio perché riesce a vedere con occhi diversi ciò che ha lasciato. È un fenomeno economico, antropologico ma anche molto emotivo, oltre che narrativo visto che c’è la narrazione di territori bellissimi. Abbiamo fatto diverse attività, tra cui un libro, dei video-podcast con oltre 2 mln di visualizzazioni e dei festival dal vivo. Il tema è caldissimo, siamo usciti praticamente su gran parte della stampa nazionale e stiamo partecipando alla stesura della Legge Tornanza in Basilicata”.

E’ stata, quindi, la volta di Giovanni Barretta, economista e componente dell’Ufficio di Presidenza dell’Intergruppo, che ha ricordato che le “aree interne” sono quei territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali e troppo spesso abbandonati, che però coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale, il 52,7% dei Comuni ed il 22% della popolazione: “L’Italia più “vera” ed anche più autentica, la cui esigenza primaria è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare”.
In merito, occorre dire che la prima chiara individuazione delle aree interne con la SNAI (Strategia Nazionale delle aree Interne) è avvenuta nel 2013 ad opera dell’Agenzia per la Coesione Territoriale con l’allora ministro Fabrizio Barca.
Tuttavia, a consuntivo della strategia messa in campo dalla SNAI – ad avviso di Giovanni Barretta – emerge un quadro della situazione assolutamente incerto e non entusiasmante, atteso che gli strumenti messi in campo si sono rivelati piuttosto complessi dal punto di vista procedurale, tanto che i progetti sono rimasti per lo più affogati in pastoie burocratiche interminabili che ne hanno minato la possibilità di completamento o addirittura di esecuzione: ”si pone la necessità di ridiscutere la stessa impostazione della politica SNAI con anche quella della loro perimetrazione e classificazione, atteso che, dal 2013 ad oggi, non ha dimostrato di funzionare e rispondere alle esigenze di questi territori”. Ad avviso dell’economista campano: “Non è possibile invertire i trend demografici e lo spopolamento di questi territori se non se ne riconosce una loro specificità e specialità. Non si può procedere, come il Governo nazionale sta facendo già da qualche decennio, ad un impoverimento dei servizi presenti sul territorio attraverso il trasferimento di funzioni e strutture organizzative verso il centro, in nome dell’economicità di gestione e dell’efficienza amministrativa. La centralizzazione di servizi e funzioni, spostati verso i grandi centri, ha determinato in questi territori un isolamento ed una loro marginalità ancora maggiori”.


Secondo Giovanni Barretta, nell’organizzare i servizi pubblici, lo Stato non può usare gli stessi criteri in tutto il Paese:”in questo modo, piuttosto che assicurare l’uniformità di trattamento (verso i cittadini e i territori) che si propone, determina – al contrario – gravi situazioni di iniquità ed ingiustizia sociale, visto che si registrano situazioni molto diverse su base territoriale, da Nord a Sud, dal Centro alle Periferie, dalla fascia costiera alle aree interne. Si pensi ai servizi legati all’istruzione, alla sanità e alla mobilità. Ad esempio non si può utilizzare per un piccolo comune e un’area interna lo stesso criterio del dimensionamento scolastico valido per un grande centro per organizzare il sistema di istruzione sul territorio“. Sul punto, Barretta ha ammonito i rappresentanti istituzionali presenti all’incontro, affermando che si impone una nuova strategia che, anche a costo di rinunziare alle economie di scala e all’efficienza amministrativa, mantenga le strutture organizzative e le funzioni pubbliche sui territori fragili.

A concludere i lavori, Alessandro Caramiello che si è detto convinto che: ” investire nei borghi non sia solo una questione di preservare il patrimonio culturale, ma rappresenti anche un’opportunità per creare lavoro e stimolare un futuro migliore per tutti noi. È tempo di riconoscere e valorizzare le nostre aree fragili non solo come tesori del passato, ma come pilastri del nostro futuro. Insieme, possiamo costruire un’Italia più forte e coesa, dove ogni angolo del territorio ha il suo valore e la sua storia da raccontare”.

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