Bullismo: storie di quotidiana violenza

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Secondo un’indagine condotta dall’ISTAT oltre il 10% dei ragazzi di età compresa tra 11 e 13 anni subisce atti di Bullismo, con percentuali più elevate nel caso di quelli stranieri. Sale invece al 19,8% quella di studenti oggetto di violenza con minore sistematicità. Il fenomeno si registra dunque nel triennio della Scuola secondaria di primo grado e tende a ridursi nel quinquennio delle superiori. Un dato da non sottovalutare è che molti casi di Bullismo non vengono denunciati o peggio non “percepiti” dalle famiglie e/o dalla Scuola. Spesso infatti appare arduo riuscire a cogliere i precisi segnali che le vittime cercano di trasmettere.

Il Bullo: come agisce e sceglie le sue vittime

La scelta del bersaglio non è mai casuale: esso si identifica di frequente in un adolescente che viene percepito come “debole”. Il Bullo agisce in modo lucido e consapevole. Il suo atteggiamento mira a deridere ed umiliare la vittima con offese in prevalenza sull’aspetto fisico e il rendimento scolastico. A questo si aggiungono non di rado, spintoni, calci e percosse. Esso agisce indisturbato e con intenzionalità soprattutto durante le pause dell’orario scolastico e quelle legate alle attività sportive.

La vittima: i segnali che non vanno ignorati

La conseguenza più diretta del Bullismo è l’isolamento, la difficoltà a parlarne e la vergogna, quest’ultima derivante da un livello precario di autostima. A complicare la situazione, oltre alle azioni del bullo, c’è il ruolo non secondario svolto dai sodali. Ovvero, spettatori compiaciuti che si identificano con un modello negativo. Di riflesso la vittima, non riuscendo o non potendo difendersi, tende a sfogare la propria rabbia nel contesto familiare. Essa inoltre tende ad evitare la Scuola adducendo malanni alla testa, alla pancia, ecc. e vive il contesto di studio con una insolita ansia.

Scuola e Famiglia: un binomio spesso su binari distanti

Dalle iniziative lodevoli al porre in essere strategie efficaci per contrastare il Bullismo il passo è talvolta lungo o inesistente. Ciò che si osserva, in primis nelle famiglie e poi nella Scuola è la tendenza a sottovalutare la gravità del fenomeno, minimizzando e giustificando questo genere di violenza. Alle volte, sono proprio gli insegnanti dotati di scarsa professionalità ad attuare atteggiamenti discriminatori e lesivi a seguito di un rendimento scolastico non soddisfacente delle vittime. Il che, agli occhi del Bullo, si trasforma in un’arma in più.

Il Bullismo è reato in Italia?

Allo stato attuale il Bullismo non è ancora configurato come reato specifico ma è comunque perseguibile sotto altre forme. Se quindi lo scenario legislativo offre comunque elementi per avviare un contenzioso, lo stesso non si può dire per l’omertà e la totale indifferenza che le famiglie di un adolescente bullizzato subiscono. Non di rado, l’unica soluzione alla quale ricorrere è il trasferimento in un altro contesto scolastico, magari meno propenso a minimizzare il fenomeno e ad attuare misure educative ed efficaci. Circostanza che si verifica più spesso di quanto si creda. Il che, come accaduto di recente in una cittadina campana, ha un connotato grottesco: il cattivo diventa il buono e viene applaudito.

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