Sta diventando peggio di una telenovela quella che vede il sottosegretario al Ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, tergiversare sulle dimissioni annunciate a seguito dell’indagine che lo vede coinvolto.
Vittorio Sgarbi ha dichiarato in un’intervista al “Corriere della Sera” che aspetta di consegnare le dimissioni da sottosegretario alla Cultura direttamente nelle mani di Giorgia Meloni, ma sottolinea che non si dimette a causa del parere dell’Antitrust, definito “antinomico e contraddittorio”. In merito all’ipotesi di revocare le dimissioni, Sgarbi afferma categoricamente di non considerare questa opzione, indipendentemente dall’esito del giudizio del Tar. L’Antitrust aveva prima dichiarato la compatibilità delle sue attività con la carica, per poi cambiare idea, definendo le stesse attività incompatibili. Sgarbi sostiene che l’Antitrust abbia preso una decisione politica, evitando così a Giorgia Meloni di dover prendere posizione sulla sua permanenza. L’ex critico d’arte avverte che anche altri ministri potrebbero trovarsi nella sua stessa situazione in futuro, sottolineando che gli “elementi oggettivi” possono emergere in qualsiasi momento.
Come riporta l’agenzia di stampa Nova: “L’ho detto e lo confermo, aspetto di consegnare” le mie dimissioni “nelle mani di Giorgia Meloni. Però sia ben chiaro una cosa. Non mi dimetto per il parere dell’Antitrust che è antinomico e contraddittorio. Per adesso comunque è più preciso dire che mi autosospendo. Aspetto il giudizio del Tar”. Lo dice Vittorio Sgarbi in un’intervista al “Corriere della Sera” riferendosi alle sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura. Sull’ipotesi di una revoca delle dimissioni, Sgarbi smentisce: “No, qualunque sia l’esito, le dimissioni non le revoco”, anche se il pronunciamento dell’Antitrust è “contraddittorio”. “Prima, in un documento del 16 maggio, dice che la mia carica è compatibile con le mie diciannove tra attività e funzioni. Poi cambia idea e le trova incompatibili”. E sulle parole della premier, che ha accolto le sue dimissioni perché aveva dati oggettivi, l’ex critico d’arte commenta: “Ha ragione. Del resto l’Antitrust ha fatto una scelta politica proprio per questo”, ovvero “ha voluto sollevare Giorgia Meloni dal dover scegliere sulla mia posizione. Altrimenti non si spiega come l’Antitrust abbia potuto contraddire sé stessa”, commenta Sgarbi. E per gli altri ministri che potrebbero trovarsi nella sua stessa posizione, il sottosegretario conclude: “Per loro gli elementi oggettivi non ci sono. Però possono arrivare in qualsiasi momento anche per loro”.
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