Il racconto della politica italiana ed estera.
Il complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’. Agli ‘affari pubblici’ di una determinata comunità di uomini. Il termine deriva dal greco pòlis («città-Stato»). Sulla scia dell’opera di Aristotele Politica ha anche a lungo indicato l’insieme delle dottrine e dei saperi che hanno per oggetto questa specifica dimensione dell’agire associato.
L’esercizio della p. in una comunità di cittadini è da ricondursi alle pòleis greche, sorte tra l’8° e il 7° sec. a.C. I due maggiori teorici antichi della p. furono Platone, fautore di un ordine politico fortemente unitario, fondato su una rigida gerarchia sociale in grado di evitare conflitti distruttivi, e Aristotele, che individuò nell’uomo «un animale politico» e analizzò le forme di governo e le loro degenerazioni.
L’Età moderna fu caratterizzata in Europa dal primato delle monarchie assolute. Nelle quali il potere del sovrano era l’ultima legittimazione della legge (rex legibus solutus). Le rivoluzioni inglesi e francesi contro l’assolutismo (17°-fine del 18° sec.) condussero a un profondo mutamento delle basi della p. e dei soggetti in essa coinvolti: aristocrazia e ceti borghesi, sostenuti da settori popolari, posero fine all’assolutismo monarchico dando origine a regimi liberali e parlamentari, caratterizzati dalla divisione dei poteri, dal sistema rappresentativo-parlamentare, dalle libertà civili e politiche.