Il vasto mondo dello sport: calcio, basket, pallavolo, pallanuoto e tanto altro.
Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui tale attività si realizza, praticati nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (accompagnandosi o differenziandosi, così, dal gioco in senso proprio), sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, proprio di ogni attività lavorativa.
Pratica e larga diffusione di numerosi s. (come il calcio, il ciclismo, il pugilato) su basi professionistiche collegano il termine s. al suo significato etimologico (attraverso l’ingl. sport dal fr. ant. desport «diporto») in relazione non tanto all’attività svolta dagli atleti quanto al divertimento che ne traggono gli spettatori, appassionandosi in vario modo allo svolgimento e all’esito delle gare.
L’evoluzione della pratica sportiva e del suo significato terminologico è collegata strettamente al posto che essa ha occupato nella società, alla considerazione che le è stata o le è dedicata in un determinato contesto culturale, politico ed economico.
In linea generale si parte da una identificazione tra s. ed educazione fisica, per arrivare a una identificazione tra pratica dilettantistica e pratica professionistica.
L’educazione fisica, da parte sua, è uno strumento di carattere sostanzialmente pedagogico; lo s. possiede, invece, caratteristiche specifiche di agonismo e di volontarismo; e, quando il desiderio della vittoria diventa il solo obiettivo della pratica sportiva, quando l’atleta riceve un compenso per questa pratica e ne fa l’attività prevalente, se non esclusiva, della propria esistenza, quando al servizio del singolo o della squadra viene allestita una complessa organizzazione economica, amministrativa e scientifico-sanitaria, allora si entra nella sfera del professionismo, e lo s. assume caratteristiche completamente diverse.
Dalla sfera ricreativa si passa a quella dello spettacolo che, sia pure in forme particolarissime e mai completamente staccate dal fervore agonistico, obbedisce a regole autonome ed è condizionato dalle esigenze tipiche di ogni processo economico.
Intorno al fenomeno professionistico si crea un particolare ambiente nel quale allo spettatore occasionale o al semplice appassionato si sovrappone frequentemente il sostenitore, il fanatico, il ‘tifoso’ (secondo il fortunato neologismo che si afferma in Italia al principio degli anni 1930).
Numerose attività atletiche furono praticate nel mondo antico, sia in Oriente sia in Occidente, sin da epoche remote, con carattere ora sacrale, ora educativo, ora agonistico o come forma di preparazione militare.
Ma fu in Grecia che lo s. assunse le caratteristiche di un fenomeno di larga diffusione, per taluni aspetti simile a quello dei tempi moderni, sia per il numero e l’importanza delle competizioni, sia per il loro accurato regolamento, sia infine per l’impetuosa fioritura di un professionismo e di un ‘divismo’ che entrarono profondamente nel costume della civiltà ellenica. Il centro di questa civiltà, nell’epoca classica, fu il santuario di Olimpia, nell’Elide.
Anche se attività atletiche connesse a pratiche cultuali e rituali venivano con ogni probabilità svolte in epoca precedente, l’istituzione dei Giochi olimpici, l’evoluzione dello s. greco coincide fondamentalmente con la storia delle Olimpiadi, che si prolungarono per circa dodici secoli, dalla prima edizione del 776 a.C. all’ultima del 393 d.C.
Competizioni panelleniche a carattere periodico si svolgevano pure a Delfi, sull’Istmo di Corinto, a Nemea, in altre pòleis, tutte dotate di notevoli impianti per lo svolgimento di molteplici manifestazioni, comprendenti gare di corsa, di lotta, di pugilato ecc. o competizioni ippiche.
Ciò che rimase, tuttavia, a caratterizzare le Olimpiadi classiche e ad assicurarne la diffusione furono fondamentalmente due condizioni: la tregua dei conflitti armati per tutta la durata dei Giochi e l’affermazione del loro carattere sacro mediante un sacrificio offerto a Eracle, patrono designato degli atleti e mitologico fondatore della manifestazione.
In realtà, nella Grecia classica, tre motivi di fondo ispirarono il movimento sportivo: uno, di carattere eugenetico e religioso, atteneva alla concezione ellenica dell’uomo come misura di tutte le cose e dunque anche della natura; il secondo motivo, di carattere estetico, nasceva dal culto della bellezza e quindi del corpo come suo simbolo concreto; un terzo, di carattere funzionale, concerneva l’educazione militare della gioventù.