CdM a Cutro: tensione in conferenza stampa, contestazioni all’esterno

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Il Cdm si è svolto a Cutro tra polemiche e tensioni. Meloni, Salvini e Tajani in conferenza stampa parlano di caccia agli scafisti e dimenticano le vittime. Su un muro, sulla strada che porta a Cutro, è stato scritto: “Cutro e la Calabria come Siria e Pakistan: abbandonati a sé stessi”.

di Rosella Cerra

Un popolo diviso. Una sfilata di auto presidenziali accolta nel piccolo borgo fra gli applausi e le accuse.

Le urla “Vergogna” e “assassini”, e le scritte “Benvenuti nel nulla” e “Not in my name”

Dopo le proteste dei familiari delle vittime sul destino delle salme dei propri congiunti, le polemiche per la sistemazione precaria dei sopravvissuti alla strage, non si placano le critiche su come è stata gestita l’intera vicenda. Ed al passaggio delle auto presidenziali, i manifestanti lanciano pupazzi di peluche, come quelli ritrovati sulla spiaggia di Cutro,

Centro d’accoglienza Sant’Anna di Crotone al collasso

Persino il sindaco di Crotone Vincenzo Voce polemizza sul fatto di non essere stato invitato a Cutro al CdM. Parla di uno “sgarbo istituzionale”.

Eppure, Crotone, a suo avviso, avrebbe fatto tanto per i migranti. Ricordiamo che è la sede di un centro d’accoglienza molto importante. Ha spesso sofferto di sovraffollamento e di aver superato il limite massimo di capienza. È qui che vengono portati i migranti nella prima fase di accoglienza dopo gli sbarchi. Anche da fuori regione, persino da Lampedusa. Nel novembre appena passato si registravano 1.100 ospiti, con una capienza massima invece, di 640 posti, rischiando quindi il collasso.

CdM: tensioni con i giornalisti in conferenza stampa. Meloni: “Qualche giornale deve correggere i propri titoli”

Alla fine del Consiglio dei Ministri, si è tenuta la conferenza stampa, con momenti di tensione con i giornalisti.

Alla domanda di una giornalista “Ci viene spiegato da chi opera che a seguito dei decreti sicurezza e di tavoli tecnici interministeriali sono stati impartiti dal livello politico alcune disposizioni tattiche che prevedono che la guardia costiera possa intervenire solo se viene dichiarato l’evento Sar. (…) Allora questo può creare una specie di corto circuito nelle comunicazioni. Volevo sapere se vi eravate interrogati su questo e se pensate di fare qualcosa”.

Una risposta stizzita quella della premier:  “Allora al netto del fatto che torniamo su una materia che è stata spiegata circa ormai 10 volte però ci torno volentieri perché Io credo che davvero ci sia una strumentalità nel tentativo di dimostrare che per forza l’Italia non ha fatto qualcosa che poteva fare e mi corre l’obbligo di segnalare che non è un bel messaggio che noi diamo anche fuori dai nostri confini nazionali. lo dico riguardo ad alcuni titoli che ho letto, l’ho già discusso con i colleghi”.

E difende l’operato del governo: “Noi non abbiamo potuto fare di più di quello che è stato fatto e abbiamo visto una tragedia però signori insisto e torno sul tema: qualcuno pensa davvero che il governo e le istituzioni italiane potessero fare qualcosa che non hanno voluto fare? No, se non lo pensate, qualcuno deve correggere i suoi titoli perché non è un bel messaggio e perché noi abbiamo fatto sempre tutto quello che potevamo fare però scusate colleghi però così non va (…)”.

C’è mormorio e confusione in sala. I giornalisti non ci stanno ad essere accusati di aver travisato, o meglio a vedere travisato il proprio lavoro di cronisti. E rincara l’accusa la premier:

“Quello che io voglio capire è voi ritenete, qualcuno qui ritiene, che le autorità italiane volutamente non abbiano fatto qualcosa che potevano fare? No perfetto questa è già una risposta, perché non è quello che ho letto. Questa è già una risposta, non è quello che ho letto. (…).  Quindi se qualcuno dice che c’è stata una volontà o lascia intendere che c’è stata una volontà o lascia intendere che ci sia diciamo delle istituzioni che si girano dall’altra parte, questo per me è molto grave, questo per me è molto grave non per la credibilità mia o del governo per la credibilità della nazione che io rappresento”.

 A fare riscaldare ancora di più gli animi, una domanda di un giornalista Silvio Gasparetti: “Una considerazione su quel che è accaduto relativamente alla tragedia di Cutro, nessuno signor presidente, di buonsenso penso che possa mai dire che qualcuno nel governo abbia delle responsabilità dolose in questa tragedia. Alla luce però della mia piccola esperienza faccio il cronista in questa in questa provincia dal 97. Abbiamo assistito a decine, decine e decine di sbarchi in cui non è mai capitato un episodio del genere sia come Sar sia come operazione di polizia. Le motovedette della Guardia di finanza arrivavano a prenderli, arrivavano a prendere il barcone, i barconi e chiudo subito. Ci poniamo, ci dobbiamo porre una domanda. Che cosa è successo la notte tra il 25 e il 26; è logico che te le poniamo tutte queste domande perché sono morte 72 persone, semplicemente questo”.

La premier risponde che “è ovvio che bisogna porsi le domande però poiché mi pare che le risposte siano state chiare … ok o perfetto secondo voi no? quindi voi state dicendo che c’è stata una volontà ….”.

C’è di nuovo confusione e tensione in aula. Un’accusa rivolta ai giornalisti che appare pesante. Va avanti.

La Meloni in conferenza stampa post CdM difende la linea del Governo: “Dare la caccia gli scafisti su tutto il globo terracqueo”

“Se qualcuno pensa che i fatti del 26 Febbraio ci abbiano indotto a modificare la nostra linea in tema di immigrazione sbaglia di grosso. Io credo che quello che è accaduto a Cutro sia la conferma, la dimostrazione, che non c’è politica più responsabile di quella finalizzata a rompere la tratta degli scafisti. Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo; quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo”.

Invoca una collaborazione con gli altri della Comunità europea e oltre in “accordi bilaterali” : “più tu mi aiuti a combattere la tratta e uniformi la tua giurisdizione alla mia più io ricambio lo sforzo coi flussi legali per consentire a persone di entrare legalmente”

Relativamente all’inasprimento delle pene che gli scafisti precisa: Il reato di traffico diventa universale, cercheremo gli scafisti anche fuori Italia. Questa è la norma principale del decreto”.

Le dichiarazioni della Meloni al CdM e la militarizzazione del mare: “rompere la tratta degli scafisti”

Nel merito entra l’articolo 6 del Decreto:

“Chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, quando il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante, è punito con la reclusione da venti a trenta anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone”.

Ma quello che sta facendo discutere è l’articolo 10 del decreto “Potenziamento della sorveglianza marittima”.

Alla normativa precedente, comma 3, articolo 22, del decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4, dopo le parole: ”ed agli agenti giurati di cui al comma 4”, viene aggiunto il periodo: “… e, compatibilmente con i preminenti compiti militari, ai Comandanti delle navi da guerra al di fuori delle acque territoriali e dell’area di mare internazionalmente definita come zona contigua”.

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