La Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le proroghe richieste dalla regione Sicilia sul demanio marittimo perché in violazione con la direttiva Bolkestein dell’Unione europea.
Le proroghe siciliane vanno contro L’Unione europea
Con la sentenza n. 109, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le proroghe richieste dalla Sicilia per la gestione del demanio marittimo. Come si legge nella dichiarazione, le proroghe sono in contrasto con la legge di Stabilità regionale 2023-2025, articolo 36, con la quale era stato confermato lo slittamento al 30 aprile 2023, termine ultimo per presentare le domande di rinnovo delle concessioni balneari.
La decisione della Corte costituzionale ha riportato il tema delle concessioni balneari è tornato alla ribalta per l’ennesima volta, un sia per l’inasprirsi dello scontro politico, anche in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, che per l’avvicinarsi della stagione estiva. La questione era stata posta dal governo, che rimproverava al legislatore siciliano di aver ecceduto dalle competenze violando la direttiva Bolkestein. Il differimento al 30 aprile 2023 del termine, secondo il governo, «corrobora la proroga delle concessioni demaniali marittime fino al 31 dicembre 2033», nonostante la legge statale avesse abrogato nel 2022 la proroga fino a quella data.
Cosa prevede la direttiva Bolkestein?
Dal nome del suo promotore, la direttiva Bolkestein ha l’obiettivo di garantire il rispetto della libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. Nello specifico, si punta a semplificare le procedure amministrative e burocratiche per esercitare temporaneamente un’attività all’interno di un Paese europeo. In tal modo, ogni cittadino appartenente all’Unione europea può proporre la propria attività liberamente senza vincoli.
Nel caso delle concessioni balneari, la direttiva Bolkestein impone che tali concessioni siano assegnate attraverso procedure di gara trasparenti e competitive.
Governo Meloni ed i “blitz nei lidi“
In Italia la questione delle concessioni balneari ha suscitato numerose critiche, sia tra i partiti politici che tra le istituzioni.
Come affermato in precedenza, il governo Meloni aveva prorogato tutte le concessioni in scadenza fino alla fine del 2024. Tale decisione è stata da subito critica dal Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo italiano, il quale non solo ha annullato la proroga, ma ha anche stabilito che le concessioni scadute a fine 2023 non sono più valide e che i Comuni devono rapidamente avviare nuove gare per assegnarle.
Nel frattempo le forze politiche d’opposizione stanno protestando per la realizzazione di una riforma delle concessioni balneari che sia in linea con la direttiva comunitaria. Negli ultimi giorni, il segretario dei Radicali Italiani Matteo Hallissey e lo streamer Ivan Grieco hanno occupato simbolicamente una spiaggia ad Ostia con l’obiettivo di ribadire che «le spiagge sono un bene pubblico e le concessioni non sono un diritto ereditario».
«La situazione delle concessioni è grottesca. La recente sentenza del Consiglio di Stato certifica che i balneari sono degli abusivi, con in mano proroghe che, in realtà, non valgono nulla. Prelazione, valore aziendale, tutela di chi ha investito sono argomenti su cui ragionare. Ma finora si sono rivelati solo espedienti per perdere altro tempo e lasciare tutto in mano alla tirannia delle lobby» ha scritto il leader dei radicali sui suoi canali social.