Ieri mattina a Benevento, presso la sede del Rettorato dell’Unisannio, l’omaggio a Marco Polo a 700 anni dalla sua morte, in un interessante incontro,organizzato dal DEMM (Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi) dell’Università degli Studi del Sannio, con i Lions Club di Benevento Host e Arco Traiano. All’iniziativa hanno partecipato alunni e docenti di diversi istituti scolastici della città, con il Liceo Classico “Pietro Giannone”, il Liceo Scientifico “Gaetano Rummo”, l’Istituto Paritario Liceo Classico “De La Salle” e l’Istituto Comprensivo “Giovanni Pascoli”; molte altre scolaresche hanno seguito i lavori da remoto, in diretta streaming.
La giornata di celebrazione della figura di Marco Polo si è aperta con gli indirizzi di saluto rivolti dal Sindaco, Clemente Mastella, da Stefania Pavone, presidente Lions Club Benevento Host, da Mariateresa Spina, presidente Lions Club Benevento Arco Traiano, da Gianluca Tomaciello, presidente Lions Club zona 12, Aurelio Bellucci, presidente Lions Club della 5° circoscrizione. Per l’Università del Sannio, a causa dell’impossibilità a presenziare all’evento da parte del Rettore (Gerardo Canfora) e del Direttore Dipartimento DEMM (Gaetano Natullo), per concomitanti impegni istituzionali, è toccato al prof. Guido Tortorella Esposito (docente presso l’Unisannio di “Storia del pensiero economico”), il compito di salutare gli intervenuti, tenendo anche il ruolo di moderatore del dibattito.
Ad introdurre i lavori é stata chiamata Milly Pati Chica (presidente distrettuale del service Lions Club) che, con un appassionante invito rivolto ai numerosi studenti presenti, ha voluto ricordare, facendone una puntuale ricostruzione, l’intrigante profilo di Marco Polo, viaggiatore, mercante, ambasciatore e scrittore veneziano, autore dell’indimenticabile opera letteraria “Il Milione”, in cui racconta i suoi viaggi in Estremo Oriente e in Cina, una vera e propria enciclopedia geografica che riunisce le conoscenze essenziali sull’Asia in Europa alla fine del XIII secolo.
L’analisi socio-economica nelle relazioni degli esperti
I lavori sono, quindi, entrati nel vivo con le relazioni di Vittoria Ferrandino (professoressa di “Storia economica” dell’Unisannio), Rita Mascolo (professoressa di “Storia del pensiero economico”, presso la LUISS “Guido Carli” di Roma), e Carmen Vita (professoressa di “Storia del pensiero economico” dell’Unisannio). Le approfondite analisi di tipo socio-economico svolte dagli economisti intervenuti hanno consentito di ricostruire non solo il profilo di Marco Polo, mercante e scrittore veneziano, quanto piuttosto la modernità del suo messaggio, nei nuovi scenari macroeconomici internazionali che si delineano nel tempo della globalizzazione, nell’ambito del rapporto tra Europa ed Estremo Oriente e, più particolarmente, tra l’Italia e Cina, nella rivisitazione degli antichi collegamenti ed itinerari commerciali attraverso la “Via della Seta” con le nuove prospettive di sviluppo che si aprono sul piano economico e sociale.
Il moderatore Guido Tortorella Esposito, nel presentare i relatori, ha voluto anch’egli rivolgere un chiaro invito ai giovani a viaggiare, facendolo – però – nel modo giusto, non da banali consumatori, ma scoprendo davvero i luoghi nuovi che si visitano, apprendendone la storia, le tradizioni, gli stili di vita, entrando in contatto con le persone che li abitano ed animano. Il turismo di oggi in Italia nelle città d’arte, ha ricordato l’economista Tortorella Esposito, pare – invece – più interessato a consumare “bulimicamente” ogni sorta di pietanza alimentare, piuttosto che scoprire le incredibili bellezze storiche di quei luoghi, miseramente ignorate; spesso i centri storici diventano delle enormi friggitorie all’aperto, mentre nessuno si accorge dell’immenso patrimonio artistico-culturale qui presente. Nel caso di Napoli, ad esempio, è frequente assistere a file interminabili di avventori nei pressi di fast food e pizzerie, mentre accanto, in sale quasi deserte, è esposto un quadro di Caravaggio. Il viaggio, come è stato per Marco Polo, deve essere – invece – un’occasione di scoperta, come esperienza di contaminazione ed arricchimento. La seconda riflessione del moderatore del dibattito è stata, invece, rivolta al “mercato”, che noi oggi consideriamo fondamentalmente come luogo di compravendita, ricordando che: ”nel Medioevo, e Marco Polo ce lo insegna, il mercato era soprattutto un luogo di incontro tra le persone, per stabilire relazioni e si poneva come occasione di civilizzazione. Uno dei motivi per cui le nostre economie vanno male sta nel fatto che un mercato dove non ci sono relazioni finisce col diventare predatorio, luogo dove il più forte vince “ e, quindi, vincono le diseguaglianze personali e territoriali, continua Guido Tortorella Esposito, pensando “ai paesi c.d. pigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), depredati delle loro ricchezze da parte di quelli del Nord Europa”, com’è stato con la moneta unica e, come avvenuto più di recente nel nostro Paese, con la riforma dell’autonomia differenziata, emblema degli egoismi e delle diseguaglianze territoriali. Per non parlare delle inaccettabili diseguaglianze personali presenti in un mondo dove, in alcuni paesi si concentra la massima ricchezza e in altri la povertà assoluta, con problemi anche su base regionale, se si pensa al fatto – conclude Tortorella Esposito – ” che il grosso della povertà è concentrato (paradossalmente) negli Stati Uniti, in Indonesia, in Cina e in India, (dove c’è poca gente che si arricchisce in maniera smisurata e tutto il resto della popolazione che vive nella povertà assoluta)”.
La prima relazione scientifica è stata svolta da Vittoria Ferrandino che ha ricostruito approfonditamente il percorso storico della “Via della Seta”, ricordandone l’importanza e strategicità attuali, invitando gli studenti a comprendere le motivazioni economiche e sociali che hanno portato la Cina a rivestire il ruolo che oggi ha nel mondo e le ragioni per cui il governo cinese spinge tuttora allo sviluppo di questo antico itinerario commerciale. L’economista Ferrandino ha evidenziato come il progetto della nuova Via della Seta si giustifichi sia con l’esigenza che la Cina ha di aprirsi alle relazioni esterne, che per ragioni di carattere interno, ritrovandosi come paese con fortissima vocazione all’esportazione, a subire – per effetto delle più recenti crisi finanziarie mondiali – i contraccolpi di una forte contrazione della domanda delle sue merci da parte dei mercati occidentali (europeo e americano). A questo punto, ha aggiunto Vittoria Ferrandino, la Cina: “ha dovuto riprendere il progetto della Via della Seta e, all’esigenza di avere nuovi sbocchi commerciali, si è aggiunta quella di integrare economicamente le aree più occidentali del paese; la conferma si è avuta nel 2014, in occasione delle Olimpiadi invernali, tenutesi a Sochi, nel Caucaso, quando il presidente cinese e quello russo, incontrandosi, hanno stipulato un accordo formale per riprendere il progetto di quest’ antico itinerario commerciale, anche attraverso la realizzazione di un diretto collegamento ferroviario, prevedendo le relative dotazioni finanziarie e il pieno coinvolgimento nell’iniziativa dei paesi attraversati, pure erogando a questi aiuti e borse di studio per i giovani studenti (circa 10.000 ogni anno), a dimostrazione dell’intento di voler avviare un rapporto di collaborazione a tutti i livelli”.
A tal proposito, al termine della sua puntuale analisi, molto apprezzata dai presenti, l’economista campana ha annunciato, ufficialmente, che, in forza di un accordo stipulato qualche giorno fa tra l’Ateneo sannita e le autorità cinesi, il prossimo anno giungeranno presso Università del Sannio 100 giovani studenti cinesi per iscriversi al corso di laurea in “Economia bancaria e finanziaria”.
E’ stata, quindi, la volta di Rita Mascolo, docente della LUISS di Roma, che ha svolto un’interessante relazione, incentrata sugli scenari macroeconomici, ponendo a confronto il ruolo della Cina e il mondo globalizzato. Partendo dalla considerazione che la storia e la figura di Marco Polo insegnano che la contaminazione culturale, storica e linguistica costituisca il vero “driver” della formazione, ha invitato gli studenti a tener ben presente questa lezione che viene dalla storia, conservando le proprie tradizioni e ricordando che la formazione universitaria italiana è tra le più apprezzate al mondo: “quella che, però, è mirata all’internazionalizzazione; lo stesso percorso che, del resto, ha fatto secoli addietro Marco Polo, che ha esplorato luoghi lontani, ha imparato e conosciuto quelle diverse tradizioni e li ha riportate nel racconto de “Il Milione”, affinché tutti le conoscessero”. L’invito rivolto agli studenti italiani è allora quello di formarsi, mirando all’internazionalizzazione per poi riportare sul proprio territorio le conosce acquisite e la ricchezza che proviene dalla “contaminazione” culturale ricevuta.
Rita Mascolo, richiamando sul punto il pensiero del proprio maestro (l’economista Giuseppe Di Taranto, scomparso l’anno scorso, maestro comune anche agli altri due economisti intervenuti: Guido Tortorella Esposito e Vittoria Ferrandino), esposto in un suo scritto postumo (dal titolo: “Geoeconomia del capitalismo”), di cui con Tortorella Esposito ha curato l’introduzione, ha voluto – quindi – analizzare lo scenario geopolitico attuale. Un contesto questo in cui si fronteggiano da un lato gli Stati Uniti e più in generale l’Occidente (con un capitalismo industriale), e dall’altro la Cina (con un capitalismo di Stato), che vivono una fase comune di transizione, che è quella di un capitalismo di tipo digitale. Secondo l’esperta economista della LUISS, la c.d. 4.0 non è altro che la 4ª Rivoluzione industriale e: “chi per prima interpreterà al meglio questo nuovo processo conquisterà il primato mondiale”.
Giova in merito sottolineare come dall’ultimo studio di Goldman Sachs, risulti che nel 2025 il PIL cinese supererà quello statunitense e, ancora, che nel 2028 il PIL cinese riferito al comparto tecnologico supererà quello statunitense: ”Oriente e Occidente nel corso del tempo, in maniera diacronica , si sono sempre confrontati ; in alcuni momenti storici siamo stati noi che abbiamo imparato qualcosa da loro e in altri momenti sono loro che hanno imparato qualcosa da noi … se analizziamo quanto accaduto nel XV secolo, notiamo che effettivamente non c’era una grande differenza economica tra questi due mondi e poco prima della 1ª Rivoluzione industriale (nel 1700) il 70% dei manufatti era prodotto da Cina e India; invece, subito dopo la 1ª Guerra mondiale, questo apporto era solo del 7%, per tutta una serie di complessi motivi economici, sociali, culturali. La Cina, quindi, resta indietro e non avvia questo processo di rivoluzione industriale che, dopo secoli di grande divergenza, comincerà solo più tardi (dalla metà del ‘900 ad oggi) con una fase di catch-up in cui aggancia le altre nazioni, recuperando in un tempo brevissimo tutto il ritardo in precedenza accumulato; nessuna nazione ad oggi nella storia economica ha mai attuato una fase di recupero così veloce”.
Nella sua brillante relazione scientifica, Rita Mascolo ha rimarcato come la Cina sia stata capace di portare dentro di sé lo stesso processo di globalizzazione, attraverso politiche di defiscalizzazione e di incentivo alle imprese per trasferire nel paese asiatico la loro sede, favorendo la relativa delocalizzazione produttiva, attirando così le imprese (occidentali) per acquisirne il know how; in questo modo, è riuscita non solo ad attuare un formidabile recupero del pregresso ritardo industriale ma, allo stesso tempo, a competere per il primato mondiale. Del resto, ha sottolineato l’economista pugliese, la democrazia nel mondo batte oggi in ritirata. Se agli inizi del 2000 il 50% della popolazione viveva in democrazia, mentre il resto del modo in sistemi autocratici, oggi il 75% della popolazione è inglobata in sistemi autocratici e solo il 25% in modelli di tipo democratico. Le autocrazie, ricorda l’economista della prestigiosa università romana, hanno oggi un peso del 30% sul PIL mondiale, mentre negli anni ’90 questo era solo del 15%; il valore delle società quotate nelle autocrazie pesa oggi per il 30%, negli anni ‘90 solo il 3%; la domanda di brevetti è all’attualità per il 60% nelle mani delle autocrazie. Se la Cina con la nuova Via della Seta riesce a tessere relazioni economiche, anche di tipo strutturale, a livello mondiale, sarà favorita anche nell’esportare la sua ideologia di tutela primaria del governo autocratico, mentre in Occidente – sottolinea l’economista pugliese – si continua a porre il mercato come un totem rispetto ad ogni altra cosa.
Questa capacità di tessere relazione economiche ha fatto sì che la Cina potesse addivenire ad un parziale controllo delle principali infrastrutture strategiche, come nel caso dei porti; come avvenuto non solo in Africa, nei paesi asiatici e nell’America latina, ma anche direttamente in Europa. Sul punto, Rita Mascolo ha citato il caso della COSCO (China Ocean Shipping (Group) Company -compagnia di stato cinese che fornisce servizi di spedizioni e di logistica), che “detiene quote rilevanti nei porti di Amburgo, del Pireo, di Anversa, di Rotterdam, Valencia, Barcellona, in Francia e anche in Italia con il 40% del porto di Vado Ligure”. Tutto questo, conclude l’economista Mascolo, ci dovrebbe far riflettere sul contesto geopolitico e, quindi, anche la politica dei dazi, di cui si parla tanto oggi dopo le elezioni americane, meriterebbe una discussione più approfondita.
L’ultima relazione scientifica è stata tenuta da Carmen Vita, ecomomista dell’Unisannio, che ha analizzato il ruolo del Mezzogiorno nell’ambito nel Mediterraneo, richiamando la sua antica centralità economica e sociale che andrebbe assolutamente recuperata. Secondo Vita: ”Mentre ai tempi di Marco Polo era l’occidente che andava verso l’Oriente, oggi è questo che guarda ad Occidente e la Via della Seta attraverso il Mediterraneo costituisce per la Cina un progetto strategico. Tuttavia, questa centralità si misura sulla capacità di generare connessioni, capaci di assecondare e supportare in modo competitivo i legami economici tra i sistemi produttivi che si trovano sulle sponde opposte del Mediterraneo. Il peso della logistica in quest’area è andata via via crescendo per la globalizzazione dei mercati e i relativi costi sul totale del valore aggiunto assumevano progressivamente maggiore importanza rispetto a quelli legati al trasporto che si riducevano e tale circostanza, insieme al basso costo del lavoro in alcune zone, hanno reso possibile il processo di decentramento produttivo. Quindi, le connessioni produttive si sono molto intensificate, diventando sempre più una variabile strategica della competitività internazionale”. Nel Mezzogiorno, che scontava già un gap infrastrutturale importante rispetto al resto del paese con il conseguente svantaggio competitivo, le crisi finanziarie degli ultimi anni hanno ulteriormente acuito questa fragilità dovuta alla mancanza di adeguate connessioni. Secondo Carmen Vita, bisognerebbe che il Mezzogiorno recuperi questa perdita di competitività con un potenziamento delle sue reti infrastrutturali e logistiche : “ Questo svantaggio potrebbe oggi essere superato con politiche di sviluppo della competitività logistica delle regioni meridionali, che passi attraverso il potenziamento della portualità già presente nel Mezzogiorno, con i porti di Napoli, Bari, Taranto, Salerno, Gioia Tauro e Palermo , creando delle importanti connessioni logistiche”.
Il giudizio su Marco Polo degli studenti beneventani
A seguire, l’intervento degli alunni degli istituti scolastici presenti all’incontro, tra cui quelli dell’Istituto Comprensivo “G. Pascoli”, del Liceo Classico “P. Giannone “ e del Liceo Classico “De La Salle” di Benevento, con la studentessa Emma Di Maria, che ha ricostruito attentamente il poliedrico profilo di Marco Polo, scrittore, mercante e ambasciatore, evidenziando l’importanza delle sue scoperte e dei suoi affascinati racconti condensati nel “Il Milione”, nonché la modernità del suo messaggio per i giovani di oggi, a 700 anni dalla sua morte.
Le conclusioni sono state affidate ad Aurelio Bellucci, presidente Lions Club della 5° circoscrizione, che ha riassunto i contributi ricevuti dagli esperti e ringraziato le scuole per la fattiva collaborazione e partecipazione all’iniziativa.
Ancora una volta, l’Università degli Studi del Sannio con le sue molteplici iniziative si conferma centro di formazione di eccellenza a livello nazionale, formidabile volano per lo sviluppo economico e sociale del territorio.