Ddl lavoro 2024: dimissioni in bianco e no al salario minimo

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Il DDL Lavoro 2024, ora sotto i riflettori del Parlamento, promette di riscrivere le regole su licenziamenti e dimissioni. 

Una mossa che ha acceso il dibattito tra maggioranza e opposizione. 

Nel dettaglio, se un lavoratore si dà alla macchia per più di quindici giorni, il datore potrà tirare le somme e chiudere il rapporto senza dover ricorrere alle dimissioni telematiche. 

Cioè la possibilità per il datore di lavoro di considerare concluso il rapporto in caso di assenza ingiustificata oltre i 15 giorni, senza passare per le formalità del licenziamento. 

Un meccanismo introdotto a suo tempo per arginare la pratica delle dimissioni in bianco, che spesso penalizzava le donne in maternità. 

Ma attenzione non è più il datore a dover giustificare il licenziamento, ma il lavoratore a dover dimostrare che l’assenza era giustificata. 

Quindi il datore di lavoro ha mano libera per troncare il legame senza troppi complimenti.

Una bella differenza, che potrebbe mettere in difficoltà chi, per ragioni di salute o altre emergenze, non ha potuto avvisare per tempo. 

C’è chi teme che, sotto mentite spoglie, si stiano reintroducendo le dimissioni in bianco.

Con queste nuove regole, il lavoratore rischia di essere considerato dimissionario senza aver mai scritto una riga in tal senso.

E così, addio ai diritti legati a un licenziamento formale, come l’indennità di disoccupazione (NASpI).

Le opposizioni e i sindacati denunciano che sia un favore ai datori di lavoro, che potrebbero liberarsi del personale senza impicci burocratici e con meno rischi di finire in tribunale.

Il governo difende il DDL Lavoro come una necessità per snellire le procedure e rendere il mercato più agile.

L’opposizione risponde che semplificare non può significare calpestare i diritti dei lavoratori.

I sindacati sono sul piede di guerra, pronti a scendere in piazza per difendere le tutele conquistate.

Il cammino del disegno di legge non è ancora concluso. L’approvazione è attesa entro dicembre 2024, ma fino alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nulla è scritto sulla pietra.

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