Decreto sicurezza: intervista alla Senatrice Castellone sulle criticità

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Il Decreto Sicurezza 2024, recentemente presentato dal Governo Meloni, ha generato un intenso dibattito a livello nazionale, suscitando preoccupazioni riguardo alle possibili restrizioni delle libertà civili e dei diritti fondamentali. Per approfondire queste tematiche, abbiamo intervistato la Senatrice Maria Domenica Castellone, Vicepresidente del Senato ed esponente di spicco dell’opposizione, che ci ha illustrato le principali criticità del decreto e le alternative proposte dal suo partito.

Critiche generali al Decreto sicurezza

Senatrice Castellone, il Decreto Sicurezza 2024 è stato fortemente criticato da lei e dal suo partito per misure considerate restrittive e liberticide. Quali sono le principali criticità di questo decreto e quali soluzioni alternative proponete per affrontare le problematiche legate alla sicurezza in Italia?

Il cosiddetto “Decreto Sicurezza” del Governo Meloni è più restrittivo del famigerato “Codice Rocco” del 1930. Con l’aggravante che, se quello era figlio di una visione autoritaria, questo provvedimento nasce da una maggioranza che si definisce liberale e democratica. Com’è pensabile punire con sette anni di carcere i ragazzi che manifestano contro i cambiamenti climatici? Come si possono incarcerare donne con i loro bambini appena nati, benché abbiano commesso reati? È assurdo! Il dissenso non si ferma con le manette, ma ascoltando chi protesta. Creare un clima di repressione che ricorda il Cile di Pinochet potrebbe esasperare le frange estreme e armare la mano di qualcuno. Non dimentichiamo che i famigerati “anni di piombo” iniziarono dopo la dura repressione dei movimenti studenteschi.

Il disegno di legge introduce pene fino a sette anni per chi occupa abusivamente immobili, mirando non solo a risolvere l’emergenza abitativa, ma anche a colpire occupazioni organizzate. Ritiene che queste sanzioni siano eccessive e rischino di criminalizzare forme di dissenso politico e sociale?

Secondo il Governo, il problema delle occupazioni abusive si risolve aumentando le pene. Che assurdità! Se si vuole davvero affrontare la questione, occorre costruire più case popolari, come in Spagna e Francia. Come Movimento 5 Stelle, discuteremo un progetto chiamato “welfare della casa”. Un piano che prevede un Ministero per la Casa e investimenti nell’edilizia popolare per soggetti economicamente fragili, giovani coppie, famiglie numerose. Case progettate da giovani architetti, valorizzando i nostri talenti, e rispettando le moderne normative ambientali, per essere “green” dal primo all’ultimo mattone.

Decreto sicurezza: emergenze abitative e proposte legislative

Molti sostengono che, punendo severamente le occupazioni, il governo miri a reprimere movimenti sociali e di protesta, piuttosto che affrontare i problemi strutturali dell’emergenza abitativa. Quali alternative legislative proporrebbe per garantire un equilibrio tra il diritto di proprietà e le libertà di espressione e protesta?

Premesso che chiunque occupi un immobile senza diritto commette un reato che va perseguito, lo Stato dovrebbe fare di più per garantire anche a chi non ha mezzi il possesso di una casa. La casa non è e non può essere considerata un lusso. È, insieme al lavoro, parte della dignità di una persona e va garantita a tutti.

Quali modifiche proporrebbe al decreto per renderlo più equilibrato tra sicurezza e diritti dei cittadini?

Al Governo consiglierei di concentrarsi di più sui reati che danno ai cittadini l’impressione di un deficit di sicurezza: furti, violenza giovanile e violenza sulle donne. E per arginarli, questi reati, occorrono investimenti importanti non solo nella prevenzione, ma soprattutto nell’eradicazione delle sacche di disagio, di povertà, di disperazione che li sottendono.

Restrizioni al diritto di protesta e impatto sui movimenti ambientalisti

L’articolo 14 introduce pene severe per chi blocca strade o ferrovie durante le manifestazioni, e molti temono che questo limiti il diritto di protesta. Ritiene che queste misure siano un deterrente efficace o rischiano di colpire manifestazioni legittime?

Sa cosa mi fa sorridere amaramente? Se in Svezia ci fosse stata una legge come questa, Greta Thunberg sarebbe in galera. Parlo di una ragazza che ha creato un movimento contro i cambiamenti climatici, grazie al quale molte norme ambientali sono entrate nel diritto di vari Stati e dell’UE. Questa maggioranza si dimostra nemica dei giovani, che scendono in piazza per risvegliare le nostre coscienze su temi spesso trascurati. E non potrebbe essere diversamente, dato che il futuro appartiene a loro.

Molti ambientalisti vedono nelle sanzioni per il blocco delle infrastrutture una forma di repressione. Qual è la sua opinione sulle implicazioni per i movimenti ecologisti?

Il Movimento 5 Stelle è nato in appoggio agli ambientalisti, ai cittadini e ai comitati che all’inizio degli anni Duemila si battevano contro il TAV in Val di Susa. C’erano cortei, presidi, sit-in, spesso contrastati duramente dalle forze dell’ordine. I media ci chiamavano fondamentalisti, invasati che volevano penalizzare i trasporti. Sa com’è finita? Oggi l’Europa ha in parte sconfessato quell’inutile progetto, riconoscendo che i manifestanti avevano ragione nel definirlo uno spreco di denaro pubblico. Ribadisco che il dissenso non si placa con le manette, ma ascoltando e dialogando con chi protesta.

Tensioni tra cittadini e forze dell’ordine e lotta alla criminalità organizzata

Il decreto introduce aggravanti per i reati contro i pubblici ufficiali durante le manifestazioni. Ritiene che queste misure possano aumentare le tensioni tra cittadini e forze dell’ordine?

Le forze dell’ordine sono servitori dello Stato che lavorano per la sicurezza di tutti e vanno rispettati. Tuttavia, inasprire le pene e reprimere sistematicamente il dissenso può aumentare la tensione sociale e, purtroppo, armare la mano di qualcuno. Quanti agenti di polizia e carabinieri negli anni Settanta hanno perso la vita, colpiti da chi credeva con le sue folli azioni violente, di interpretare l’insofferenza contro la società e lo Stato?

Il decreto mira a rafforzare la sicurezza contro la criminalità organizzata, ma quali strumenti ritiene necessari per un’efficace lotta contro le mafie?

Questo Governo predica bene e razzola male. Da un lato, presenta un “decreto spot” che si mostra duro con giovani manifestanti, madri detenute con figli piccoli e detenuti in celle sovraffollate. Dall’altro, abolisce il reato di abuso d’ufficio e restringe le intercettazioni, favorendo la criminalità organizzata. L’abuso d’ufficio è un “reato sentinella”, spia di altri reati spesso legati al concorso esterno in associazione mafiosa. Limitare le intercettazioni significa permettere a mafiosi e camorristi di gestire i propri affari al telefono. Si dice che i mafiosi non parlano al telefono, ma è falso. Matteo Messina Denaro è stato arrestato grazie alle intercettazioni telefoniche dopo decenni di latitanza.

Sistema carcerario e trattamento dei detenuti nel nuovo Decreto sicurezza

L’abrogazione dell’obbligo di rinvio della pena per donne incinte o madri di figli minori ha suscitato forti critiche. Qual è la sua posizione su questo aspetto? Come pensa che influirà sulle madri detenute e sul sistema penitenziario?

Mi sono spesso occupata delle criticità del nostro sistema carcerario, anche attraverso l’Intergruppo sui Diritti Fondamentali della Persona che ho creato in Parlamento. Con esperti come il Dottor Giorgio Pieri dell’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, abbiamo proposto interventi per migliorare la vita nelle carceri, affinché la detenzione sia rieducativa e orientata al reinserimento sociale. Trovo aberrante che una madre con un figlio di pochi mesi possa finire in carcere. Da mamma di tre ragazzi, mi chiedo con che cuore le colleghe di maggioranza abbiano potuto votare una norma che costringe un neonato a vivere nello spazio angusto di una cella.

Il decreto prevede il divieto dell’uso di strumenti informatici per determinate categorie di detenuti. Crede che sia un intervento proporzionato? Come ritiene che queste norme influenzeranno le condizioni di vita dei detenuti?

Com’è possibile che, in un mondo dove ogni azione digitale è tracciata e controllabile, l’unica soluzione che questa maggioranza propone sia il divieto? Per il reinserimento sociale dei detenuti, l’alfabetizzazione informatica è fondamentale. Non si può pensare di vietare l’uso di strumenti che, una volta fuori dal carcere, daranno la possibilità di rifarsi una vita. Per evitare usi scorretti, basta vigilare. Tutto qui.

Criminalizzazione all’interno delle carceri e stretta sulla cannabis light

È stato introdotto un nuovo reato per chi istiga rivolte all’interno delle carceri. Cosa ne pensa della crescente criminalizzazione dei comportamenti negli istituti penitenziari?

Con il nostro Intergruppo abbiamo analizzato le motivazioni alla base di molte rivolte carcerarie. Spesso, all’origine di queste proteste ci sono questioni di grande disagio. Le carceri italiane sono vecchie, mal ridotte, con spazi piccoli e pochi luoghi per attività formative che favoriscano il reinserimento sociale. Invece di riformare il sistema penitenziario con nuovi investimenti e migliori condizioni per il personale, il Governo inasprisce le pene. Una soluzione che non risolve nulla e nasconde sotto il tappeto una questione che esaspera tutti i soggetti coinvolti.

La stretta sulla cannabis light ha suscitato dure critiche. Crede che questa misura sia giustificata o che criminalizzi inutilmente un settore economico in espansione?

Da sempre il Movimento 5 Stelle è favorevole alla liberalizzazione della cannabis, ritenendo fallimentare la politica proibizionista. I risultati di decenni di repressione sono sotto gli occhi di tutti. Basta andare nelle strade o nei locali per vedere persone che usano cannabis. Inoltre, il Governo ha bloccato tante start-up nel settore della cannabis light con questa legge. Il risultato? Non ha frenato il consumo, ma ha favorito la crescita economica di paesi concorrenti con normative più lungimiranti.

Bilanciamento tra sicurezza e diritti dei cittadini

Pensa che il decreto riesca a bilanciare adeguatamente la protezione delle categorie vulnerabili con l’esigenza di maggiore sicurezza?

La sicurezza si garantisce eliminando il disagio, la povertà, le disparità sociali e gli ostacoli alla crescita personale e professionale. Si ottiene aumentando gli stipendi alle forze dell’ordine, dotandole di strumenti avanzati e potenziando la loro presenza sul territorio. Solo quando lo Stato è percepito come vicino, efficiente e giusto, tutti, specialmente i più deboli, si sentono sicuri e parte di una comunità.

Crede che l’attuale governo stia utilizzando la legislazione sulla sicurezza per rafforzare il controllo sociale, come sostenuto dai critici? Secondo lei, il decreto migliorerà davvero la sicurezza nel Paese o rischia di generare più tensioni e divisioni nella società?

La storia ci insegna che la violenza genera altra violenza. Gli arresti, l’inasprimento delle pene e la volontà di troncare ogni forma di dialogo con chi protesta non possono che esacerbare situazioni già critiche. È come gettare benzina sul fuoco.

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