Ecomusei in Calabria, in attesa di una normativa efficace

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Ecomusei in Calabria
Fonte: Vallebizantina.it

Ecomusei in Calabria: l’Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie Di Calabria, un sito ancora non istituzionalizzato.

di Rosella Cerra

Ecomusei in Calabria: Sul sito degli ecomusei italiani è presente fin dal1984, l’ECOMUSEO DELLE FERRIERE E FONDERIE DI CALABRIA, ma questo manca ancora di una normativa che ne istituzionalizzi l’esistenza.

Ecomusei in Calabria: L’Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie Di Calabria è stato il primo in Italia ad avere avviato il suo percorso di realizzazione. È nato dall’intuizione del professore Gregorio Rubino e dalla perseveranza di associazioni, studiosi e soggetti singoli appassionati della storia del territorio. Tuttavia, questo Ecomuseo non ha ancora sviluppato le sue piene potenzialità.

Sul sito dei Beni Culturali è descritto in maniera parziale e non aggiornata:

«L’Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie di Calabria è un progetto dall’ACAI (Associazione Calabrese Archeologia Industriale, con sede a Bivongi) nato nel 1982. Lo scopo del progetto è quello della ricerca, studio, salvaguardia e promozione culturale del patrimonio dell’archeologia industriale calabrese, ed in particolare di quello esistente nella vallata dello Stilaro, definita “culla della prima industrializzazione meridionale”. L’ecomuseo sta intervenendo, da alcuni anni, nel territorio comunale di Bivongi, per recuperare e restaurare: Una antica bocca di miniera; Una centrale idroelettrica del 1913; Due mulini idraulici; Una antica conceria, già ferriera Fieramosca; Una casa albergo, annessa ad uno stabilimento termale. Altre iniziative: il “Museo di Archeologia industriale e della cultura materiale”, il primo del genere nel Sud Italia, è già attivo in un locale sito nell’ex convento Basiliano ” San Giovanni Theresti” a Stilo, ed in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Pazzano, la realizzazione di un museo della “Cultura mineraria”.»

Piastrelle simbolo dell’Ecomuseo, nel parco di Bivongi

Di fatto, non abbiamo una definizione aggiornata e chiara. Ad esempio, l’Ecomuseo dovrebbe comprendere anche la Ferdinandea e il complesso di Mongiana.

Studenti in visita alla Ferdinandea

La Ferdinandea è di proprietà privata e consiste in più strutture, alcune delle quali in pessimo stato di conservazione. È visitabile su prenotazione tramite l’associazione Trekking Stilaro, anche dalle scolaresche, come si vede nella foto accanto, che riprende alcuni studenti del Polo Tecnologico di Lamezia Terme, accompagnati proprio dalla scrivente.  

Mongiana, invece, si è sviluppata in maniera autonoma, divenendo un importante polo museale, ma non è collegata con le altre realtà. Sarebbe dunque necessario definire il collegamento storico e culturale che esiste, ma non è abbastanza conosciuto, fra i luoghi citati: il collegamento fra la Vallata dello Stilaro e il resto del territorio circostante.

La prima fabbrica d’armi del Regno Borbonico

L’intera vallata fu il luogo della prima siderurgia del Regno Borbonico, prima ancora di Mongiana. Fu il luogo dove vennero costruita le prime fabbriche d’armi e di cannoni del Regno di Napoli, la Regia Fonderia Cannonum Civitatis Stili, nota come Fabbrica d’armi dei Lamberti, poiché costruita da Giuseppe Lamberti. Di questa, comunque sia, non sono stati trovati i resti, per cui non se ne conosce l’ubicazione esatta.

La Ferdinandea

La Ferdinandea è una cittadella siderurgica, i cui lavori iniziarono nel 1789, avviati dai Borbone e proseguiti anche nell’intervallo di dominazione francese a inizio Ottocento, segno di una importante continuità imprenditoriale, che andava oltre le vicende politiche.

Infatti, la struttura ha preso il nome proprio dai re Ferdinando I e II, i quali vollero la sua realizzazione, in un primo momento, come riportato da alcuni studi, come luogo ove passare le vacanze estive e come casino di caccia, in seguito fu trasformata in un polo industriale. Sul sito ufficiale del FAI così viene descritta:

La fonderia della Ferdinandea

«Avviata per iniziativa di Ferdinando I di Borbone, al fine di sostituire la ormai obsoleta Regia Fonderia di Stilo, fu completata sotto il regno di Ferdinando II, e ne prese il nome. Il complesso occupava 15.000 metri quadrati. Oltre alla fonderia, composta da 4 fabbricati, e l’altoforno vi era anche la residenza amministrativa, carceri, alloggio per i soldati e una chiesa. Dall’altoforno venivano prodotti 6.860 quintali di ghisa all’anno. Attualmente è un luogo facente parte dell’Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria, della fonderia sono rimasti solo due edifici, e la residenza amministrativa, con un’edicola in ghisa e un busto in granito di FerdinandoII. Gli edifici della fonderia sono ancora in attesa di restauro».

Ecomusei in Calabria: Legge regionale del 4 dicembre del 2012, n.62, in vigore ma non utilizzata

In Calabria esiste la Legge regionale 4 dicembre 2012, n. 62, con successive modifiche, di Istituzione di Ecomusei in Calabria, che avrebbe dovuto normare la realizzazione e la regolamentazione degli ecomusei nella Regione.

L’articolo 2 di tale legge prevede:

«Art. 2 (Istituzione e riconoscimento degli Ecomusei)

1. La Giunta regionale propone, annualmente, al Consiglio regionale l’istituzione e il riconoscimento degli Ecomusei, sulla base delle proposte provenienti, in forma singola o associata: a) da associazioni o fondazioni culturali e ambientaliste senza scopo di lucro, appositamente costituite o che abbiano come oggetto statutario le finalità di cui all’articolo 1, comma 5; b) da Dipartimenti delle Facoltà delle università calabresi che svolgono attività di studio e ricerca nell’ambito delle finalità di cui all’articolo 1, comma 4.

2. Gli Ecomusei sono istituiti con deliberazione del Consiglio regionale».

Dobbiamo constare che l’Ecomuseo relativo alla Vallata dello Stilaro è ancora in itinere, in quanto non vi è mai stata una delibera di alcun consiglio regionale che ne abbia istituzionalizzato l’esistenza.

Ecomusei in Calabria: Il primo Ecomuseo in Italia ancora da istituzionalizzare

Occorre riprendere la legge del 2012, in effetti mai attuata, e procedere con la regolamentazione dell’Ecomuseo in Calabria, ossia mettendo in rete e in sinergia i vari siti, le strutture e i complessi che sono stati negli anni oggetto di finanziamenti (anche cospicui) e di interventi di ristrutturazione, ma che ancora oggi non risultano essere collegati tra loro e neppure fruibili.

Il rischio è che il progetto fallisca del tutto. Nonostante ciò, i progetti di interventi continuano ad essere finanziati; come nel caso del percorso Le vie del Ferro, di 700 mila euro, che rischia anch’esso di restare un tassello non collegato e non inserito nel contesto dell’Ecomuseo.

Nel corso degli anni, sono stati oggetto di finanziamento: la ristrutturazione della centrale idroelettrica del 1913, una delle prime in Calabria “Avvenire”; due mulini idraulici del ‘700; una ferriera appartenuta nel ‘500 a Cesare Fieramosca; uno stabilimento idrotermale dell’ottocento, con annessa la casa albergo; e, infine, alcune parti di una miniera di ferro del ‘700. È stato inoltre costruito il Museo del Ferro a Pazzano, attualmente vuoto e inagibile e utilizzato fino all’arrivo della pandemia per convegni e mostre, ma non per non per l’effettivo scopo per cui è nato.

Un nuovo progetto: “Ecomuseo della cultura materiale e immateriale dell’Alta Locride reggina”

Qualche mese fa è stato proposto un progetto di veduta molto più ampia, con il coinvolgimento di tutti i comuni (gli antichi casali”) ricadenti in quello che era il Regio Demanio di Stilo: Camini, Riace, Stignano, Placanica, Pazzano, Monasterace, con l’aggiunta di Bivongi e Mongiana, che condividono con gli altri comuni la stessa storia produttiva.

Questo territorio in passato costituiva la Chora magno-greca, della quale cui oggi conserva saperi, sapori e valori intriseci, vantando un immenso patrimonio archeologico, classico e industriale, architettonico, paesaggistico e immateriale.

L’idea è dunque quella di realizzare un Eco-museo del territorio, in cui gli aspetti etnoantropologici, storico-archeologici e architettonici – artistici siano il corollario di un progetto di sviluppo a valenza politematica, dove a prevalere sia l’aspetto identitario delle singole comunità, nel rispetto delle identità, delle tradizioni e della cultura di ciascuna. 

Tutto ciò al fine di garantire la gestione e l’organizzazione sinergica del comprensorio, superando i confini comunali, i vincoli e le esigenze politico-amministrative che, finora, hanno condizionato lo sviluppo sistematico e complessivo di un’area a forte vocazione turistica e che rappresenta un valore aggiunto a tutto il sistema di sviluppo e promozione globale della Calabria.

Foto di gruppo con alcuni dei sindaci dell’alta locride presenti all’incontro per la costituzione del nuovo Ecomuseo.

Ad avanzare la proposta ai sindaci, oltre alla scrivente, è stata Cinzia Lamberti, discendente diretta della famiglia Lamberti, che ebbe un ruolo molto importante in tutta l’area, non solo per la costruzione della prima fabbrica d’armi del Regno e di altri importanti edifici, ma anche per la gestione le ferriere stesse. L’incontro si è tenuto nel mese di settembre presso la sede del comune di Riace. La proposta è stata accolta favorevolmente anche dalla vicepresidente della Calabria, Giusi Princi, che ha delega ai Musei e alle Azioni di Sviluppo per l’area dello stretto e la Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Nuova delega per la vicepresidente Giuseppina Princi alla Programmazione Unitaria

Giuseppina Princi ha avuto nel mese di novembre una nuova delega alla Programmazione Comunitaria, così come descritto sul sito ufficiale della Regione. Dovrà cioè coordinare il programma di interventi e di spesa relativi, discussi in un incontro in Regione in occasione della sua presentazione:

«… all’attuazione del Programma ed agli obiettivi di spesa residui previsti per la fine dell’anno in corso [nel processo di attuazione del POR Calabria 2014-2020] . Al contempo, la riunione è stata anche il momento per mettere bene a fuoco i prossimi impegni relativi al nuovo Programma 2021-2027 e fissare quindi alcuni punti di indirizzo del prossimo imminente ciclo programmatorio».

Infatti, la Programmazione Unitaria racchiude il “coordinamento del processo di programmazione, gestione, monitoraggio, sorveglianza e valutazione del Programma Operativo afferente ai Fondi Strutturali (POR Calabria), dei Programmi afferenti al Piano di Azione e Coesione (PAC) e degli interventi previsti dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC)”.

Una delega che comprende, quindi, anche la programmazione e gestione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di competenza regionale.

Ecomusei in Calabria: Rilancio del sistema museale calabrese

In questa programmazione deve dunque rientrare anche una nuova valutazione del sistema museale calabrese, attualmente sofferente per mancanza di personale e di manutenzione, e il suo rilancio non solo strutturale, ma anche dei beni custoditi. Oltre ai musei, sono in sofferenza anche gli Archivi di Stato, dove sono custoditi importanti documenti storici, testimonianze della nostra storia, che rischiano di rovinarsi irreversibilmente se non si interviene in maniera tempestiva ed efficace.

«Dall’Archeologia Industriale all’Industria 4.0 in Calabria. Archeologia e patrimonio industriale: identità delle comunità e prospettive di valorizzazione per il territorio calabrese»

È il titolo del convegno in calendario per i prossimi 22-23 marzo 2023 presso l’Università della Calabria, organizzato allo scopo di rilanciare il tema dell’archeologia industriale nelle sue varie sfaccettature e in maniera multidisciplinare, attraverso l’archeologia, l’ingegneria, l’architettura, la storia dell’arte, l’economia e il turismo. Inoltre, si legge in una nota: «Il convegno vuole essere anche un’occasione di confronto e di censimento delle diverse realtà di archeologia industriale, ancora poco note, e delle loro possibili prospettive di sviluppo per la Calabria».

Ecomusei in Calabria: Normativa nazionale sugli ecomusei

In Calabria risulta censito un altro Ecomuseo sul sito dei Beni Culturali: l’Ecomuseo del paesaggio della Valle del Raganello.

In Italia vi sono numerosi ecomusei in ciascuna regione, ognuno però governato da una normativa regionale. Da un confronto fra le varie leggi regionali è emerso che molti sono i punti in comune e la stessa definizione di ecomuseo è molto simile in tutte le leggi, così come generalmente sono uguali le caratteristiche e le forme di gestione.

Appare quindi utile definire una normativa nazionale che semplifichi anche le stesse procedure di realizzazione e formalizzazione degli Ecomusei, che spesso, come è accaduto in Calabria, non si riescono a portare avanti e a conclusione.

Diversi anni fa, nel 2014, era stata avanzata la proposta di legge “Disposizioni in materia di istituzione degli ecomusei per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali”, il cui articolo 1 disponeva:

«La presente legge disciplina l’istituzione degli ecomusei nel territorio dello Stato, allo scopo di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la vita, le figure, le tradizioni, la cultura materiale e immateriale, le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le attività di lavoro artigianali e il modo in cui l’insediamento tradizionale ha caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio e del territorio regionale, nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dei soggetti pubblici e privati e dell’intera comunità locale».

Da allora non si hanno aggiornamenti. Ogni regione continua ad avere la sua, più o meno, legge. Di seguito, per completezza, inseriamo la lista delle regioni e rispettive leggi regionali sugli ecomusei.

PIEMONTE: legge regionale 03 agosto 2018, n. 13.

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO: legge provinciale 09 novembre 2000, n. 13.

SARDEGNA: legge regionale 20 settembre 2006, n. 14.

FRIULI VENEZIA GIULIA: legge regionale 21 giugno 2006, n. 10.

LOMBARDIA: legge regionale 12 luglio 2007, n. 13.

UMBRIA: legge regionale 14 dicembre 2007, n. 34.

MOLISE: legge regionale 28 aprile 2008, n. 9.

TOSCANA: legge regionale 25 febbraio, n. 21 (Testo unico delle disposizioni in materia di beni, istituti e attività culturali).

PUGLIA: legge regionale 06 luglio 2011, n. 15.

VENETO: legge regionale 10 agosto 2012, n. 30.

CALABRIA: legge regionale 04 dicembre 2012 n. 62 e successive modifiche con legge regionale 21 marzo 2013 n. 9.

SICILIA: legge regionale 02 luglio 2014 n. 16.

LAZIO: legge regionale 11 aprile 2017 n. 3.

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