A margine dell’incontro tenutosi giovedì mattina per parlare di Autonomia Differenziata, l’On.le Erminia Mazzoni ha parlato in esclusiva a CentroSud24.
di Giovanni Barretta
Giovedì mattina a Napoli presso la sede dell’ACEN (Associazione Costruttori Edili Napoli), organizzato dall’Associazione ex Parlamentari della Repubblica, si è tenuto un interessante convegno dal titolo “Diversamente autonomi ugualmente cittadini– il disegno di legge sul regionalismo differenziato”, alla presenza di un folto pubblico di rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, giuristi, studiosi della materia ed imprenditori.
L’intervista all’On.le Erminia Mazzoni
Alla fine del convegno abbiamo raccolto in esclusiva il punto di vista dell’On.le Erminia Mazzoni, tra i principali protagonisti ed organizzatori dell’incontro, che, benché oggi fuori dal Parlamento, ha avviato da tempo una riflessione attenta sul tema, con l’avvio di numerose iniziative seminariali e di confronto come quella di Napoli.
On.le Mazzoni, a suo avviso, il ddl Calderoli è davvero capace di minare l’unità nazionale?
“Il trasferimento di competenze in materie strategiche, come grandi reti di trasporto, porti, energia, ambiente, istruzione, giustizia, può sicuramente creare una rottura della continuità territoriale, una frantumazione della identità culturale nazionale e una polverizzazione della uguaglianza del diritto di cittadinanza – spiega Erminia Mazzoni -. Il DDL Calderoli definisce il procedimento per realizzare questo trasferimento.
La previsione costituzionale che lo prevede va gestita con l’equilibrio necessario a garantire che al regionalismo differenziato non consegua una asimmetria dei diritti, ponendo come argine una regolamentazione attuativa che rispetti la riserva di legge nazionale, anche per la determinazione dei LEP, e il necessario coinvolgimento degli enti locali.”
On.le Mazzoni crede nella concreta possibilità che il ddl Calderoli quando arriverà in Aula, con un diverso approccio sul tema, potrà essere effettivamente emendato nell’interesse dell’intero sistema Paese, come auspicato quest’oggi da alcuni dei relatori?
“Il DDL Calderoli solleva, nel metodo e nel merito, dubbi di legittimità costituzionale. Il rischio è che una frettolosa approvazione possa compromettere l’equilibrio sociale ed economico del Paese, già fortemente in bilico.
Non vi è alcuna urgenza. La pretesa di regionalizzare le entrate tributarie sul presupposto della maggiore contribuzione di alcune regioni non tiene conto delle minori entrate di altre regioni in settori strategici come la sanità, gli investimenti e l’istruzione.
Il dibattito parlamentare può e deve portare a ripensare gli errori accogliendo le proposte migliorative. Questa è la speranza che coltivo.”
Come ha sentito dal Senatore Rastrelli, l’autonomia differenziata è già in Costituzione con la riforma del 2001 del Titolo V e, del resto, è nel programma del Centro-Destra che ha vinto le ultime elezioni. Il ragionamento da cui parte Rastrelli e, sostanzialmente, che le regioni, tra queste soprattutto quelle meridionali, finora non hanno dato prova di grande efficienza nell’esercizio della propria azione amministrativa; quindi, qualche riforma occorrerebbe e l’autonomia differenziata potrebbe essere una soluzione. Per rispondere sul tema a Rastrelli, non crede che in questi anni si sarebbe potuto sperimentare anche il commissariamento di tutte quelle regioni che si sono dimostrate incapaci nel rispondere, efficacemente ed in modo efficiente, alle istanze dei cittadini?
“La riforma del titolo V della Costituzione, approvata nel 2001 da un Governo di centro sinistra, è passata anche attraverso un referendum confermativo. Il diffuso sentimento popolare di adesione al potenziamento dell’autonomia regionale è stato alimentato allora come oggi dal racconto dell’efficientismo del Nord contro l’assistenzialismo del Sud.
Il punto vero è invece che da sempre la spesa per investimenti è stata concentrarsi al Nord e che i trasferimenti per sanità e istruzione hanno sempre penalizzato le regioni più fragili. La questione non si risolve sostituendo al centralismo statale quello regionale né tantomeno con fantomatici commissariamenti.
La ricetta è nell’art. 117 della Costituzione, laddove affida allo Stato il compito di istituire “un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.”, di destinare “le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti …ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni” perché finanzino integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite e di “promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, …rimuovere gli squilibri economici e sociali, … favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o …provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni” assegnando loro “risorse aggiuntive” ed effettuando “interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni”.”
Per concludere, On.le Mazzoni al termine dei lavori ci ha riferito che nei prossimi giorni predisporrà un documento che, facendo sintesi della discussione di oggi, possa contribuire a formulare delle proposte concrete ed utili per il legislatore nelle valutazioni che di qui a poco sarà chiamato a svolgere. Ebbene ci può dare qualche anticipazione e nel contempo dirci a chi sarà indirizzato questo documento?
“Le proposte emerse dai lavori di questa giornata sono:
a) trasformazione del disegno di legge Calderoli in Disegno di legge delega;
b) attuazione del federalismo fiscale con i decreti delegati previsti dalla legge 142/2009;
c) affidamento della determinazione dei LEP alla legge.
L’articolazione più dettagliata di queste proposte potrebbe essere presentata in Senato auspicabilmente nel corso dell’audizione della nostra associazione.”