Greenwashing, finalmente interviene Bruxelles

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Finalmente Bruxelles sta per affrontare in modo serio il fenomeno del greenwashing, apprestandosi a introdurre una nuova proposta di legge che costringerà i paesi membri a imporre pene “dissuasive” alle imprese che faranno dichiarazioni ambientali non verificabili sui loro prodotti.

Ormai è diventato di moda essere “verdi” e molte aziende, da anni, sfruttano questa tendenza per promuovere i propri prodotti o servizi. Tuttavia, dietro a molte di queste iniziative “ecologiche” si nasconde una pratica discutibile conosciuta – appunto – come “greenwashing”.

Lo spieghiamo meglio: il greenwashing si verifica quando un’azienda utilizza tattiche di marketing e pubblicità ingannevoli per far sembrare che i propri prodotti o attività siano più sostenibili di quanto non siano in realtà. Questo può manifestarsi in varie forme, come l’uso di etichette “verdi” senza una vera certificazione, la promozione di iniziative di responsabilità sociale d’impresa che non sono supportate da azioni concrete o la manipolazione delle informazioni per far sembrare che un’azienda sia più ecologica di quanto sia in realtà.

Una delle forme più comuni di greenwashing si verifica attraverso l’uso di etichette e dichiarazioni fuorvianti. Ad esempio, un prodotto potrebbe essere pubblicizzato come “ecologico” o “naturale” senza alcuna base reale per queste affermazioni. In realtà, potrebbe contenere ingredienti dannosi per l’ambiente o essere prodotto con pratiche poco sostenibili.

Allo stesso modo, molte aziende si impegnano in campagne pubblicitarie che enfatizzano il loro impegno per l’ambiente, ma che non sono supportate da azioni concrete. Ad esempio, un’azienda potrebbe pubblicizzare un’ampia gamma di prodotti “verdi”, ma la maggior parte del suo business potrebbe essere ancora basata su pratiche non sostenibili.

Il greenwashing è dannoso per diverse ragioni. In primo luogo, inganna i consumatori, che possono essere indotti a fare scelte d’acquisto basate su informazioni fuorvianti. In secondo luogo, danneggia la reputazione di quelle aziende che realmente si impegnano per la sostenibilità, facendo sì che il pubblico perda fiducia nel concetto di “verde” e “ecologico”. Infine, il greenwashing può rallentare i progressi verso un’economia veramente sostenibile, poiché le aziende che praticano il greenwashing non si sentono motivate a fare investimenti reali in soluzioni sostenibili

La bozza della proposta di legge a Bruxelles

E torniamo alle novità da Bruxelles: nella bozza della proposta si legge che ad oggi “i consumatori non dispongono di informazioni affidabili sulla sostenibilità dei prodotti e si trovano di fronte a pratiche commerciali ingannevoli come il greenwashing o la mancanza di trasparenza e credibilità delle etichette ambientali”.

Pertanto, come riporta Euractiv, “le aziende che fanno ‘dichiarazioni verdi’ dovrebbero comprovarle con una metodologia standard per valutare il loro impatto sull’ambiente”. Insomma, un passo in avanti importante, cui deve seguire un’analoga presa di posizione da parte del nostro Governo. Almeno, si spera…perché solo attraverso sforzi congiunti possiamo sperare di creare un futuro più sostenibile per il nostro pianeta.

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