Un Hydrogen Valley in Calabria. La regione studia per la ricerca sull’idrogeno verde e diviene un polo d’avanguardia.
di Rosella Cerra
Una Hydrogen Valley in Calabria. Un progetto ambizioso incentrato sulla ricerca dell’idrogeno verde. E’ questa la grande sfida che accompagnerà la regione nei prossimi mesi, e forse anni.
Circa un mese fa alcuni alunni del Polo Tecnologico di Lamezia Terme, accompagnati dalla scrivente, si sono recati a visitare il laboratorio DeltaH all’Università della Calabria a Rende (CS). Si tratta di una struttura di ricerca all’avanguardia nata in sinergia fra il Dipartimento di Fisica dell’UniCal e il gruppo Rina-CSM S.p.A. (Registro Navale Italiano) e una fra le maggiori, in Italia e nel mondo, a svolgere ricerca sui materiali per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno verde.
Dei circa 209 miliardi di euro del piano di ripresa europeo Next Generation Ue destinati all’Italia, circa il 30% saranno rivolte alla tutela dell’Ambiente. Ciò in modo più specifico alla ‘Rivoluzione verde’ e alla Transizione ecologica. Rientra quindi in quest’ambito la ricerca sull’idrogeno verde, ossia l’idrogeno ottenuto da energie da fonti rinnovabili tramite elettrolisi. L’Università della Calabria da alcuni anni sta portando avanti questa ricerca inserita in un più ampio contesto che coinvolge altri laboratori e strutture.
Ne fanno parte il Distretto Matelios (Distretto Tecnologico Calabria sui Materiali Avanzati per le Energie Rinnovabili). Questo ha sede legale presso l’università della Calabria e sede operativa presso LameziaEuropa, nel Distretto Industriale Ex Sir di Lamezia Terme. Esso venne creato nel 2013 per lo studio e lo sviluppo di materiali e tecnologie avanzate per la realizzazione di sistemi di energia da fonti rinnovabili.
Si tratta di un consorzio misto pubblico-privato di cui fanno parte imprese, centri di ricerca, università. Vi è poi il già citato laboratorio DeltaH, a sua volta opera in stretta connessione con l’Infrastruttura di Ricerca sui materiali avanzati denominato STAR (Southern Europe Thomson Back-Scattering Source for Applied Research). Questa è una delle 18 infrastrutture di ricerca nazionali strategiche inserite nel PNIR 2014-2020 e nel PNIR 2021-2027 (Piano Nazionale Infrastrutture di ricerca). Vi sono inoltre altri laboratori che in diversi dipartimenti tecnico-scientifici dell’Unical (Dip. Chimica e Tecnologie Chimiche, Dip. Ingegneria dell’Ambiente e Dip. Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale), e nell’istituto ITM del CNR si occupano da molti anni di materiali e tecnologie coinvolte in questo settore di ricerca.
Calabria polo d’eccellenza nella ricerca sull’idrogeno verde
L’insieme di tutte queste strutture ha fatto si che si creasse in Calabria un polo di eccellenza nell’ambito della ricerca e della sperimentazione tanto da proporne la candidatura come Hydrogen Valley. La richiesta, rivolta ai decisori politici, fu fatta nel mese di aprile 2021. Oltre che dalla scrivente, dal vicedirettore del Distretto, il professore Riccardo Barberi. A supporto della richiesta aggiuse: “L’idrogeno del futuro, economico e compatibile, sarà prodotto da fonti rinnovabili. In Calabria vi è una forte presenza di impianti di produzione di energia rinnovabile mediante fotovoltaico, idroelettrico, eolico”.
Il Progetto NoMaH
L’Unical è rientrata prima classificata del bando del ministero della Transizione ecologica (Mite) per la ricerca sull’idrogeno. I progetti rientrano fra quelli finanziati nell’ambito del PNRR e la proposta premiata riguarda nello specifico “Tecnologie innovative per lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno e la sua trasformazione in derivati ed e-fuels”.
La notizia è di questa estate (prima del cambio di ministro e denominazione del ministero). Si tratta del progetto NoMaH (Novel Materials for Hydrogen Storage). Con un finanziamento di oltre 3 milioni di euro, questo progetto porterà avanti nuove soluzioni tecnologiche per lo stoccaggio del combustibile.
Scopo del progetto NoMaH è quello di incoraggiare la produzione e il consumo di idrogeno. Lo fa attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per il suo stoccaggio. Oltre a ciò, si propone come supporto per le esigenze energetiche dei piccoli distretti produttivi e delle “comunità energetiche”. Associazioni tra cittadini, pubbliche amministrazioni e imprese puntano alla produzione di energia “a chilometro zero”.
Si legge sul sito dell’università un commento del professore Raffaele Agostino, responsabile del progetto, oltre che del laboratorio DeltaH.
“La nostra idea è quella di favorire e stimolare la produzione di sistemi modulari a basso costo – spiega -. Solo così potremo contribuire a una larga diffusione delle tecnologie tipiche dell’economia dell’idrogeno. Dobbiamo favorire la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e fornendo un deciso impulso verso un uso pieno delle fonti rinnovabili”.
Altre università risultano partner del progetto. Il Politecnico di Torino (tramite il centro interdipartimentale sull’energia e il dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia) è impegnato da ormai molti anni. Lo stesso vale per il Politecnico di Bari ed l’Alma Mater Studiorum di Bologna.
L’Unical è anche partner in un altro progetto che si è classificato primo a pari merito nel bando, di cui è capofila l’Università di Messina. Si tratta del Progetto Mecca sulla tematica “Produzione di idrogeno clean e green” e vede in prima linea e ricercatori del laboratorio “Chemical Engineering Catalys and Sustainable Processeses” del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente.
Ricerca si, Hydrogen Valley no?
Insomma la Calabria è all’avanguardia per la ricerca e la sperimentazione da fare da traino per altri centri di ricerca. Possiede le caratteristiche per la realizzazione di una Hydrogen Valley?
L’ avviso pubblico per la partecipazione al bando emanato il 22 gennaio 2022. Da quanto comunicato dal Ministero il totale di investimento è di 500 milioni di euro ripartiti in 450 milioni. Lo scopo è il “Completamento di almeno 10 progetti di produzione di idrogeno in aree dismesse, per una capacità complessiva di almeno 10-50 MW”. Ci sono poi 50 milioni per la realizzazione di “progetti bandiera”.
Tutte le regioni hanno manifestato interesse a partecipare. ll precedente governo Draghi già i primi di giugno ha infatti firmato i primi protocolli d’intesa con sei regioni italiane. Liguria, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Puglia e Basilicata puntano alla realizzazione dei siti in aree industriali dismesse. La notizia veniva riportata anche sul sito della Conferenza delle Regioni.
Il 30 dicembre 2022 sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica viene pubblicato il decreto direttoriale n. 427 del 23 dicembre 2022. Questo, a firma del dirigente Mauro Mallone, da il via libera alla realizzazione delle hydrogen valleys. L’articolo 7, comma 2, definisce in sostanza quali debbano essere gli adempimenti da compiere da parte delle regioni.
Il viceministro Vannia Gava annuncia la notizia precisando che: “L’idrogeno verde sarà direttamente utilizzato nell’industria. Nelle Pmi e nel trasporto locale promuovendo così la crescita economica locale in un’ottica di decarbonizzazione e maggiore sostenibilità”.
L’articolo 1 del decreto fissa le definizioni ed i requisiti dei siti «di produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse, da finanziare nell’ambito dell’Investimento 3.1 “Produzione in aree industriali dismesse (Hydrogen Valley)”, previsto nella Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, Componente 2 “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”, del PNRR».
Il richiamo è al decreto del 21 ottobre 2022 «Attuazione dell’Investimento 3.1 “Produzione in aree industriali dismesse” e dell’Investimento 3.2 “Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate”, della Missione 2, Componente 2 del PNRR». La firma è quella dell’ex ministro Cingolani.
In questo decreto, nelle Disposizioni comuni, viene precisato: «Tenuto conto che, ai sensi del medesimo paragrafo 3.2, una quota non inferiore al cinquanta per cento della dotazione finanziaria prevista deve essere attribuita alle regioni del mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) che abbiano manifestato interesse; Considerati i criteri di ripartizione delle risorse definiti dal paragrafo 3.2 dell’avviso del 15 dicembre 2021».
Ed inoltre «Tenuto conto che dall’analisi dei documenti trasmessi dalle regioni e province autonome è emersa l’assenza di ulteriori elementi o informazioni quantitative in termini di effettiva potenzialità di idrogeno producibile in aree industriali dismesse, o in termini economici connessi a progetti in via di sviluppo».
Nell’allegato 1 viene schematizzata la divisione dell’importo fra le regioni, con una assegnazione del 50% del totale alle regioni del mezzogiorno (Sud e isole). Quindi ancora la Calabria può realizzare la sua Hydrogen Valley?
Un anno fa, sul sito della regione Calabria, veniva pubblicato il bando, con annesso un articolo datato 31 gennaio 2022. Ma da allora non si hanno notizie.