Il Sannio e le aree interne: tra tecnologia e crescita economica

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Ieri sera a Benevento in Piazza Federico Torre, nell’ambito della 45° edizione della Città Spettacolo, si è tenuta un’interessante tavola rotonda, promossa dalla Sannio Valley, sul tema: “Il Sannio e le aree interne tra tecnologia e promesse di crescita culturale, valoriale ed economica”. La “Sannio Valley digital inside”  è un’associazione nata circa un anno fa a Benevento con lo scopo di diventare un catalizzatore nelle aree interne per iniziative di imprenditorialità e formazione professionale, in partenariato con le istituzioni pubbliche, per generare  opportunità tecnologiche di alto livello per le aziende.

I lavori sono stati introdotti e moderati dal prof. Carlo Mazzone, presidente di Sannio Valley ed unico italiano a essere stato incluso dalla Varkey Foundation nella lista dei 10 finalisti del Global Teacher Prize (il Nobel dei docenti).

Per il Comune di Benevento, i saluti istituzionali sono stati portati dal consigliere Alboino Greco, mentre sono intervenuti Antonella Ciaramella, Coordinatrice dell’Assessorato Formazione Regione Campania, Alessio Zollo, Presidente dei Giovani di Confindustria Benevento, Vincenzo Vitale, CEO & Founder di SEI Ventures ed Armando Calabrese, Docente ITI Lucarelli.

Ancora una volta, quindi, al centro dibattito pubblico il tema delle prospettive di sviluppo delle “aree interne”.  Si tratta di territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali (sanitari, istruzione, mobilità ecc.),  caratterizzati – però – da una disponibilità elevata di importanti risorse ambientali e culturali, ma  troppo spesso abbandonati a loro stessi. Eppure, le aree interne coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale, il 52,7% dei Comuni ed il 22% della popolazione. L’Italia più “vera” ed anche più autentica, la cui esigenza primaria è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare.

Nel Mezzogiorno le aree interne soffrono anche maggiormente, a causa di un divario socio-economico e di un evidente gap infrastrutturale che le relegano ad una progressiva marginalità, in qualche caso vero e proprio isolamento, non più accettabili.  L’effetto più evidente della crisi di questi territori fragili è il gravissimo fenomeno dello spopolamento, un fenomeno che, diversamente dal passato, riguarda oggi, in particolare, giovani diplomati e laureati, che li sta portando, inesorabilmente, ad un progressivo declino.

I lavori della tavola rotonda

Nell’introdurre i lavori, Carlo Mazzone, oltre a spiegare il senso dell’iniziativa assunta da “Sannio Valley”, in sinergia con i diversi attori (pubblici e privati) dello sviluppo locale, ha voluto evidenziare la grande effervescenza  imprenditoriale e di idee innovative che si respira nel Sannio: “un’energia incredibile in questi territori”, sebbene poco conosciuta e valorizzata, precisando che “… noi non stiamo facendo null’altro che provare ad accendere un faro su quello che già c’è”. 

Sul punto, è intervenuto il consigliere Alboino Greco che, nella sua qualità di presidente della Commissione Attività Produttive del Comune di Benevento,  ha raccontato di aver scoperto, piacevolmente,  esperienze imprenditoriali di successo, condotte da giovani imprenditori sanniti,  che in pochi anni hanno sviluppato fatturati importanti anche verso l’estero, e imprese start-up,  molto apprezzate nei circuiti economici nazionali ed internazionali, con sede nel Sannio, benché poco note ai più, a dimostrazione che spesso siamo noi stessi a non conoscere  il nostro territorio, verso il quale esprimiamo  spesso più una valutazione negativa e un pregiudizio davvero ingiustificati.

E’ stata, quindi, la volta di Vincenzo Vitale, CEO & Founder di SEI Ventures, giovane imprenditore irpino, che va voluto sottolineare come a Benevento, più che altrove:”si sia creato un movimento sull’innovazione che è nicchia di eccellenza a livello italiano…Nonostante il nostro incubatore d’impresa sia nato prima ad Avellino, devo riconoscere che il movimento di Benevento è molto più forte. La presenza dell’Università è qui sicuramente un elemento catalizzante rispetto ai diversi processi dello sviluppo e della creazione d’impresa”.

Lo scopo  dell’iniziativa, ha detto Vitale, è stata quella di creare uno spazio di aggregazione di idee imprenditoriali, ispirate in qualche modo all’innovazione (intelligenza artificiale, realtà virtuale, blockchain…), per indirizzarle concretamente al business. Per il passato, l’organizzazione di eventi legati all’innovazione è rimasta per lo più fine a sé stessa, senza tramutarsi nella realizzazione di effettive iniziative imprenditoriali; l’approccio proposto dal CEO & Founder di SEI Ventures appare, invece, diverso, intendendo dare continuità e concretezza alle diverse esperienze ed iniziative messe in campo, trovando  – con l’incubatore –  uno spazio di aggregazione, valutazione e consolidamento delle idee per fare impresa. Vitale ha voluto fornire anche dei dati numerici della sua iniziativa, avviata quasi quattro anni fa, ricordando che la società SEI Ventures ha valutato in questo periodo  più di 100 start-up, investendo in 5 di queste, raccogliendo capitali per circa 200.000 euro, importo significativamente maggiore rispetto a quanto originariamente preventivato (c.a. 60.000 euro), consentendo così di aprire anche a Benevento un incubatore (SEI SANNIO),  hub di innovazione ed imprenditorialità. Infine, Vitale ha voluto sottolineare la necessità di dover cambiare paradigma; da noi nel Mezzogiorno  – ha aggiunto – non si fa impresa, non tanto per mancanza di idee e/o di condizioni favorevoli allo sviluppo, quanto piuttosto per l’assenza una vera cultura d’impresa, condizione che dobbiamo assolutamente superare.

In merito, il moderatore dell’incontro, Carlo Mazzone, ha voluto ricordare come, al contrario di quanto si creda, superando ogni pregiudizio,  vi sia nel Sannio una forte vocazione all’innovazione e all’imprenditorialità, attestato, ad esempio, dal fatto che negli ultimi campionati scolastici nazionali sull’imprenditorialità,  promossi dal Ministero dell’Istruzione e del merito e  tenuti recentemente a Parma, su dieci start-up finaliste, ben due iniziative provenissero  proprio da Benevento.

Il Presidente dei Giovani di Confindustria, Alessio Zollo, intervenuto anch’egli al dibattito, ha rimarcato il fatto che nel 2023 il PIL della provincia di Benevento, ammontante a c.a. 4,9 miliardi di euro, il dato più alto degli ultimi 10 anni, sia stato originato per il 75% dal comparto dei “servizi”. Si tratta, ha detto Zollo, di: “un territorio ricchissimo di risorse umane, con la fortuna di avere due Università (UniSannio e Giustino Fortunato),   che sono due eccellenze riconosciute a livello nazionale, che sfornano di continuo ragazzi brillanti che costituiscono il futuro del nostro territorio…”.

A seguire l’intervento di Armando Calabrese, giovane docente dell’ITI Lucarelli di Benevento che ha sottolineato l’importanza della scuola nell’accompagnare i ragazzi nel loro processo di formazione e crescita, orientandoli nelle loro successive scelte lavorative; in questa direzione si muovono, ad esempio,  i Career Day, molto partecipati,  organizzati  in questi anni dall’Istituto Lucarelli.

Molto interessante ed apprezzato dal folto pubblico presente l’intervento di Antonella Ciaramella, Coordinatrice dell’Assessorato Formazione Regione Campania, che ha portato i saluti dell’Assessore Formazione Regione Campania, Armida Filippelli e del suo Presidente, Vincenzo De Luca. Del resto, ha ricordato Ciaramella, la Regione Campania, oltre a sostenere l’iniziativa che si pone in partenariato tra pubblico e privato, crede fortemente nel rilancio delle aree interne e della formazione professionale in Campania, tanto da destinarle risorse finanziarie in precedenza mai allocate in questo ambito di spesa.

Ciaramella, nella sua lucida analisi, è partita dal ricordare le sue prime esperienze maturate oltre dieci anni fa nella programmazione delle politiche di sviluppo locale e, segnatamente, delle aree interne,  con l’allora Ministro Fabrizio Barca, aggiungendo che: “…il modo di rappresentare oggi  le aree interne, come ha fatto e fa Sannio Valley, con un’impronta di innovazione, modernità, impresa, crescita, formazione, cultura  è davvero significativo. Il trend negativo del passato  nel fare impresa è cambiato. Siamo oggi  la regione che cresce più di tutti, mentre quello che ancora ci manca è far crescere il reddito. Avere l’ambizione di attrarre le imprese e collaborare con gli altri attori (pubblici e privati) e sistemi di sviluppo,  significa darsi un’importante prospettiva per il futuro”.  Secondo Ciaramella, occorre mettere al centro del dibattito sullo sviluppo il “capitale umano” e la formazione, accrescendo il livello delle “competenze”: “La vera sfida è investire per aumentare le competenze, affinché la classe dirigente del Paese e, in particolare, del Sud sia in grado di accompagnare lo sviluppo, guardando alle aree interne, non da vivere più come un problema, ma come una vera opportunità, perché qui ci si può formare, anche grazie alla presenza di eccellenti Università… Noi, come assessorato, siamo al fianco di quegli enti di formazione che   svolgono bene il loro compito; distinguiamo tra buona e cattiva formazione, tra chi produce solo certificati e chi genera, invece, vere competenze”. La formazione, ha ricordato la Coordinatrice dell’Assessorato Formazione Regione Campania,  comincia già dopo le scuole medie, con i corsi di formazione professionale (FP), che sono percorsi previsti per i ragazzi che hanno abbandonato  gli studi, per recuperare le necessarie competenze richieste dal mondo del lavoro,  e prosegue con gli IFTS (i percorsi post diploma) per poi approdare in azienda con le giuste skills: ”Oggi abbiamo circa 500 milioni di euro investiti in formazione; solo sugli FP in Campania,  siamo passati da un investimento di appena  900 mila euro con 178 ragazzi a ben 70 milioni di euro  oggi investiti,  con 5.000 ragazzi  che frequentano i corsi,  tolti dalla strada e rimessi nel circuito della scuola e della formazione”.

Una nuova strategia per le aree interne

Come testata giornalistica, ci siamo occupati spesso dell’analisi dei problemi economici del Mezzogiorno e delle aree interne, tanto da dedicarle un’apposita sezione.

Da Benevento viene un nuovo monito a guardare alle aree interne come una concreta opportunità, non solo per le imprese, ma anche per le comunità che le abitano.

Più volte dalle colonne del nostro giornale abbiamo sottolineato come non sia possibile invertire i trend demografici e lo spopolamento di questi territori se non se ne riconosce una loro specificità e specialità.   Non si può procedere, come il Governo nazionale ha fatto in questi anni, ad un impoverimento dei servizi presenti sul territorio, attraverso il progressivo trasferimento di funzioni e strutture organizzative verso il centro, in nome di una presunta migliore economicità di gestione ed efficienza amministrativa. La centralizzazione di servizi e funzioni, spostati verso i grandi centri, ha – infatti –  determinato in questi territori un isolamento ed una loro marginalità ancora maggiori.

In parole chiare, nell’organizzare i servizi pubblici, riteniamo che  lo Stato non possa adottare gli stessi criteri di spesa in tutto il Paese; in questo modo, piuttosto che assicurare l’uniformità di trattamento (verso i cittadini e i territori), che si  sventola come vessillo, si producono – al contrario – gravi situazioni di iniquità ed ingiustizia sociale, viste le evidenti differenze presenti su base territoriale, da Nord a Sud, dal Centro alle Periferie, dalla fascia costiera alle aree interne.

Quello che noi proponiamo è una nuova strategia che, anche a costo di rinunziare alle economie di scala e all’efficienza amministrativa, faccia permanere sui territori le strutture organizzative e le funzioni pubbliche necessarie, accanto ad una nuova strategia delle aree interne che passi per la leva fiscale. Non è possibile, in altri termini, che un piccolo imprenditore che opera in un’area fortemente disagiata, come un’area interna, lontana dai servizi e distante dai centri principali e con un mercato di dimensione minima e una domanda esigua, versi allo Stato le stesse imposte di un altro che, con la stessa iniziativa imprenditoriale, opera – invece – in un grande centro, dotato di tutti i servizi e con una domanda elevata che, a volte, non riesce neppure a fronteggiare. Sarebbe, dunque, necessario invertire la rotta e il destino delle aree interne con una fiscalità di vantaggio, concepita ad hoc per questi territori più fragili, con una tassazione di favore che induca gli imprenditori che vengono dal suo esterno ad investirvi e a quelli che ci sono a rimanervi. Si tratta di un’ipotesi assolutamente percorribile anche interpretando correttamente la disciplina comunitaria e le regole del Trattato europeo; basterebbe volerlo!

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