La Cina risponde a Trump: dazi su carbone e gas Usa

0
77

In un contesto di crescente tensione commerciale, la Cina ha reagito con fermezza alle recenti tariffe imposte dagli Stati Uniti. La risposta del governo cinese è arrivata pochi minuti dopo l’entrata in vigore dei dazi statunitensi del 10%, su tutti i beni provenienti dalla Cina. Diversi enti governativi cinesi hanno annunciato una serie di misure, dirette contro beni e aziende americane. Il Ministero del Commercio cinese ha imposto un aumento delle tariffe, su una serie di prodotti provenienti dagli Stati Uniti. Tra questi, il carbone e il gas naturale liquefatto del 15% mentre il petrolio, le attrezzature agricole e i veicoli americani di grossa cilindrata del 10%. L’aumento è previsto dal 10 febbraio.

Tariffe USA: violazione delle regole internazionali

La Cina ha reagito con fermezza all’ultimo aumento dei dazi imposto dagli Stati Uniti. Il paese cinese ha accusato Washington di violare gravemente le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). “L’imposizione di tariffe da parte degli Stati Uniti sull’export cinese è una grave violazione delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio”, ha dichiarato il Ministero del Commercio cinese. Egli ha definito le politiche americane come “di natura dolosa, tipiche dell’unilateralismo e del protezionismo”. Pechino ha quindi deciso di presentare un reclamo formale all’OMC, un passo che, sebbene simbolico, evidenzia la frustrazione per l’approccio di Washington alla disputa commerciale.

Nonostante la denuncia, il reclamo rischia di essere in gran parte inefficace. Dal 2019 infatti, gli Stati Uniti hanno ostacolato la capacità dell’OMC di far rispettare le proprie decisioni. Il blocco della nomina di nuovi giudici nel collegio di appello, limita seriamente la funzionalità dell’istituzione. Questa situazione ha fatto sì che l’OMC fosse incapace di risolvere i contenziosi in maniera rapida ed efficace.

Trump ha deciso di procedere con l’aumento delle tariffe nei confronti della Cina, pur avendo congelato temporaneamente i dazi al 25% su Canada e Messico per un mese. Questa mossa sembra indirizzata a sfruttare il momento favorevole per esercitare una pressione diretta su Pechino. La Cina si trova ad affrontare una delle situazioni economiche più delicate degli ultimi decenni. Nonostante ciò il paese è più dipendente che mai dal commercio con gli Stati Uniti, il che rende le nuove tariffe un argomento di grande preoccupazione per il governo cinese.

Cina: misure sul settore delle tecnologie e nuove inclusioni nella lista “inaffidabili”

In aggiunta alle tariffe sui prodotti fisici, la Cina ha imposto restrizioni più severe sui metalli rari come tungsteno e tellurio. Questi metalli sono risorse chiave per la produzione di tecnologie avanzate come le batterie al litio. Le misure che colpiscono indirettamente le catene di fornitura globali, puntano a rendere più difficile l’accesso ai materiali sensibili provenienti dalla Cina.

In parallelo, Pechino ha inserito le aziende americane Pvh e Illumina nella lista delle “entità inaffidabili”. Pvh possiede marchi come Calvin Klein e Tommy Hilfiger. L’azienda è sotto inchiesta da settembre 2024 per presunti legami con il boicottaggio del cotone, proveniente dalla regione cinese dello Xinjiang. Il gruppo biotecnologico Illumina che produce reagenti per test a Shanghai, è stato accusato di pratiche commerciali non conformi alla normativa cinese.

Google nel mirino dell’Antitrust cinese: inchiesta anti-monopolio

Anche Google si trova ad affrontare difficoltà in Cina. L’Antitrust cinese ha avviato una nuova indagine non specificata anti-monopolio. Sebbene i prodotti dell’azienda siano bloccati nel Paese dal 2010, quando Google decise di ritirarsi a causa di controversie sulla censura del Great Firewall, la società americana continua a mantenere uffici in Cina. La mossa rappresenta una strategia per contrastare l’influenza delle grandi aziende tecnologiche americane, in un mercato strategico per la Cina.

Il ruolo della Cina nell’equilibrio globale del commercio energetico

La risposta della Cina, seppur aggressiva, è calibrata per non chiudere definitivamente la porta alla diplomazia. Le tariffe cinesi, sebbene significative, non colpiscono in maniera devastante l’economia americana. Il paese cinese ha scelto di riservare le tariffe più elevate (15%) al gas naturale liquefatto (Gnl), di cui gli Stati Uniti sono il principale esportatore mondiale. Inoltre ha già una varietà di fornitori alternativi per il gas e il petrolio, come la Russia, l’Arabia Saudita e l’Iran.

L’import cinese di combustibili fossili, auto ad alto consumo e attrezzature agricole provenienti dagli Stati Uniti è relativamente insignificante, ma il presidente Trump vede gli Stati Uniti come una potenza energetica globale

La diplomazia in gioco: Trump e Xi si preparano a parlare

Il presidente degli Stati Uniti lunedì ha annunciato che nei “prossimi due giorni”, sarebbe stato disponibile per un colloquio con il presidente cinese Xi Jinping. Il consigliere per il commercio della Casa Bianca – Peter Navarro – in seguito ha dichiarato che la telefonata si sarebbe tenuta il martedì. Tuttavia, un funzionario americano ha confermato al Wall Street Journal che il colloquio sarebbe stato rinviato. In Cina oggi sarà il primo giorno lavorativo dopo la lunga festività del Capodanno lunare.

La telefonata tra i due leader avrà una serie di temi delicati all’ordine del giorno, tra cui le mosse strategiche degli Stati Uniti sul Canale di Panama. Una decisione che ha suscitato malcontento in Cina. Con la Cina che entra nel nuovo anno con una economia in difficoltà, le aspettative di una risoluzione pacifica della disputa commerciale sono elevate. Gli sviluppi dipenderanno dalla disponibilità a negoziare di entrambe le parti.

Leggi anche: Coldiretti Campania, lo stop allo spreco alimentare deve cominciare dentro casa – CentroSud24

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui