Un mese durante il quale si avranno momenti di riflessione sull’arte e sulla cultura nell’instabile scenario politico, sociale e culturale nella ricerca di una spiritualità rinnovata

Dove ha portato l’Umanità quella scelta di Adamo? Quanta consapevolezza e quanta verità c’è attualmente nei risvolti religiosi e sociali della ufficiale interpretazione di quella scelta? Il Peccato Originale ed il Libero Arbitrio sono due delle conseguenze. Ma quante altre se ne possono individuare?
Queste alcune delle riflessioni scaturite da un confronto avvenuto in un dialogo informale e spontaneo fra gli artisti, i curatori e gli ospiti. Le due curatrici, Beatrice Bongarzone e Giovanna Adamo hanno presentano gli artisti. La Bongarzone ha condotto il dialogo ponendo alcune domande agli artisti sul significato delle loro opere.
È intervenuto per primo Tonino Iozzo, scenografo teatrale, unico esponente maschile del parterre
«Questo è stato un pretesto, per me, partecipare con questo tema, molto complesso, perché si rifà a tutto quello che è la nostra origine. Che comunque è un enigma su cui tutti ci confrontiamo. Con il pensiero moderno darwiniano abbiamo portato avanti la teoria dell’evoluzione per cui tutta questa spiritualità viene cancellata. Ma in noi qualche seme rimane perché poi andiamo sempre in cerca della spiritualità che comunque ci sfugge. Io ho posto una sorta di enigma, di questo Adamo che si interroga e si chiede quale è il suo futuro. Che è quello scientifico, quello materiale. Se è giusto o sbagliato ce lo diranno i tempi. Ma rimaniamo in una dimensione in cui ci facciamo delle domande su quello che è stato il nostro passato».

È intervenuta poi Sonia Talarico, che ha avviato la serata con la suggestiva performance “Lingua di Serpente”
«L’arte per vivere felici. Qui vi sono i miei quattro nipotini. Loro mi hanno accompagnata in questo percorso, seguendomi anche nelle prove. Io l’ho fatta pensando a loro. Noi ci comportiamo troppo da adulti, e l’artista deve pensare di essere bambino, alla semplicità. Io sono questa, a contatto con la natura, con gli elementi naturali. E i bambini mi ricordano questo contatto e mi fanno ritornare bambina. Per quanto sia semplice, questa performance è talmente complicata che ci vorrebbero testi per scriverla. Il mio è stato un modo un po’ per uscire da quello che noi ci costruiamo attorno a noi. Io ho assaggiato il colore, fatto con elementi naturali, che è la lingua del serpente. E li si prende coscienza e ritorni ad essere te stesso, all’origine, una monade a contatto con Dio»

Interviene infine, Rosella Cerra, che ha ospitato l’evento
«Il mio lavoro si ispira a Gioacchino da Fiore. Con una interpretazione mia delle figure del Liber Figurarum. In particolare, all’Albero dei due Avventi, o anche l’Albero dell’Umanità. Gioacchino ha una visione abbastanza patriarcale della genesi. in lui vediamo quasi esclusivamente nomi maschili, da Adamo, ai profeti, a Gesù Cristo, il Vecchio Testamento. E poi il nuovo Testamento e poi arriva nuovamente a Gesù Cristo posto all’apice. La mia interpretazione dell’Albero parte da Adamo, ma dalla sua testa esce una esplosione di fiori che culminato nella Gran Madre. Alle tre ere di Gioacchino, quella del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, aggiungo quella della Madre. O di Maria Maddalena, perchè c’è tantissimo che non si conosce, tantissime cose anche negate dalla Chiesa. Si dice che Gioacchino sia figlio della sua epoca. Ma quanta responsabilità ha la Chiesa sulla interpretazione dei Testi sacri riferiti sia a Gesù Cristo ma anche al Vecchio Testamento, che sono stati reinterpretati e manipolati per arrivare ad una visione prettamente patriarcale della Genesi. per cui Eva è colei che offre la mela, che trae in inganno per cui si ha il Peccato originale.»

Dal pubblico interviene il noto critico Teodolinda Coltellaro che apprezza i lavori esposti ed il tema trattato. «Sono stata attratta ed incuriosita da questo titolo. Decliniamo al femminile – aggiunge- essendo una giornata in cui effettivamente è il miglior modo in cui elaborare questa dimensione importante che diventa poi creativa, spirituale, e che non ha niente a che fare con quelli che sono gli stereotipi che danneggiano il parlare di donne in certi contesti, come oggi. Avete scelto la maniera migliore per far si che si parlasse di arte, dire al femminile è anche una “diminutio”».

Interviene anche Antonio Colosimo, presidente dell’Associazione Pramantha che negli anni passati, proprio in questi spazi ha mantenuto attiva una galleria d’arte, la Pramantha Arte Contemporanea a ridosso degli anni 2000. Ha ricordato una importante mostra che si è tenuta in questi spazi “Palpito Mediterraneo”, alla quale hanno preso parte anche alcuni degli artisti presenti in sala. Un apprezzamento quindi anche per un luogo nel quale si ritorna a parlare di arte e di cultura, in una città che finora non ha destinato uno spazio pubblico all’arte contemporanea.


Il legno dell’albero è stato l’elemento conduttore delle opere, riportato in tutte le tre rappresentazioni degli artisti
Ed è il grande tronco che primeggia nell’installazione di Sonia Talarico, posto su un soffice tappeto di erba vera. Ad avviare la serata, con le luci soffuse e sulle note di Ancient Nordic Chant, “The Frozen Call” si è svolta la performance di Sonia Talarico. In una installazione composta da due degli elementi fondamentali della natura: l’erba e l’albero, illuminata dalle fibre ottiche che avvolgono i tronchi, con le movenze che ormai la contraddistinguono, la Talarico ha delineato la rappresentazione del suo Albero della Conoscenza dal quale si libra il Serpente con la sua lingua rosso sangue.
È l’ “Albero delle quattro ere” per Rosella Cerra, che si ispira all’ “Albero dei due Avventi” di Gioacchino da Fiore. All’origine c’è la sagoma di Adamo che dalla testa sviluppa un albero di fiori caratteristici del Liber Figurarum. Le tre ere di Gioacchino, quella del Padre, del Figlio e Dello Spirito Santo, sono seguite dalla quarta, quella della Gran Madre che sovrasta la cima dell’albero.
È il legno scolpito nel trittico di Tonino Iozzo. Due tavole incise con i simboli primordiali delle figure umane che affiancano il “Ragazzo di Turkana”. Il bambino vissuto 1,6 milioni di anni fa e morto a circa 10 anni, si interroga sul suo destino davanti allo scorrere del DNA e con il passato alle spalle. Le tre icone rappresentano tre tappe del vissuto dell’Umanità. L’Arcangelo Gabriele, il Paradiso Terrestre, Eva fuori dall’Eden.