Sul fronte lavoro è tragica per il Sud Italia, eppure la maggior parte delle risorse viene stanziata nell’area settentrionale del Paese.
Dal 2002 al 2017 oltre 2 milioni di cittadini hanno abbandonato il Mezzogiorno, più della metà giovani, di cui il 33% laureati. A fronte di un’occupazione media europea del 73%, in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, meno del 50% dei cittadini tra 20 e 64 anni ha un’occupazione stabile. Per quanto concerne le previsioni di sviluppo, invece, un recente rapporto della Svimez indica che il Sud tornerà ai livelli pre-crisi soltanto nel 2028: dati scioccanti su cui occorre riflettere e soprattutto agire. Eppure, nonostante i numerosi campanelli d’allarme, il trend non sembra cambiare, tutt’altro! Basti pensare all’ultimo riparto previsto per sostenere l’occupazione in Italia, che ha visto il Mezzogiorno ancora una volta penalizzato.
Ma riavvolgiamo il nastro e capiamo meglio cos’è successo.
Nelle ultime settimane l’INPS ha fornito diverse indicazioni volte a disciplinare l’incentivo riconosciuto ai datori che assumono a tempo indeterminato soggetti NEET, acronimo di “Not in Education, Employment or Training” che si riferisce a quelle persone che non lavorano né cercano un impiego (disoccupati e inattivi) e che non sono coinvolti in altre attività assimilabili e da cui ricavano una formazione, come ad esempio i tirocini, apprendistati o corsi professionalizzanti. Questa misura, nata per sostenere l’occupazione giovanile, è stata recentemente introdotta dall’articolo 27 del decreto legge n. 48/2023, il cosiddetto “Decreto Lavoro, successivamente convertito dalla legge n. 85/2023.
Lavoro, il Mezzogiorno abbandonato e le risorse che vanno al Nord Italia
Più specificamente, la circolare INPS n.68 del 21 luglio e il messaggio INPS n. 2923 del 10 agosto hanno precisato l’ambito di applicazione del provvedimento, puntualizzando che la misura è riconosciuta per un anno, nella misura del 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per le nuove assunzioni dei giovani under 30 disoccupati, che non sono inseriti in corsi di studi o di formazione e che sono registrati al Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani.
Senza troppi giri di parole, il criterio prescelto dall’INPS prevede un riparto dei circa 86 milioni (stanziati dal Decreto Lavoro) abbastanza sbilanciato verso una sola parte del Paese: il settentrione. Infatti, individuare quale parametro premiante la capacità assunzionale genera la seguente redistribuzione delle risorse (comunque esigue): Abruzzo, 1.6 milioni; Basilicata, 0.6 milioni; Calabria, 1.6 milioni; Campania, 7.5 milioni; Emilia Romagna, 6.5 milioni; Friuli, 1.6 milioni; Lazio, 6.7 milioni; Liguria, 1.2 milioni; Lombardia, 24 milioni; Marche, 1.8 milioni; Molise, 0,3 milioni; Piemonte, 6 milioni; Bolzano, 0.8 milioni; Trento, 1 milione; Puglia, 4.1 milioni; Sardegna, 1.7 milioni; Sicilia, 5 milioni; Toscana, 4.1 milioni; Umbria, 0,8 milioni.
In particolare, aggregando la redistribuzione delle risorse per macroaree territoriali, vien fuori che il Centro percepirà il 16% della dotazione, il Mezzogiorno il 26% e il Nord il 58%. Ovviamente il criterio prescelto – quello assunzionale – è corretto ma presumibilmente incompleto. Questo sbilanciamento poteva essere evitato se, ad esempio, venivano contemplati anche altri parametri, come ad esempio il pil procapite e il tasso di disoccupazione che insiste nelle diverse aree territoriali. Così, se si fosse prevista una ripartizione più capiente per le imprese situate in aree depresse, sicuramente il Settentrione non sarebbe stato destinatario di più del doppio degli importi destinati al Sud.
Neet altissimi al Sud ma le risorse vengono stanziate alle Regioni del Nord Italia
Evitandosi, così, il paradosso che un Meridione che conta il 53% dei Neet italiani, otterrà incentivi pari alla metà di questa percentuale (il 26%, appunto) e un settentrione che avoca a sé il 30% di Neet ne percepirà circa il doppio (il 58%).
E’ un caso isolato questa ripartizione così stridente? Assolutamente no. Basta volgere lo sguardo al precedente Governo per rendersi conto che non è una questione di destra o di sinistra, ma al massimo un problema di aree geografiche.
Occorre sapere, infatti, che fra le prime misure finanziate coi miliardi di euro previsti dalla dotazione europea React EU, nata per sostenere i territori più fragili, si annovera il programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), volto a combattere la disoccupazione, soprattutto nel Mezzogiorno dove il fenomeno è più acuto. Così, nel mese di settembre 2021 i Ministeri del Lavoro e dell’Economia siglarono un decreto volto ad assegnare 880 milioni di euro alle Regioni italiane per attuare il GOL, novità prevista dalla Legge di Bilancio e parte del PNRR. Quest’importo fu ripartito sulla base di alcuni indicatori discutibili come quelli licenziati da questo Governo. Ad esempio, un indicatore contemplava il numero degli occupati, ovviamente presenti in misura maggiore nel Settentrione (un paradosso se consideriamo che la misura nasceva per sostenere i disoccupati, residenti soprattutto nel mezzogiorno). Un altro parametro prendeva in considerazione il numero dei lavoratori in cassa integrazione, ubicati perlopiù nel centronord. Infine, fatto 100 il punteggio degli indicatori, il parametro che contemplava la presenza regionale dei percettori del reddito di cittadinanza, ‘pesava’ appena il 10%, un paradosso se consideriamo che il RdC era percepito perlopiù al Sud.
Alla luce di questi pochi esempi, non ci stupiamo se i disoccupati in cerca di lavoro nel Meridione, da oltre un anno, sono più dell’intera Germania (fonte: Eurostat 2022). Dunque, occorre sempre tenere alta la guardia sui criteri di riparto che, troppo spesso (si veda anche il “caso asili nido”), negli ultimi decenni hanno penalizzato le regioni del Mezzogiorno, tra le aree più povere dell’occidente. E non c’è un secondo da perdere se consideriamo che in Europa peggio del Sud c’è solo il Mayotte, un territorio francese in terra africana, vicino al Madagascar.