Ai rappresentanti delle istituzioni e della giustizia,
Sono Anna Capone, la madre di Raffaele D’Aponte, un figlio che ho perso in circostanze misteriose il 1° dicembre 2021. Scrivo questa lettera con il cuore spezzato, sperando che il mio grido di dolore possa raggiungere chi ha il potere di fare giustizia.
Il 1° dicembre, mio figlio è uscito di casa intorno alle 15:00 per prendere un treno. Le telecamere mostrano un’immagine che mi strazia l’anima: il mio ragazzo attraversa il sottopassaggio, coperto da un cappuccio e una mascherina, diretto al terzo binario per venire a Sant’Antimo. Le riprese lo mostrano scendere dal treno e litigare con qualcuno, un gesto di frustrazione e rabbia.
Da quel momento in poi, le telecamere non mostrano più nulla. L’ultimo barlume di mio figlio scompare, e con esso ogni speranza di capire cosa sia realmente accaduto. Le autorità hanno archiviato il caso come “omicidio contro ignoti”, per poi passare ad un “suicidio volontario”, ma io, una madre che conosceva profondamente il suo figlio, non posso accettare questa conclusione. Mio figlio non aveva motivi per togliersi la vita. Era un ragazzo pieno di sogni e speranze, e nulla nella sua vita lasciava presagire un gesto così estremo.
Il 5 gennaio 2024, dopo aver pagato 1000 euro, mi sono state consegnate delle carte. Ma quelle carte non contenevano le risposte che cercavo disperatamente. Mancavano le registrazioni cruciali, i momenti chiave in cui mio figlio sale e scende dal treno, e il momento dell’impatto. Mi sono affidata a un avvocato, ma non ho mai avuto l’opportunità di incontrare il Pubblico Ministero né di presentare il mio caso in tribunale.
L’evento è avvenuto a San Marcellino, dove mio figlio ora riposa. Ma come può riposare in pace se la verità è ancora nascosta? Chiedo, con tutta la forza del mio cuore spezzato, che vengano rese pubbliche tutte le registrazioni delle telecamere della stazione quel giorno. Voglio sapere se ci sono stati testimoni presenti in stazione che possano aiutarmi a capire cosa sia successo. Non posso credere che non ci siano stati testimoni di un evento così tragico.
Mio figlio era un ragazzo di soli 18 anni, e non ho mai visto il suo corpo con segni di violenza che possano giustificare un suicidio. Non aveva lividi, le sue scarpe erano intatte, il suo corpo quasi integro. Le sue mani sembravano voler proteggersi da qualcosa. Le registrazioni delle telecamere si interrompono improvvisamente, cosa che non dovrebbe accadere. Le dita dei piedi, così fragili, erano tutte integre, così come le sue gambe.
Non voglio accusare nessuno, ma come madre, pretendo di sapere la verità. Chiedo alle autorità competenti di fornire tutte le spiegazioni e le prove necessarie per chiarire le circostanze della morte di mio figlio. Non posso continuare a vivere senza conoscere la verità su quello che è successo al mio ragazzo.
Con profondo dolore e speranza di giustizia,
Anna Capone
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