Nostra Signora Inps: ecco i fattori di sconfitta per l’Italia

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L’Inps ha chiuso il bilancio 2022 con un attivo di circa 7 miliardi di euro. Tra tutte le agenzie a controllo Ministeriale è quella che ha dato maggiori soddisfazioni, dopo anni di malinformazione, finalmente una nota positiva che in verità nessuno si aspettava. Infatti poi ci si accorge che vi è un passivo di quasi 26 miliardi per l’anno 2023.

di Massimiliano De Vita

Fattori di sconfitta: popolazione anziana, mancanza di lavoro, evasione fiscale e pensioni indebite

Questa “ricchezza” tutta Italiana proviene da molti fattori, anche se guardando al futuro sembrerebbe che in un paese come il nostro altamente “vecchio” non vi sia un roseo futuro per le prossime generazioni.

I fattori di questa debâcle sono tanti, la prima è la più importante è sicuramente l’inversione di crescita avuta nel nostro paese che ci ha fatto diventare demograficamente una popolazione anziana;
La seconda è la mancanza congenita, ormai, di lavoro a tempo indeterminato per le nuove leve. Tutto quest’entusiasmo per le occupazioni occasionali, determinate ed a contratto stagionale fanno bene alla politica creando dati occupazionali ma non fanno bene alle casse dell”Inps che raccoglie poco o nulla a livello contributivo;
La terza è la perenne piaga dell‘evasione fiscale ed è inutile aggiungere altro;
La quarta ed ultima è il pagamento dello scotto penalizzante delle pensioni indebite distribuite negli anni addietro a migliaia e migliaia di cittadini non aventi diritto (ma questo è uno scandalo a parte), con il coinvolgimento di una boutade di medici e periti compiacenti che hanno distribuito pensioni e sussidi in lungo e in largo per la penisola.

Le domande d’invalidità e i diritti dovuti ma non riconosciuti dall’Inps

Una delle voci che persistono in grave passivo e alimentano le gravi perdite continuano ad essere proprio loro, non i cittadini richiedenti ma commissioni e consulenze interne ed esterne composte da Santi e Beati che rinnegando il giuramento d’Ippocrate cercano, oggi, di salvare la barca che affonda rigettando domande e verifiche di controllo allo scopo di rimandare i pagamenti dovuti o al riconoscimento di una invalidità o di un diritto. Oltre alle spese per commissioni, accertamenti e consigli legali, inevitabilmente il cittadino dovrà rivolgersi alla giustizia ordinaria per ottenere i propri diritti. Ora si capisce bene che in passato il popolo onnipresente dei furbetti abbia contribuito con connivenze notevoli al passivo dell’Inps, ma rifiutare un diritto accertato diventa un boomerang.

Chiunque abbia avuto a che fare con le miracolose commissioni di verifica dell’ Inps sa di quello che sto scrivendo.
Oggi l’Inps, tra sacro e profano, rigetta l’80/85% delle domande d’invalidità o di sussidi momentanei per malattie gravi, una sorta di “alzati e cammina” alla Lazzaro evangelico che viene adottato per quasi tutte le domande presentate in prima istanza.
Oggi come oggi, difficilmente si può truffare lo Stato con la semplicità che succedeva un po’ di tempo fa, dove medici e commissioni compiacenti intascavano fior di bustarelle o dividevano gli arretrati con i falsi invalidi nel silenzio rumoroso di tutti. Anni di indagini, di rinvii a giudizio di centinaia di persone, condanne in tutti i gradi di giudizio hanno portato un po’ di restringimenti e maggiori controlli.

I cittadini costretti a ricorrere ai Tribunali per il riconoscimento dei propri diritti: oltre ai danni economici anche danni morali

Nel frattempo un po’ di tempo fa ed ancora tutt’oggi sembra ricorrente non procedere a nessun riconoscimento in prima istanza per discutibili ordini superiori. Sembrerebbe che dopo i grandi scandali l’INPS abbia dato una specie di direttiva in cui “non bisognerebbe riconoscere” nell’immediatezza i diritti dei cittadini, rigettando “senza basi” concrete ogni tipo di domanda presentata in prima istanza costringendo i cittadini a ricorrere alla magistratura per vedere riconosciuti i propri diritti.
Diritti e malattie che se di veritiera fattura saranno riconosciuti da un Tribunale negli anni a venire con spese legali, interessi e danni morali che ogni buon avvocato cercherà di far riconoscere e siccome i Tribunali sono intasati di cause e di riconoscimenti dei diritti di legge nei confronti dell’INPS, si capisce come la voce di consulenza legale e quella di consulenza esterna cresca a dismisura nel calderone passivo grazie ai miracolosi medici delle commissioni di riconoscimento.

Per fare un esempio, una pensione d’invalidità temporanea o indeterminata mensile pari a poco più di 300 euro mensili, quando sarà elargita dopo una sentenza di un Tribunale che di solito prende tempo da 4 a 5 anni, sarà correlata da una serie di spese accessorie che incideranno notevolmente sul bilancio. Ora dico è molto bello fare i medici miracolosi sulla pelle dei contribuenti, di fatto quelle spese aggiuntive che nell’ordine sono riconosciute: Consulenze mediche e commissioni; Perizie di parte medico legali; Spese processuali; Interessi; Arretrati da corrispondere;

Tutto ciò ricade esclusivamente sul tesoro dei contribuenti italiani incidendo in maniera vertiginosa nel calderone passivo. Nessun medico che possa essere ritenuto responsabile, nessuna commissione che possa essere tacciata di errori grossolani.

Le testimonianze raccolte presso una sala di attesa di una commissione Inps

Il giorno 6/12/2023 sono stato nella sala di attesa di una commissione INPS presso una ASL di un territorio molto vasto ed ho raccolto alcune testimonianze tra coloro che si apprestavano a essere esaminati dalle commissioni per le domande che avevano presentato in prima istanza. Nell’occasione mi sono affidato alle consulenze disinteressate dell’Avv.to Francesco C. e del dr. Mario D.R. ex medico legale ormai in pensione per le valutazione dei casi.

1) A.G., donna, 53 anni, domanda di pensione d’invalidità a causa di una malattia che le ha provocato: asportazione della testa del Pancreas, del duodeno e colicistectomia, ricostruzione delle vie biliari e sofferenza del fegato in atto tale da ricorrere ad interventi endoscopici ogni due mesi per non aggravare la situazione di sofferenza dell’organo epatico. Per poi in ultima ipotesi, ricorrere ad un trapianto di fegato, che a causa dell’aver subito già un intervento chirurgico salvavita importante, sembra sia molto rischioso ed improbabile nell’attesa e nei tempi oltre al fatto di essere ormai ipertesa e diabetica con assunzione di insulina mattina e sera per sopperire al cattivo funzionamento del pancreas che ormai non assolve più al proprio compito.

Gli occhi si fanno rossi parlando anche del centro di igiene mentale a cui è dovuta ricorrere dopo i grandi interventi chirurgici a cui è stata sottoposta. Una vita che non è più vita. Lavorava e non aveva mai chiesto o ricevuto nessun sussidio. Non ha potuto più lavorare e si capisce il perché dalla sua eccessiva magrezza. Mentre mi parla e mi mostra tutti i documenti rigorosamente ospedalieri e relazionati ASL, inveisce contro una prima commissione che non le ha dato l’invalidità per pochi punti percentuale e da allora è stata costretta a farsi assistere legalmente e ricorrere in Tribunale. Inutile dire che da 3 anni ha fatto richiesta d’invalidità.
Prima e seconda istanza con aggravamento rigettata. A gennaio riprenderà la lotta contro nostra Signora Inps e i suoi miracolosi medici che l’hanno riconosciuta in grado di lavorare.

2) L.M. 59 anni uomo, appartenente alle forze dell’ordine, domanda di invalidità temporanea oncologica (assegno ordinario d’invalidità)
In pratica è un assegno Inps che viene elargito in casi di invalidità temporanea a causa soprattutto di malattie oncologiche e di trattamenti chemioterapici temporali.

Da maggio 2023 in convalescenza dopo l’asportazione di una neoformazione maligna a livelli bassi (fortunatamente), curata con chemioterapia settimanale, dovrà continuare la cura per altri 12 mesi con chemioterapia mensile. A causa della chemio e di altre patologie che sono state riscontrate durante il ricovero ospedaliero come: enfisema polmonare, ipertensione arteriosa e cisti da tenere sotto controllo ai reni e craniche, è stato posto in convalescenza. Continuerà ad esserlo fino a quando i medici ospedalieri non ne certificheranno la completa guarigione ossia tra un anno e qualche mese se tutto va bene.

Lui mi dice che sperava di tornare al lavoro ma che purtroppo per un appartenente alle forze dell’ordine la chemioterapia anche se mensile, con tutta la serie di problemi al seguito con la spossatezza, i dolori e le altre patologie riscontrate non permettono il rientro in servizio. Certo non ci vuole un genio per capire che un uomo di 59 anni con queste patologie non potrà più essere un tutore dell’ordine.
Ma i medici “miracolosi” dell’INPS lo licenziano con il solito “alzati e cammina”, la cura mensile non gli impedisce di tornare al suo lavoro.

Inutili le rimostranze e dirgli che anche lui avrebbe voluto mettersi alle spalle questo periodo e ritornare al suo impiego. Ma lo terranno in convalescenza. Di questo devono tenere conto perché i medici Asl e militari non rischiano di mandarlo in servizio con la chemioterapia in atto. Mi dice: “ma secondo loro io baratterei il mio stipendio e la mia vita per poche centinaia di euro al mese?”
Nulla di fatto. Altra causa, altri aggravamenti economici.

3) A.L., 44 anni, donna, amputazione della gamba destra a causa di un brutto incidente e numerosi problemi di cui non vuole parlare.
Chiede l’accompagnamento a causa della sua già accertata invalidità. Rigettata per la terza volta perché portatrice di protesi(?) Sarà un nuovo modo di interpretare l’accompagnamento.

Responsabilizzare i medici legali dell’Inps per un giusto risarcimento morale ai cittadini

Questi sono gli unici tre casi che hanno dato la loro disponibilità a raccontare le loro storie. Ma la sala era piena di di persone anziane e disabili per la maggior parte accompagnate dai loro avvocati o periti. Da qui si evincono i danni erariali che prima o poi saranno portati all’Inps. Forse è vera la “voce di popolo” riguardante quella direttiva non scritta dell’INPS di perdere tempo sperando nella non longevità dei cittadini?

Una cosa è certa. Bisognerebbe responsabilizzare i medici legali dell’INPS affinché decidano con professionalità e parametri di giudizio esatti e stabilire un giusto risarcimento morale al cittadino ricorrente. Se le perizie e le commissioni hanno espresso pareri che hanno ritardato solo i pagamenti ma senza smascherare nessuna alterazione di patologie o malattie per le quali si sono chiesti solo i propri diritti, i miracolosi medici dovrebbero pagare di tasca loro per gli errori commessi. Far pagare l’Inps è come far pagare i cittadini stessi e su questo la corte dei conti con provvedimenti ministeriali dovrebbe far chiarezza.

L’Inps non può usufruire dei soldi dei cittadini per pagare le controversie nei confronti degli stessi cittadini. Paghi i tuoi consulenti e che loro si prendano le loro responsabilità ed abbiano la professionalità per farlo. Speriamo che qualcuno faccia luce su questi miracolosi medici e sulle direttive non scritte di nostra Signora Inps. Inutile dire che gli avvocati presenti e che hanno espresso i loro richiesti pareri, concordano con l’irregolarità delle valutazioni della commissione.

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