Il PM di Palermo ha chiesto sei anni di reclusione per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver ostacolato e infine impedito lo sbarco nel molo di Lampedusa di 147 migranti a bordo della barca Open Arms.
La requisitoria: «I diritti umani vengono prima della tutela dei confini»
Dopo una requisitoria di quasi 7 ore, il Pm di Palermo ha chiesto una condanna esemplare per il comportamento dell’ex Ministro degli Interni: 6 anni di reclusione per aver impedito lo sbarco di una nave con a bordo 147 migranti .
«Le persone in mare e da salvare ed è irrilevante la sua classificazione migrante componente di un equipaggio passeggero per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato poi se il caso la giustizia farà il suo corso». Con queste parole Gerry Ferrara sostituto procuratore ha aperto la sua requisitoria al processo Open Mars. Il Pm ha continuato sostenendo che: «C’è un principio chiave e non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere».
Il processo si svolge nell’aula bunker del Pagliarelli a Palermo, la stessa aula dove venne svolto il maxiprocesso contro Cosa nostra. La vicenda rappresenta una nuova pagina nella storia repubblicana: per la prima volta un ministro carica e processato in merito all’esercizio delle sue funzioni. Proprio su questo punto Matteo Salvini ha voluto rispondere affermando che è «follia sei anni di carcere, è un processo politico». L’odierno Ministro delle infrastrutture ha inoltre dichiarato: «Non mollo mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani».
La vicenda
Il 29 luglio 2019, durante il suo mandato da Ministro degli Interni, Matteo Salvini prese la decisione di impedire lo sbarco del molo di Lampedusa di numerosi migranti a bordo di una Omg. L’Omg e le diverse associazioni per la tutela dei diritti umani si scagliarono contro il Ministro accusandolo di aver violato la Dichiarazione dei Diritti Umani e avere i tal modo messo a rischio la vita delle persone a bordo.
Matteo Salvini si è sempre difeso dall’accuse ricorrendo all’articolo 52 della Costituzione che recita: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
A sostengo della tesi di Salvini, come egli stesso oltretutto spiega nello “spot pubblicitario”, «l’Italia non poteva essere più il campo profughi dell’Europa. C’erano altri porti disponibili all’attracco, come la Libia». Proprio sulla Libia il PM Ferrara parla nella sua requisitoria, affermando che: «Non tutti i paesi possono essere considerati un porto sicuro perché non in tutti i paesi sono vigenti regole democratiche e rispetto di diritti umani la Libia la Tunisia non sono paesi in cui si può applicare un pos. Lo dice anche l’attuale ministro degli interni a Matteo Piantedosi che nella sua testimonianza ha riferito che i centri di Libia sono sicuramente centri illegali mai abbiano consegnato delle persone ai libici».
Il mondo della politica si divide sul caso Open Arms
Dopo la fine della seduta processuale non sono tardate ad arrivare le prime dichiarazioni del mondo della politica. La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha subito commentato la decisione sostenendo il proprio Ministro. «Incredibile. La mia totale solidarietà a Salvini» ha scritto sul suo account social. A sostegno del Ministro delle infrastrutture si è schierato anche tutto il governo di centrodestra, da Antonio Tajani, Maurizio Lupi e dal Ministro degli interni Matteo Piantedosi.
Non sono della stessa visione i leader del centrosinistra. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein, nel commentare la vicenda Open Arms ha dichiarato che ha trovato «molto inopportuno l’intervento della Presidente del consiglio Giorgia Meloni. «Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi è un principio che si chiama separazione dei poteri» ha commentato.