Orizzonti Liberali: il nuovo percorso politico di Luigi Marattin

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In un panorama politico italiano in continua evoluzione, Luigi Marattin ha deciso di tracciare una nuova strada. Dopo aver lasciato Italia Viva, partito con cui ha condiviso un lungo percorso, Marattin ha fondato l’associazione Orizzonti Liberali, con l’obiettivo di creare uno spazio politico autenticamente liberale e riformatore. L’economista e deputato, già presidente della Commissione Finanze della Camera, ha più volte espresso la sua contrarietà alle alleanze strutturali con schieramenti che considera distanti dalla sua visione di un’Italia modernizzata e pragmatica. In questa intervista, esploreremo le ragioni della sua scelta, i progetti futuri di Orizzonti Liberali e le sfide politiche ed economiche che intende affrontare. Tra riferimenti all’agenda Draghi, una critica netta alle polarizzazioni politiche e un forte richiamo alla necessità di coinvolgere le giovani generazioni, Marattin traccia una visione chiara e distinta per il futuro del Paese.

Onorevole Marattin, di recente ha lasciato Italia Viva per aderire al Gruppo Misto e fondare l’associazione Orizzonti Liberali. Quali sono state le motivazioni principali alla base di questa decisione e in che modo Orizzonti Liberali si distingue dagli altri movimenti politici italiani?

Non ho condiviso né il merito né il metodo della decisione di Italia Viva di aderire in maniera strutturale (e a tutti i livelli) al cosiddetto Campo Largo di centro-sinistra.
Nel merito perché quello schieramento esprime una visione di Italia significativamente diversa da una di tipo liberal-riformatrice; quindi, non capisco come si possa confezionare, insieme a loro, una proposta politica coerente in grado di convincere gli italiani.
Nel metodo perché una scelta del genere – che cambia in profondità il DNA politico con cui Italia Viva era nata – avrebbe dovuto essere presa in un congresso o comunque nell’ambito di un percorso di riflessione, dialogo e confronto. Non certo comunicata con un’intervista a mezzo stampa, e da allora considerata definitiva e immutabile.

Ha espresso più volte la sua contrarietà all’adesione di Italia Viva al cosiddetto “campo largo” con il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Quali ritiene possano essere le principali conseguenze di questa scelta sul panorama politico italiano, e quali rischi intravede?

Dalla politica estera all’ambiente, dall’energia alla politica industriale, non esiste una dimensione politica su cui il Campo Largo non esprima una posizione antitetica a quella di Italia Viva.
Ecco perché non capisco il motivo di un’alleanza con loro. Lo stesso vale per la destra populista e sovranista di Meloni e Salvini. Le due coalizioni sono trainate dagli estremi e hanno visioni inadatte ad affrontare le sfide attuali. Inoltre, non rappresentano tutta la società italiana, che sempre più spesso rifiuta persino di votare.
Tutto ciò mi porta a chiedere: quale legge divina ci impedisce di creare un’offerta politica liberal-democratica riformatrice, diversa dai due poli?
Nel mio piccolo, ho delineato questa visione nel libro “La Missione Possibile”, edito da Rubbettino.

Orizzonti Liberali punta a diventare un partito liberale e democratico nei prossimi anni. Quali saranno i prossimi passi per consolidare il progetto e rafforzare le alleanze, anche grazie alle collaborazioni con NOS e i LibDem?

Abbiamo già fatto un evento in comune, il 14 settembre a Milano, che ha visto la partecipazione di circa 800 giovani. Il prossimo passo sarà il 23-24 novembre, sempre a Milano. E da lì faremo partire un percorso costituente, in tutta Italia, che nelle nostre migliori intenzioni l’anno prossimo porterà ad un vero e proprio partito liberal-democratico: aperto, contendibile, radicato sul territorio e caratterizzato da una precisa idea di Italia e chiari valori di ispirazione. Una volta tanto, non partiamo dal leader (che verrà eletto dal primo congresso) e non abbiamo l’ossessione di fare tutto in due settimane….i partiti seri, per essere costruiti, hanno bisogno di un minimo di respiro e di un orizzonte che non sia necessariamente quello della prossima elezione o del prossimo sondaggio.

Nel suo nuovo percorso politico, ha fatto riferimento all’eredità dell’agenda Draghi. Quali elementi politici ed economici ritiene maggiormente rilevanti dell’operato dell’ex presidente del Consiglio, e come intende svilupparli nel contesto attuale?

Draghi è stato ed è un campione di un approccio liberal-democratico e riformatore. Lo ha dimostrato nella recente presentazione del suo rapporto sull’integrazione europea. Da quel rapporto emerge un’impostazione pragmatica, strategica e di lungo respiro. Questa visione è distante anni luce dalle pochezze populiste della politica nostrana. La vera sfida è far passare quei temi non come patrimonio di élite tecnocratiche. Bisogna saperli spiegare nei mercati e al bar, dove i populisti hanno dominato troppo a lungo. Una politica liberal-democratica, per vincere, deve saper tornare popolare. Sembra una bestemmia, ma sono convinto che sia possibile. L’italiano, dopo tanto tempo, ne ha abbastanza di chi promette la luna dipinta di verde.

In un contesto di crescente distacco dei giovani dalla politica, quali iniziative intende promuovere per coinvolgerli maggiormente nel progetto di Orizzonti Liberali?

Come le dicevo all’evento di Milano di metà settembre c’erano centinaia e centinaia di giovani, da tempo non mi capitava di vederne così tanti ad un’iniziativa politica. I giovani sono allergici alle liturgie della vecchia politica e chiedono coraggio, coerenza, linearità e chiarezza. Oltre che la possibilità di dare una mano e non essere solo esibiti come trofei. Diamogli queste cose, e i giovani arriveranno.

In vista delle prossime elezioni, su quali temi Orizzonti Liberali costruirà il suo programma e in che modo si distinguerà dalle altre forze liberali?

Con le altre forze politiche di matrice liberale (che però vogliano costruire qualcosa di autonomo dai due poli) non vogliamo differenziarci, ma unirci. Per quanto riguarda i nostri temi, faremo una campagna d’autunno su cinque tematiche forti, che nessuno dei due poli affronta. O se lo fa, lo fa con slogan e sciocchezze populiste. Quelle che servono – se li incanti a sufficienza –  a farti prendere i voti, ma mai a risolvere i problemi.

Dopo il suo lungo percorso accanto a Matteo Renzi, quali insegnamenti ha acquisito e come influenzeranno le sue future scelte politiche?

L’esperienza politica a fianco di Matteo è stata la più lunga e la più bella della mia vita, non finirò mai di ringraziarlo per l’opportunità che mi ha dato (la più bella del mondo: quella di poter servire il mio Paese) e per le cose che mi ha insegnato. E come sempre accade, accanto alle persone impari dai suoi pregi e dai suoi difetti.

In qualità di esperto economista, qual è la sua valutazione dell’attuale situazione economica dell’Italia, con particolare riferimento alla gestione dell’inflazione e del debito pubblico? Quali politiche economiche ritiene necessarie per promuovere una crescita sostenibile e inclusiva?

La crescita economica in Italia è spesso evocata, ma raramente promossa. Sembra quasi venga considerata come un dono del cielo, invece è frutto di un complesso intreccio di condizioni su cui la politica può incidere solo parzialmente. Servono un ambiente libero e concorrenziale, un fisco semplice e leggero, un settore pubblico che faccia poche cose ma bene, stabilità normativa e incentivi, tutela della proprietà e della legalità, una giustizia veloce e un contesto che favorisca l’innovazione. Queste politiche, sconosciute a destra e sinistra, sono la via sicura per creare ricchezza. L’Italia, dal 1995, è uno dei paesi cresciuti meno al mondo e ha urgente bisogno di tornare a crescere.

In un contesto politico frammentato, come Orizzonti Liberali mira ad attrarre consensi da elettori sia di destra che di sinistra?

Ricordando loro che “destra” e “sinistra” in Italia sono solo le due etichette delle due curve ultrà. Nel 2014 il maggior partito della sinistra (il Pd, con Matteo Renzi segretario) ha preso il 40% con parole d’ordine che sono tradizionalmente considerate di destra: meno tasse, meno burocrazia, più concorrenza, cancellazione dell’art. 18, sindacati e magistrati non hanno sempre ragione.

Allo stesso tempo, Lega e Fdi hanno da tempo il 40% (insieme) con un programma economico che sembra copiato dai Cobas degli Anni 80: prepensionamenti, no al mercato, no alle grandi imprese, no alla concorrenza, si alla spesa pubblica e alla stampa di moneta.
La politica italiana è diventa un mix tra un reality show e una sfida tra curve ultrà. E’ ora di farla finita e tornare alla serietà.

Con le nuove dinamiche geopolitiche, quale ruolo dovrebbe avere l’Italia per mantenere la competitività internazionale e tutelare i valori democratici europei?

Ne ho parlato molto nel mio libro, alla cui lettura rimando per una trattazione approfondita. La sintesi è che l’Italia ha chance di contare nel mondo solo se partecipa e promuove un nuovo passo dell’integrazione europea. Come dimostra la recente vicenda di Unicredit e Commerzbank, quando si tratta di tutelare gli interessi nazionali (o quelli che si reputano tali, spesso sbagliando) ogni mondo è paese, e tutti cadono nei vecchi vizi. Ma i paesi UE devono capire che non c’è alternativa: o riescono a costruire un comune interesse europeo da difendere (in cui valorizzare e dare nuova cittadinanza agli interessi nazionali) oppure – nel mondo globalizzato con Cina e USA a farla da padrone – sono destinati ad un lento e inesorabile declino.


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2 Commenti

  1. Ho più volte postato su X l’idea di una nuova formazione di centro/centro che superasse le leadership di Calenda e Renzi per poter riunire, in un unico luogo, tutti i moderati, di qualsiasi schieramento politico di provenienza. La storia ci dice che si govefnaper il terzo polo Condivido la Mission, è quella che ogni moderato liberaldemocratico aspetta, con una certa ansia, visti i tempi che stiamo attraversando. Immagino che ci si voglia coordinare con Azione, diversamente non mi spiegherei . In ogni caso Dedicherei approfondito spazio al tema della sicurezza sociale, certezza della pena, sburocratizzazione, scuola, sanità…
    Mi piacerebbe sapere se esistono già riferimenti sui territori, a cui rivolgersi, per eventualmente coordinarsi e contribuire…

  2. Egr. On.le Marattin. Sono Giovanni Alesi iscritto ad AZIONE , sono daccordo con la sua proposta . Ora onde evitare istantanee accuse degli avversari di volere fare un nuovo partito , credo che sarebbe bene precisare che non si tratta di fare nuovo partito ( la destra e la sinistra sperano questo e quindi subito accuse : “altro partito dell0 0,…. ) si tratta di rifare il centro , includendo Renzi , Calenda , altri…….. con una guida collegiale un direttorio di 5 persone , la segreteria , in cui ciascun componente avrà un suo ruolo , ma le decisioni non li prende piu una sola persona ( come peraltro avviene oggi in tanti partiti piccoli e grandi che siano ) ,ma l’organo collegiale : la segreteria. BRAVO Luigi Marattin –

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