giovedì, Gennaio 2, 2025
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Salvini assolto dal caso Open Arms: “Il fatto non sussiste”

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Dopo l’assoluzione di Salvini sul caso “Open Arms”, arrivano le prime reazioni politiche. 

“Le sentenze si rispettano e questa dimostra che i giudici agiscono nella loro autonomia. La destra non potrà dire che sono “zecche rosse”, affermazione purtroppo usata molte volte.”

”Rimane inalterato il nostro giudizio politico: Salvini non ha difeso i confini dell’Italia, ha tenuto per settimane in mezzo al mare 147 naufraghi tra cui donne e bambini per meri calcoli elettorali”

Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.

Sul caso interviene anche Matteo Renzi su X (ex Twitter)

”L’assoluzione di Matteo Salvini è una buona notizia e non possiamo che esserne contenti. È la conferma che la strada è difendersi nel processo e non dal processo.”

”Tuttavia La condanna di natura squisitamente politica per la sua gestione migratoria resta”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni dichiara: “Grande soddisfazione per l’assoluzione del vicepresidente e ministro Salvini nel processo Open Arms. Un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli“

”La nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini oggi come ieri è tutta politica e non cambia di
un millimetro perché è sulla politica che li batteremo”

<<Le sentenze si rispettano sempre, a differenza di quanto fa la destra, e la nostra dura opposizione alle loro scelte continuerà>>.

Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein commentando la sentenza.

<<Sono infinitamente felice per Matteo Salvini. Ma soprattutto da cittadino e da ministro, sottolineo l’importanza di questa sentenza che riafferma un principio importantissimo: non si può mettere sotto processo la linea politica di un governo>>

<<E la verità è che la strategia contro l’immigrazione irregolare attuata dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini rappresentava coerentemente la linea politica del Governo Conte 1>>

Lo dichiara il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

“Prendiamo atto di questa sentenza, va rispettata e potrà essere commentata quando sarà depositata. Io quel che ho detto l’ho detto da testimone”

Lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte, presidente del Consiglio all’epoca dei fatti.

Sul caso interviene anche il segretario di Avs, Nicola Fratoianni

“Questo non cambia di una virgola il nostro giudizio politico sulle scelte di allora, sulle scelte di oggi. Leggo che Salvini dichiara che chi ha pensato di usare i migranti per fare politica oggi ha perso. Vorrei ricordargli sommessamente che se c’è qualcuno che ha usato i migranti per interessi politici in questi anni è lui. È sempre stato lui”.

Leggi: https://www.centrosud24.com/il-futuro-del-referendum-sullautonomia-differenziata-dopo-la-pronuncia-della-cassazione/

L’Attentato a Magdeburgo: Una Tragedia che Ha Scosso la Germania

I mercatini di Natale, simbolo di convivialità e tradizione, sono una delle attrazioni più amate durante le festività in Germania. Luoghi dove la gente si riunisce per celebrare lo spirito natalizio e godere della magia delle luci festive. Tuttavia, nel cuore della stagione delle feste, un evento tragico ha scosso la città di Magdeburgo, portando con sé il dolore e la paura che il terrorismo può suscitare.

Il contesto dell’attentato

Magdeburgo, capitale del Land della Sassonia-Anhalt, è una città con una lunga storia e una forte tradizione nelle celebrazioni natalizie. I suoi mercatini di Natale, che si svolgono ogni anno nel centro storico, attirano migliaia di visitatori provenienti da tutta la Germania e dall’estero. L’atmosfera che caratterizza questi mercatini è quella di una festa familiare e gioiosa, un luogo dove adulti e bambini possono rifugiarsi nella magia del Natale. Tuttavia, lo scorso 18 dicembre, un attentato ha gettato un’ombra oscura su questa tradizione: un’auto investe le bancarelle, provocando 4 morti e decine di feriti. L’autore dell’incidente, un saudita non islamista, è stato arrestato. La Farnesina ha confermato che tra le vittime non ci sono italiani. Si chiama Taleb Al Abdulmohsen il 50enne originario della Arabia Saudita lavora a bernburg a sud di Magdeburgo capitale dello Stato federale della Sassonia. È arrivato in Germania nel 2006 aveva noleggiato il veicolo poco prima della tragedia. L’interrogatorio è ancora in corso non ci sono prove di legami dell’uomo con associazioni terroristiche ma gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi. Sul sedile del passeggero era stato trovato un bagaglio perquisito, le autorità sospettavano fosse esplosivo: lo hanno escluso. L’uomo, di cui circola la foto di un passaporto scaduto nel 2012, sarebbe risultato positivo al test antidroga condotto dopo il suo arresto.

La Dinamica dell’Attacco

Taleb Al Abdulmohsen ha percorso almeno 400 metri a velocità folle nel bel mezzo delle famiglie che affollavano i mercatini di Natale. Ha scelto con molta probabilità un’auto compatta, non casualmente: un modello che gli ha permesso di sfruttare uno spazio stretto, utilizzandola come un ariete per portare a termine il suo piano, ancora incomprensibile nelle sue motivazioni. Di certo, alle 19.04 di venerdì 20 dicembre, il medico aveva deciso di compiere una strage. Partito da Bernburg, ha noleggiato una BMW scura e poco dopo le sette di sera ha imboccato una strada chiusa al traffico, destinata a ospitare le tipiche casette di legno dei mercatini di Natale. Un video registrato da una telecamera di sicurezza non lascia spazio a dubbi: l’azione è stata premeditata. La zona del Vecchio Mercato, dove si tengono i mercatini, è altamente sorvegliata ed è situata a pochi passi dal municipio. L’auto entra nell’inquadratura e comincia a zigzagare tra la folla, tentando di investire quante più persone possibile. Sfreccia per alcuni centinaia di metri mentre scoppia il panico attorno. Le immagini evocano tragici ricordi, simili a quelli degli attacchi dell’Isis a Berlino e Nizza, avvenuti quasi dieci anni fa, con modalità analoghe. Il bilancio dell’attacco è drammatico: 4 vittime e oltre duecento feriti. Una testimone intervistata dalla Bild è convinta che tra le vittime ci siano anche bambini, poiché l’auto ha puntato deliberatamente contro la “Maerchen-bereich”, l’area dedicata ai personaggi delle fiabe, particolarmente frequentata da famiglie con bambini nei mercatini di Natale.

L’Identità dell’Attentatore e le Ipotesi Sulle Motivazioni

Le indagini iniziali hanno rivelato che l’attentatore era un individuo noto per la sua affiliazione a un gruppo estremista che promuove ideologie violente e anti-occidentali. Secondo alcune fonti interne, l’attentatore potrebbe aver agito per motivazioni politiche o religiose, mirando a colpire un simbolo della cultura e della vita sociale tedesca, come i mercatini di Natale, che rappresentano un forte legame con le tradizioni occidentali. Le modalità dell’attacco e la scelta di un obiettivo simbolico suggeriscono la volontà di minare la stabilità interna della Germania, proprio nel cuore delle sue celebrazioni natalizie. Nonostante ciò, le indagini sono ancora in corso e la possibilità di un coinvolgimento più ampio, magari con complici o gruppi di supporto, è oggetto di approfondimento. Le forze di polizia hanno anche interrogato alcuni testimoni e hanno monitorato attività sospette sui social media per tracciare eventuali indizi che possano fornire chiarezza sul contesto dell’attacco.

Natale da record: italiani pronti a spendere 25 miliardi

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L’atmosfera di questo Natale si prospetta più vivace rispetto agli scorsi anni, con le famiglie italiane pronte a spendere ben 9 miliardi di euro. Secondo le stime del Codacons, la spesa complessiva per le festività potrebbe raggiungere i 25 miliardi di euro tra regali, viaggi, spostamenti e cibo. È interessante notare che i rincari su specifici beni alimentari possono arrivare fino al 20%. Ciò evidenzia come la situazione economica sia ancora influenzata dall’aumento dei costi.

Natale 2024: budget medio di 992 euro a famiglia

Le previsioni sono state tracciate attraverso uno studio congiunto di Codacons e Confesercenti-Ipsos. Il lento recupero dei redditi reali e la diminuzione dell’inflazione, stanno incoraggiando gli italiani a fare acquisti per il Natale. Secondo il Codacons la spesa per i regali si attesterà a 9,5 miliardi di euro, mentre Confesercenti-Ipsos stima una cifra leggermente inferiore, pari a 8,1 miliardi. In media, ogni persona prevede di dedicare circa 225 euro per i regali.

Come riporta Confesercenti – “Tuttavia, nonostante un clima di incertezza che pesa sulle famiglie e sulle imprese, gli italiani non hanno intenzione di rinunciare al Natale. A tal fine, le vendite per le festività hanno avuto un inizio piuttosto lento, ma si spera in un’accelerazione degli acquisti negli ultimi giorni”.

La spesa complessiva per il Natale potrebbe toccare i 25 miliardi di euro, equivalenti a un budget medio di 992 euro a famiglia. Di questo, 3,2 miliardi di euro saranno destinati esclusivamente al cenone di Natale, nettamente superiore rispetto agli anni precedenti. L’ incremento è di 300 milioni rispetto allo scorso anno e di 500 milioni rispetto al periodo pre-pandemia, secondo i dati forniti dal centro studi Confcooperative. Tuttavia questo aumento della spesa non è necessariamente indicativo di un incremento dei consumi, bensì riflette l’andamento dei prezzi sul mercato.

Chi sono i maggiori spenditori

Un fattore significativo nella spesa natalizia è rappresentato dall’aumento delle tredicesime, cresciute quest’anno da 49 miliardi a 51,3 miliardi. Questo grazie ad un incremento dell’occupazione e ad una diminuzione dell’utilizzo della Cassa Integrazione. Dalle ricerche effettuate emerge che ogni italiano farà in media poco meno di nove regali. Gli adulti di età superiore ai 34 anni si rivelano i maggiori spenditori con una media di 231 euro, mentre gli uomini superano le donne spendendo mediamente 256 euro. Dal punto di vista territoriale, il centro Italia risulta la zona con la spesa media più alta, pari a 264 euro, segue il nord Italia con 246 euro.

Natale: regali e tendenze di acquisto

Per quanto riguarda i regali più gettonati, i consumatori italiani continuano a prediligere capi di abbigliamento e accessori. In particolare le borse, scelte dal 47% degli intervistati. Seguono le calzature (19%), prodotti di cosmetica e giocattoli. Anche libri e prodotti editoriali si confermano popolari (33%), così come la tecnologia (32%). Tuttavia è importante notare che le spese per dispositivi tecnologici, tendono a concentrarsi su gadget di costo inferiore a 150 euro piuttosto che su acquisti di alta fascia (13%). Inoltre il 30% dei consumatori opterà per doni gastronomici, mentre il 23% sceglierà prodotti enologici.

Shopping: i negozi fisici prevalgono sull’online

Per gli acquisti last-minute, i negozi fisici sembrano riconquistare terreno sull’e-commerce. Negli ultimi giorni prima di Natale, il 61% degli acquisti avverrà presso punti vendita fisici. Il 46% visiterà negozi di vicinato o centri commerciali, il 10% negozi monomarca di grandi catene e il restante 4% mercati o mercatini.

Spesa per il cenone e il pranzo di Natale

Malgrado la frenata dell’inflazione, il Codacons prevede una spesa di oltre 3 miliardi di euro per il tradizionale cenone della vigilia e il pranzo di Natale, con aumenti significativi nei prezzi dei generi alimentari. Negli ultimi mesi alcune categorie alimentari hanno registrato rincari notevoli, come il burro (+20%), il caffè (+13,3%), i pomodori (+23,7%), il cioccolato (8,5%).

Viaggi e turismo

Infine milioni di italiani si metteranno in viaggio durante le festività, generando un giro d’affari stimato dal Codacons in 12,7 miliardi di euro. Anche in questo caso, le spese turistiche si fanno sentire. I pacchetti vacanza costano mediamente il 13,4% in più rispetto all’anno scorso, mentre i prezzi per pernottamenti in hotel e viaggi in treno sono aumentati rispettivamente del 6,1% e del 3,9%. Per i voli europei si segnala un rincaro dell’8,5%, su base annua.

Leggi anche: https://www.centrosud24.com/riscaldamento-globale-una-minaccia-immediata-per-il-pianeta-e-lumanita/

Il futuro del referendum sull’autonomia differenziata dopo la pronuncia della Cassazione

C’è ancora spazio per il referendum sull’autonomia differenziata dopo la pronuncia della Cassazione?

Come sappiamo, l’Ufficio Centrale per il Referendum presso la Corte di Cassazione, con un’unica ordinanza, depositata il 12 dicembre 2024, ha dichiarato conformi a legge le richieste di referendum relative all’abrogazione totale della legge n. 86 del 2024 sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, mentre ha dichiarato non conforme a legge la richiesta di referendum relativa all’abrogazione parziale della stessa legge n. 86 del 2024.

La pronuncia della Cassazione viene dopo quella della Corte Costituzionale (n.192 del 3/12/2024) che, di fatto, ha demolito la legge Calderoli sull’autonomia differenziata, individuando numerosi profili di illegittimità costituzionale, salvando unicamente alcune previsioni della legge n. 86 del 2024, interpretandole in modo costituzionalmente orientato.

Ricordiamo che la legge n.86/2024 del 26/06/2024, entrata in vigore il 13/07/2024, un provvedimento “bandiera” fortemente voluto dalla Lega e dal Ministro Roberto Calderoli, con i suoi 11 articoli definisce i principi generali per l’attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, e per la modifica e la revoca delle stesse, nonché delle modalità procedurali di approvazione delle “intese” fra lo Stato e una regione.

Dopo l’intervento della Cassazione che ritiene legittima la richiesta di referendum totale, la palla passa, quindi, alla Corte Costituzionale, chiamata a gennaio prossimo ad esprimersi sull’ammissibilità del referendum.

Il parere della costituzionalista Daniela Mone

Per fare il punto sulla delicata questione, abbiamo sentito il parere della prof.ssa Daniela Mone, costituzionalista campana e docente di “diritto pubblico” presso l’Università Luigi Vanvitelli di Caserta, che già in altre occasioni è intervenuta nella discussione pubblica apertasi sull’autonomia differenziata.

Prof.ssa Mone quali sono gli scenari che si aprono dopo le pronunce della Corte Costituzionale e poi della Cassazione?

(Daniela Mone):L’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione, come lei ha ricordato, ha dichiarato la legittimità della richiesta di referendum abrogativo totale della legge n. 86 del 2024, non conforme a legge la richiesta di referendum sul quesito relativo alla sua abrogazione parziale, dal momento che le disposizioni che ne costituivano l’oggetto sono state sostanzialmente annullate dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 192. Quanto al quesito di abrogazione totale, si è ritenuta, anche dopo la pronuncia del Giudice delle leggi, permanente la materia referendaria, con un’argomentazione non proprio convincente sul piano giuridico. I cittadini hanno firmato non per abrogare l’autonomia differenziata (che è prevista in Costituzione) ma una sua specifica attuazione (quella dell’originaria legge Calderoli, del tutto differente da quella prevista dalla legge “emendata” dal Giudice costituzionale). In ogni caso, ora le sorti del referendum sono affidate alla Corte Costituzionale che si pronuncerà sulla sua ammissibilità a gennaio. Per diversi commentatori la Corte negherà il referendum dal momento che la legge n. 86 sarebbe costituzionalmente necessaria. Tali posizioni non mi appaiono condivisibili, considerato che l’art. 116, comma 3, Cost. non prevede una legge attuativa, come si ricava dalla stessa sentenza n. 192 laddove si riconduce la legge Calderoli a scelta discrezionale (quindi non obbligo) del Legislatore di dettare una normativa attuativa. Più probabile, proprio perché collegata alla discutibilità della decisione della Cassazione, l’ipotesi di inammissibilità, per mancanza di chiarezza ed univocità del quesito”.

Secondo Lei, è convenuto insistere sulla strada del referendum. dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, valutando i rischi connessi al raggiungimento del quorum e poi all’esito del voto, tenendo conto che la popolazione residente nel Mezzogiorno, che più si sente tradita dalla riforma, non supera il 34% di quella dell’intero Paese ?

(Daniela Mone): “Credo che insistere sulla strada del referendum non sia stata una scelta prudente sul piano politico innanzitutto per la ragione che richiama lei. Il numero dei cittadini sensibili al tema è più basso di quelli potenzialmente interessati alla differenziazione. Questa circostanza, unitamente al fenomeno dell’astensionismo, avrebbe dovuto indurre a lucrare il successo indiscusso ottenuto da oppositori al Governo e alla legge, con la pronuncia della Corte Costituzionale che della legge Calderoli, non lascia, sostanzialmente, nulla con riferimento ai punti contestati. Il tentativo di giungere all’obiettivo politico di dare una spallata al Governo può, infatti, trasformarsi in un boomerang, bruciando tale vittoria, in caso di prevalenza dei no o mancato raggiungimento del quorum e rinforzando, conseguentemente, il Governo. Il rischio, peraltro, è amplificato dalla consapevolezza della natura ormai sostanzialmente politica del referendum, considerato che giuridicamente la legge è stata sterilizzata dal giudice costituzionale, a seguito della sentenza n. 192, della portata lesiva dell’unità nazionale e, dunque, della sua pericolosità per il Sud”.

In ordine alla determinazione dei LEP, la Corte Costituzionale richiama la necessità di coinvolgere a pieno titolo il Parlamento, finora chiamato ad un ruolo di mera ratifica, escluso dal Governo da qualsiasi valutazione sostanziale, che finora ha affidato il compito della loro definizione alla contestata Commissione CLEP di Sabino Cassese, anch’essa nominata dall’esecutivo.

Qual è il suo parere sui LEP, tenendo conto che, a prescindere dall’autonomia differenziata, la loro previsione è in Costituzione e che, comunque, il Governo ha previsto che l’attività istruttoria per la loro determinazione e dei relativi costi e fabbisogni standard sarà svolta fino al 31/12/2025 presso il Dipartimento per gli affari regionali della presidenza del Consiglio dei ministri?

(Daniela Mone): “Mi sembra che, al momento, il rischio maggiore per il Sud sia collegato proprio alla decisione della Corte costituzionale di far salvo il lavoro del Comitato per la determinazione dei Lep, presieduto da Cassese, che proprio in questi giorni ha concluso i suoi lavori, confluito in un rapporto di 288 pagine. L’attività istruttoria per la determinazione dei Lep, per effetto del decreto cd. Milleproroghe, sarà svolta presso il Dipartimento per gli affari regionali della presidenza del Consiglio dei ministri. Il lavoro del Clep potrà essere utilizzato come base per la determinazione dei LEP da parte del Parlamento cui tale attività, che è connotata da un altissimo tasso di politicità, è stata affidata dalla Corte costituzionale, in quanto organo politico e rappresentativo dell’intero popolo. Essa, tuttavia, sarà significativamente condizionata dal lavoro svolto dal Clep, com’è noto, fortemente criticato da alcuni dei suoi stessi componenti (ultimo, in ordine di manifestazioni di tale posizione, Enrico La Loggia), in taluni casi fuoriusciti, per i suoi limiti in termini di garanzia del principio di uguaglianza e di superamento delle asimmetrie, cui sarebbero razionalmente e costituzionalmente destinati i Lep. Il vero compito di chi ha a cuore le sorti del Sud è di monitorare l’attività di determinazione di tali grandezze che, presentate come grandezze tecniche, sono idonee a connotare il regionalismo italiano in senso solidaristico o, invece, competitivo, ossia contra Constitutionem”.

Lei non pensa che un’eventuale abrogazione della legge possa mettere il Sud al riparo dalle pretese avanzate dai negoziati tuttora in corso?

(Daniela Mone): “Come ho detto la legge è stata sterilizzata della sua pericolosità per il Sud dall’intervento del giudice costituzionale.  È innocua, come ho avuto modo di scrivere altrove. Rispetto al punto specifico dei negoziati tuttora in corso, la legge lo è, dal momento che il loro percorso, che è iniziato prima della sua approvazione, potrebbe proseguire anche in caso di abrogazione.  In generale, l’art. 116, comma 3 Cost. non richiede legge attuativa (e se sarà ammesso il referendum, questo sarà implicito), per cui l’autonomia differenziata potrà essere attuata a prescindere da qualunque legge.  Pertanto, se viene ammesso il referendum, votare per il sì avrà una valenza politica, un valore antigovernativo. Sul piano giuridico, ma in effetti anche politico, se politico è inteso come sinonimo di rilevante per il popolo e non per uno specifico partito o comitato (come quello referendario), potrebbe paradossalmente essere più opportuno conservare una legge come quella Calderoli, “riscritta e riletta” dalla Corte e da emendare nella direzione dalla stessa indicata, che abrogarla, con la possibilità di azionarsi sulla base delle sole disposizioni dell’art. 116, comma 3, Cost., con l’enorme discrezionalità che accompagna una simile ipotesi. Tornando ancora ai negoziati, se la legge non viene abrogata, il loro contenuto deve rispettarla, nella lettura costituzionalmente conforme che ne ha dato la Corte. Meno vincoli, invece, avrebbero se proseguissero, come possibile in caso di abrogazione, sulla base del solo articolo 116, comma 3, Cost.”.

De Ketelaere con un colpo da biliardo riporta l’Atalanta in vetta: 3-2 contro l’Empoli e 11esima vittoria di fila per la Dea

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Prosegue spedita la marcia trionfale degli uomini di Gasperini. Per battere un ottimo Empoli è servita una stoccata di pregevole fattura di CDK a pochissimi minuti dal termine del match.

La Dea si riprende la vetta

L’Atalanta scavalca il Napoli e si riprende nuovamente la vetta. Non è stato un match semplice, anzi, l’Atalanta ha decisamente sofferto l’Empoli soprattutto ad inizio gara.

Sono stati gli ospiti, infatti, a sbloccare il match con Colombo al minuto 13’. Gol meritato per quanto visto nei primi minuti di gara, ma l’Atalanta non si è fatta scalfire più di tanto e ha preso minuto dopo minuto le contromisure per riacciuffare la gara.

Una rimonta avvenuta già nel primo tempo, ma prima Gasp è stato costretto a rinunciare a Retegui per un problema muscolare (2024 terminato anzitempo per l’attaccante italo-argentino). Al suo posto è subentrato Zaniolo che ha fornito l’assist del 2-1 a Lookman poco prima dell’intervallo.

La rete del 1-1 è arrivata al minuto 34’ con una zuccata di De Ketelaere su una pennellata di Zappacosta.

A inizio ripresa la gara era completamente nelle mani della Dea. Per spezzare l’inerzia in favore degli atalantini, l’Empoli si è aggrappato ad un episodio: il contatto Djimsiti-Grassi in area di rigore.

Per una volta il Var ha funzionato a discapito della Dea ed ha richiamato il direttore di gara Feliciani al monitor che non ha poi avuto dubbi.

Sul dischetto si è presentato Sebastiano Esposito che ha bucato Carnesecchi con un tiro centrale.

Sul 2-2 l’Empoli ha persino avuto la possibilità di impensierire l’Atalanta su un paio di contropiedi (sfruttati malissimo dagli uomini di D’Aversa). Errori che si sono poi rivelati fatali ai fini del risultato, con l’Atalanta che con il passare dei minuti ha rinchiuso l’Empoli nella propria metà campo per poi trovare la rete del 3-2 al minuto 86’ con De Ketelaere. Una pennellata di pregevolissima fattura. Vazquez si è tuffato ma il tiro era davvero molto angolato.

Per l’Atalanta è una vittoria meritata, ma arrivata (ancora una volta quest’anno) nonostante qualche episodio non sia girato dalla propria parte. Una vittoria sporca ma da grande, grandissima squadra.

Gli uomini di Gasp si riprendono la vetta e volano a quota 40 punti. Il sogno scudetto è sempre più vivo.

Contributo esterno.

Riscaldamento Globale: Una Minaccia Immediata per il Pianeta e l’Umanità

Il riscaldamento globale rappresenta una delle sfide più gravi e urgenti del nostro tempo. Questo fenomeno, caratterizzato dall’aumento della temperatura media della Terra, è principalmente causato dall’attività umana e ha ripercussioni profonde sull’ambiente, sull’economia e sulla società. Le principali cause del riscaldamento globale sono legate all’emissione di gas serra, come l’anidride carbonica e il metano, derivanti dall’uso di combustibili fossili per la produzione di energia, dal trasporto e dalle attività industriali. Queste emissioni intrappolano il calore nell’atmosfera, creando un effetto serra che aumenta le temperature globali.

L’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale è la principale fonte di emissioni di CO2. Inoltre, la deforestazione, che riduce la capacità degli ecosistemi di assorbire CO2, contribuisce in modo significativo al problema. Anche l’agricoltura intensiva, attraverso l’uso di fertilizzanti e l’allevamento di bestiame, emette gas serra molto potenti, come il metano e il protossido di azoto.

Le conseguenze del riscaldamento globale sono devastanti e inarrestabili. La temperatura media della Terra è aumentata di circa 1,2°C rispetto ai livelli pre-industriali, provocando eventi climatici estremi come ondate di calore, uragani più intensi e alluvioni devastanti. Questo riscaldamento ha portato anche allo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari. I ghiacciai in Groenlandia e Antartide stanno subendo un rapido scioglimento, contribuendo all’innalzamento del livello del mare. Si stima che il livello del mare possa aumentare di oltre un metro entro la fine del secolo, minacciando le comunità costiere e portando a potenziali crisi migratorie.

In aggiunta, l’assorbimento della CO2 da parte degli oceani causa un aumento dell’acidità dell’acqua. L’acidificazione influisce negativamente sugli ecosistemi marini, danneggiando coralli e organismi come molluschi e crostacei, che sono fondamentali per la catena alimentare. La perdita di biodiversità rappresenta un altro aspetto critico, poiché il cambiamento climatico altera gli habitat naturali, mettendo in pericolo molte specie animali e vegetali. La scomparsa delle foreste, l’innalzamento del livello del mare e il cambiamento delle temperature compromettono la biodiversità, con effetti a lungo termine sugli ecosistemi e sui servizi che forniscono.

Le conseguenze del riscaldamento globale non si limitano all’ambiente; si manifestano anche in ambito sociale ed economico. Le ondate di calore e l’aumento della qualità dell’aria causata da inquinamento e incendi possono portare a gravi problemi di salute, come malattie respiratorie e cardiovascolari. Le popolazioni vulnerabili, come gli anziani e i bambini, sono particolarmente a rischio. Inoltre, i cambiamenti climatici influenzano la produzione agricola, riducendo i raccolti e aumentando i rischi di carestie in diverse regioni del mondo. La scarsità d’acqua e le condizioni meteorologiche estreme possono compromettere la sicurezza alimentare globale.

Il riscaldamento globale comporta costi economici elevati. Gli eventi meteorologici estremi danneggiano infrastrutture e aumentano i costi assicurativi, richiedendo ingenti investimenti per la ricostruzione e l’adattamento. Le nazioni più povere, che contribuiscono meno alle emissioni globali, sono spesso le più colpite. Questo fenomeno di migrazione climatica, causato dall’innalzamento del livello del mare e dalle condizioni climatiche estreme, rappresenta una sfida significativa per la stabilità sociale e politica a livello globale.

Affrontare il riscaldamento globale richiede un impegno collettivo e azioni immediate. È fondamentale passare a fonti di energia rinnovabile, come solare, eolica e idroelettrica, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. Il ripristino e la protezione delle foreste sono essenziali per assorbire CO2 e mantenere la biodiversità. I governi devono implementare politiche che limitino le emissioni di gas serra e promuovano strategie di adattamento per affrontare i cambiamenti inevitabili già in corso. È cruciale aumentare la consapevolezza pubblica sui cambiamenti climatici e sulle azioni individuali e collettive che possono essere intraprese per mitigare il riscaldamento globale.

In conclusione, il riscaldamento globale è una minaccia seria e immediata che richiede un’azione urgente e coordinata a livello globale. Le sue conseguenze si estendono ben oltre l’ambiente, influenzando la salute, l’economia e la stabilità sociale. Solo attraverso un impegno collettivo e una forte volontà politica sarà possibile affrontare questa crisi e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire. È tempo di agire, prima che sia troppo tardi.

Impianti a Biomassa: Un Rischio per la Salute e l’Ambiente

Negli ultimi anni, l’uso di impianti a biomassa come fonte di energia rinnovabile ha guadagnato visibilità, sostenuto dalla necessità di affrontare il cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità. Tuttavia, questa tecnologia, che trasforma materiali organici in energia elettrica e termica, presenta problematiche significative che non possono essere ignorate, specialmente in relazione alla salute pubblica e all’ambiente.

Uno dei principali aspetti critici associati agli impianti a biomassa è l’emissione di particolato atmosferico, in particolare il PM10. Questo inquinante, composto da minuscole particelle di polvere, fumi e aerosol, può penetrare profondamente nel sistema respiratorio e causare seri disturbi. Gli effetti avversi sulla salute includono tosse persistente, produzione eccessiva di catarro, asma e bronchite cronica. Le categorie più vulnerabili, come i bambini e gli anziani, sono particolarmente a rischio, poiché le loro difese immunitarie e respiratorie sono più fragili.

L’esposizione continua, anche a concentrazioni relativamente basse di PM10, è stata legata a un incremento dei disturbi respiratori e cardiovascolari. Studi scientifici mostrano un chiaro legame tra l’inalazione di particolato e l’aumento del rischio di malattie cardiache, ipertensione e aritmie. Le nanoparticelle possono entrare nel flusso sanguigno, innescando infiammazioni che danneggiano i vasi sanguigni e aumentano il rischio di eventi cardiovascolari gravi, come infarti e ictus.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’inquinamento atmosferico, di cui il particolato è un indicatore chiave, come sostanza cancerogena per l’uomo. Questa classificazione mette in evidenza l’urgenza di affrontare le emissioni inquinanti provenienti dagli impianti a biomassa. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea che non esiste un livello soglia di sicurezza per l’inquinamento atmosferico, il che significa che anche le esposizioni minime possono avere effetti negativi sulla salute.

Sebbene gli impianti a biomassa siano spesso presentati come una soluzione sostenibile, è fondamentale scrutinare l’idea che essi rappresentino un’alternativa realmente ecologica. La realtà è che la produzione di biomassa può comportare la competizione per risorse agricole, influenzando la disponibilità di cibo e contribuendo alla deforestazione. Inoltre, le emissioni generate dalla raccolta, dal trasporto e dalla lavorazione della biomassa possono ridurre significativamente i benefici ambientali previsti.
Considerando questi aspetti, è imperativo adottare un approccio cauto e responsabile nei confronti della progettazione e della gestione degli impianti a biomassa. È essenziale implementare sistemi di monitoraggio rigorosi e garantire che le tecnologie utilizzate minimizzino le emissioni inquinanti. Le decisioni riguardanti la realizzazione di questi impianti devono coinvolgere le comunità locali, assicurando trasparenza e informazione.

In conclusione, mentre gli impianti a biomassa possono sembrare una soluzione vantaggiosa per la transizione energetica, i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente sono significativi e non possono essere trascurati. È fondamentale promuovere soluzioni energetiche che, oltre a essere sostenibili, garantiscano la salute e il benessere delle comunità. Solo attraverso una riflessione critica e un’analisi approfondita sarà possibile costruire un futuro energetico che non comprometta la qualità dell’aria e la salute delle persone. La sfida consiste nel trovare alternative che siano realmente sostenibili e che non espongano la popolazione a rischi inaccettabili.

Il Napoli ritorna (per almeno una notte) in vetta: espugnato il Marassi per 2-1 con un secondo tempo di grande sofferenza

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Prima di qualità e poi di sofferenza. Il Napoli per espugnare il Marassi si affida ai guantoni del suo numero 1 Alex Meret.

Un Napoli a due facce

Il Napoli raggiunge quota 38 punti in classifica e torna in vetta per almeno una notte (in attesa di Atalanta-Empoli di domani).

Il primo tempo è stato di grandissima qualità, con gli ospiti che hanno trovato entrambe le reti in appena 23’minuti.

Il match si sblocca al minuto 15’ con un colpo di testa-spalla di Anguissa (seconda rete consecutiva per il centrocampista camerunense) su assist del solito Neres.

La rete del 2-0 arriva, invece, sugli sviluppi di un piazzato (sempre conquistato da Neres) calciato da Lobotka che ha visto svettare di testa Rrahmani.

Un uno-due micidiale dei partenopei che pareva aver messo in ginocchio i padroni di casa, soprattutto perché il Napoli in più circostanze ha avuto la possibilità di fare la terza rete.

Ma con l’inizio della ripresa la musica cambia completamente. Per 45’ minuti a farla da padrona è il Genoa che rinchiude il Napoli nella propria metà campo. La rete che accorcia le distanze la trova Pinamonti (che poco prima si era visto negare la gioia della rete da Meret).

Il Napoli resta a galla soprattutto grazie al suo portiere. Meret si è reso protagonista prima su un colpo di testa di Badelj e poi due volte nel finale su Balotelli.

Molto, molto male l’atteggiamento dei partenopei nella seconda frazione di gioco. Un atteggiamento rinunciatario che ha concesso al Genoa di fare il bello e il cattivo tempo.

Il primo tempo ci ha detto che il Napoli sta facendo dei progressi notevoli nella costruzione di palle gol, ma va ridotta maggiormente la sofferenza. E per farlo si deve continuare ad avere il pallino del gioco per più di 45’ minuti.

La vittoria non deve far passare in secondo piano il brutto secondo tempo degli azzurri. Ma i 3 punti, nonostante tutto, vanno ai partenopei che (come già detto) ritornano primi per almeno una notte. L’Atalanta sarà chiamata a rispondere presente domani alle ore 18 contro l’Empoli. E lunedi sera toccherà all’Inter in casa contro il Como.

La lotta scudetto sta entrando nel vivo.

Contributo esterno.

Il Natale dei bambini, festeggiato a Napoli da Liberass aps

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Il Natale è la festa delle tradizioni, della famiglia e dei bambini e, così, ieri a Napoli, presso il Parco San Laise, l’Associazione Liberass aps, ha organizzato un evento dedicato ai più piccoli, invitati dalla Fondazione Campania Welfare, in occasione del Santo Natale. “Un piccolo ma emozionante attimo di “Felicità”, soprattutto in questo delicato momento storico, perché il Natale è la festa dei bambini, e tutti devono scartocciare un regalo. Naturalmente tutto diventa possibile e realizzabile, quando un’idea viene sposata da persone che condividono tradizioni, valori e il senso profondo della vita e del Natale: l’Amore! Per questo ringrazio, in primis, il Presidente Antonio Marciano e il Direttore Gavino Nuzzo della FCW per aver accolto la proposta con entusiasmo”: queste le parole del Presidente di Liberass aps, l’avvocato Maria Grazia Siciliano, che ha realizzato l’evento nella ex base NATO.

Tanti i bambini che con le loro famiglie hanno partecipato a questo Festa, dove c’erano due ospiti eccezionali: Babbo Natale, che insieme alle sue Elfette hanno distribuito regali personalizzati ai bambini, e la incantevole Guest Star, Anna Calemme, che con la sua voce e le sue canzoni ha fatto ballare e rallegrare tutti, piccoli e grandi. Ad immortale l’evento, nell’incantevole allestimento realizzato da Imma Grimaldi, Events and Wedding Planner, gli scatti e le Foto ricordo, di Paolo Visone e il video di Samel Corsaro.
I giocattoli sono stati donati da EPM, il Mondo di Gege e il SINAFI (Sindacato Nazionale Finanzieri).
È solo l’inizio”, la promessa del Presidente di Liberass aps,perché il vero Dono è regalarsi al prossimo”.

Spopola in rete il video dei The CereBros sul nuovo Codice della strada

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“SEI ALTERATO? MEGLIO NON METTERSI ALLA GUIDA!”

E’ il nuovo Codice della strada con tutte le sue ‘particolarità’ ad ispirare il nuovo viralissimo video comico dei The Cerebros, in cui Bera (Berardino Iacovone) e Gian (Gianmarco Esposito) sono alle prese con un controllo della stradale.

Dopo l’approvazione di Camera e Senato e la conseguente entrata in vigore del nuovo codice della strada che prevede una stretta severa per chi guida col telefonino, ubriaco o drogato, in rete, nei bar e sui media non si parla di altro, anche perché le nuove norme non mettono proprio tutti d’accordo!

Il nuovo video dei The Cerebros ha ottenuto più di 5 milioni di visualizzazioni sul web

Ed è proprio in questa “incrinatura” che si va ad insinuare il nuovo video dei The Cerebros che in meno di 48 ore ha ottenuto più di 5 milioni e mezzo di visualizzazioni sui social.

Un divertente spaccato di attualità che, prendendo spunto dalle tante perplessità espresse dagli italiani in merito alle nuove regole della strada, fortemente volute dal Ministro Salvini, alimenta il dibattito sui social, accendendo ancor di più i riflettori sui temi trattati dai nostri rappresentanti a palazzo.

Il collettivo artistico The Cerebros, che dal 2017 ad oggi ha ottenuto oltre 200 milioni di visualizzazioni sui social, si è consacrato grazie a video cult come “Gomorra ai tempi del Coronavirus”, “Gomorra ai tempi di mare fuori” e “Covid Jouer”.