Con l’arrivo del Festival di Sanremo, la città si riempie di artisti, giornalisti e appassionati di musica, trasformandosi nel cuore pulsante dello spettacolo italiano. Oltre alla musica, Sanremo offre una tradizione culinaria ricca e variegata, con piatti tipici come la Sardenaira, una focaccia con pomodoro, acciughe, capperi e olive; il Brandacujun, un piatto a base di stoccafisso mantecato con patate e olive taggiasche; e i Baci di Sanremo, dolci biscotti di nocciole ripieni di mousse al cioccolato. La cultura enogastronomica della Liguria si distingue per la semplicità e l’autenticà dei suoi ingredienti, con un forte legame con il territorio. L’olio extravergine di oliva taggiasca, i vini locali come il Pigato e il Vermentino, e le erbe aromatiche sono protagonisti della cucina ligure. Sanremo, in particolare, unisce i sapori del mare con quelli dell’entroterra, offrendo piatti a base di pesce freschissimo, verdure di stagione e paste artigianali.
Se ti trovi in città per il Festival e vuoi scoprire i migliori posti dove mangiare, ecco una selezione di cinque ristoranti, ognuno con una proposta diversa per soddisfare ogni gusto.
Se ti trovi in città per il Festival e vuoi scoprire i migliori posti dove mangiare, ecco una selezione di cinque ristoranti, ognuno con una proposta diversa per soddisfare ogni gusto.
La Pignese
Storico ristorante situato nel cuore di Sanremo, La Pignese è un punto di riferimento per gli amanti della cucina di mare. Qui potrai assaporare piatti a base di pesce freschissimo, accompagnati da ingredienti tipici della Riviera Ligure. L’atmosfera accogliente e il servizio curato lo rendono una scelta perfetta per una cena raffinata durante il Festival.
Victory Morgana Bay
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Se cerchi un ristorante moderno con vista sul mare e un’atmosfera glamour, Victory Morgana Bay è la scelta giusta. Questo locale propone una cucina creativa che spazia dal pesce alla carne, con un’ampia selezione di cocktail per accompagnare il pasto. Perfetto per chi vuole unire buon cibo e movida sanremese.
Camelot
Per un’esperienza più rustica e autentica, Osteria Camelot è il posto ideale. Qui troverai piatti della tradizione ligure preparati con ingredienti freschi e genuini. L’ambiente informale e familiare lo rende perfetto per chi desidera un pasto semplice ma gustoso, all’insegna della cucina casalinga.
Taverna Al 29
Questo ristorante è noto per la sua attenzione alla cucina tipica ligure e ai prodotti locali. Tra i piatti forti spiccano le trofie al pesto e il coniglio alla ligure, piatti perfetti per chi vuole assaporare la vera tradizione gastronomica della regione. L’ambiente caldo e accogliente lo rende un’ottima scelta per una cena rilassata dopo una giornata intensa al Festival.
Paolo e Barbara
Ristorante stellato situato nel cuore di Sanremo, Paolo e Barbara è rinomato per la sua cucina che valorizza i prodotti locali, sia di mare che di terra. Le erbe e le verdure provengono dalle loro tenute, conferendo ai piatti un’autentica ispirazione ligure con un tocco contemporaneo. La cantina è tra le migliori della città, offrendo una selezione eccellente di vini per accompagnare il pasto.
Sanremo non è solo la città della musica, ma anche un luogo dove scoprire una gastronomia autentica e variegata. Che tu sia amante della tradizione ligure, del pesce fresco o delle proposte più innovative, in questa città troverai il ristorante giusto per te. Durante il Festival, approfitta dell’occasione per esplorare i sapori di Sanremo e vivere un’esperienza culinaria indimenticabile.
Nel finale di gara contro l’Udinese il brasiliano ha rimediato una lesione distrattiva del semimembranoso della coscia sinistra. Salta Lazio, Como e forse pure l’Inter.
I postumi del mercato di gennaio
Una volta terminato il mercato (inesistente) di gennaio sono iniziati i guai per il Napoli. Due punti raccolti in due gare e gli infortuni di Spinazzola e Neres, che si aggiungono a quello di Olivera rimediato prima di Napoli-Juventus.
Il mercato di gennaio ha tolto al Napoli Kvara e aggiunto Okafor, che secondo quanto riportato dai beni informati non ha più di 15 minuti nelle gambe.
Pertanto, Conte sarà chiamato all’ennesimo miracolo della sua avventura partenopea. Perché quando vendi e non sostituisci, dopo ti tocca soltanto friggere il pesce con l’acqua.
Il Napoli andrà sabato a Roma per sfidare la Lazio in totale emergenza. Non è da escludere un possibile cambio tattico di Conte, con un ritorno alla difesa a 3 e Raspadori o Simeone pronti a fare da spalla a Lukaku.
Altrimenti ci sarebbe la possibilità Ngonge, ma per come è subentrato domenica contro l’Udinese è forse meglio virare su tutt’altro.
Ekkelenkamp risponde a McTominay dopo 3 minuti dal vantaggio azzurro. Il secondo tempo è stato nullo nonostante Conte abbia provato a dare la scossa con i cambi.
Il Napoli è sulle gambe
Il Napoli si ferma per la seconda partita di fila. Al pari-beffa ottenuto all’Olimpico ne arriva un altro contro l’Udinese. Stavolta è stato un pareggio giusto e su cui gli azzurri hanno da recriminare ben poco.
L’Udinese ha tenuto testa al Napoli per tutta la gara e si è vista andare sotto (per soli 3 minuti) soltanto da corner con una zuccata del solito McTominay.
Il pari di Ekkelenkamp è arrivato grazie ad una frittata della retroguardia azzurra con Juan Jesus e Mazzocchi protagonisti del fattaccio.
Il Napoli è sulle gambe. Le sensazioni avute all’Olimpico hanno trovato conferme stasera al Maradona. Anguissa, Neres e McTominay i più provati dal forcing degli azzurri. Quando si dice che il Napoli è avvantaggiato dal solo impegno del campionato si dice una cosa giusta. Ma ci si dimentica di aggiungere che nessun calciatore riesce a mantenere lo stesso rendimento per 38 partite, quindi appena arriva il calo ci sarebbe bisogno di gente pronta in panchina. Cosa che nel Napoli non c’è.
Alla stanchezza di alcuni azzurri vanno aggiunti alcuni infortuni che stanno falcidiando la difesa del Napoli. Olivera e Spinazzola contemporaneamente out e Napoli costretto ad adattare Mazzocchi a sinistra.
Conte ha provato a dare nuova linfa agli azzurri attraverso i cambi a 20 minuti dalla fine, inserendo Ngonge, Raspadori e Simeone. Nulla di fatto, anzi. Soprattutto Ngonge ha approcciato davvero male alla gara.
Non c’era bisogno di stasera per sapere che il Napoli fosse corto in panchina. Lo sapevano anche nei piani alti della società, ma comunque si è preferito cedere Kvara e non sostituirlo.
Il pareggio di stasera non va vissuto come un dramma. Ci sarà tempo e modo per rialzarsi.
Nel frattempo l’Inter ha l’opportunità di piazzarsi seconda a -1 dal Napoli battendo la Fiorentina domani sera al Meazza. Un’opportunità ghiotta per gli uomini di Inzaghi per mettere il fiato sul collo del Napoli.
La Rottamazione Quinquies 2025 rappresenta una nuova opportunità per i contribuenti italiani con debiti fiscali. Questa misura permette di rateizzare i pagamenti fino a dieci anni, senza interessi né sanzioni, facilitando chi ha difficoltà economiche.
Il provvedimento si inserisce nel più ampio piano del governo per sostenere cittadini e imprese in difficoltà, offrendo una soluzione più accessibile rispetto alle precedenti rottamazioni. L’obiettivo è ridurre il numero di cartelle esattoriali pendenti e agevolare la regolarizzazione delle posizioni debitorie.
Come funziona la Rottamazione Quinquies?
I pagamenti potranno essere effettuati in 120 rate mensili, con un primo versamento più alto, pari al 10% del debito complessivo.
Chi può aderire alla Rottamazione Quinquies 2025?
Questa agevolazione è destinata a chi ha cartelle esattoriali non saldate e non ha potuto aderire alle precedenti rottamazioni. È un’opportunità per chi ha difficoltà economiche e desidera regolarizzare la propria situazione fiscale senza dover affrontare oneri aggiuntivi.
Le rate successive saranno distribuite equamente, garantendo un alleggerimento del carico fiscale. Se un contribuente salta una rata, l’intero piano decade e il debito torna all’importo originale, con sanzioni e interessi.
Differenze con le precedenti rottamazioni
Rispetto alle misure precedenti, la Rottamazione Quinquies 2025 offre una rateizzazione più lunga. Il piano decennale consente ai contribuenti di gestire meglio il pagamento, evitando di dover saldare il debito in pochi anni.Inoltre, il mancato pagamento anche di una sola rata comporta la perdita del beneficio, con il ritorno alle condizioni ordinarie di riscossione. Per questo motivo, è fondamentale valutare attentamente la propria capacità di sostenere il pagamento mensile.
Vantaggi e Svantaggi
Nonostante i vantaggi, alcuni esperti sottolineano il rischio di insolvenza per chi ha già difficoltà economiche. La durata decennale del piano può diventare un problema se il contribuente non riesce a mantenere la costanza nei pagamenti. Inoltre, si teme che una nuova sanatoria possa incentivare comportamenti elusivi, spingendo alcuni a non saldare i debiti nella speranza di ulteriori agevolazioni future.
Ieri sera a Caserta, al termine di un’intensa giornata di lavori, si è concluso il XX° Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana, dal titolo “La famiglia al Centro del futuro politico – Lavoro, Salute, Scuola”, con l’elezione del nuovo segretario nazionale del partito, Elisabetta Trenta, già ministro della difesa in precedenti governi.
Il XX° Congresso Straordinario Nazionale della Democrazia Cristiana, in continuità con il XIX° Congresso Nazionale del 18 febbraio 2023 celebrato a Roma, segna l’inizio di una nuova stagione politica.
Come ci riferiscono i dirigenti del partito dello scudo crociato: “il congresso di Caserta assume integralmente ogni responsabilità riferita alle norme integrali dello Statuto del 1984, al Regolamento del 1989, allo Statuto e al Codice di Comportamento, confermando la continuità giuridica e politica della Democrazia Cristiana, di cui allo Statuto del 1984, approvato dal Consiglio nazionale nelle sessioni del 22,23 Gennaio, 12 Febbraio, 9 Marzo, 14 Marzo, 2 Aprile 1982 e 12, 13 febbraio 1983, contrastando nelle forme previste dalla vigente legge, ogni altro organo similare unilateralmente e illegittimamente costituito a nome della Democrazia Cristiana”.
Quello di Caserta, riunito all’Hotel Royal, è stato un congresso straordinario molto partecipato, convocato per superare la lunga fase di stallo del partito, risorto dalle ceneri della metà degli anni ’90.
La giornata è stata caratterizzata da un dibattito a più voci, con l’intento – dicono i dirigenti dello scudo crociato – di rispondere in chiave moderna alle nuove sfide, riportando al centro della scena politica il cittadino, attraverso la politica del fare e del bene comune.
Ricordiamo che la Democrazia Cristiana, partito di ispirazione cristiana ma laico, ha rappresentato, indubbiamente, la più straordinaria e significativa avventura politica del secolo scorso, che dall’ultimo dopoguerra ha accompagnato e caratterizzato la crescita e lo sviluppo politico-sociale del Paese.
La mozione finale approvata a Caserta
Nessuna tentazione nostalgica muove la nuova fase di ricostruzione del partito, come si precisa nella “mozione finale”, approvata in sede congressuale, ma solo l’esigenza di offrire risposte concrete alle nuove sfide cui è chiamato il Paese, partendo dai valori che hanno caratterizzato la DC fin dalla sua nascita, già presenti nelle idee ricostruttive di De Gasperi: “Non si tratta di valori scontati, anzi, molti sono attualmente sotto attacco: la democrazia rappresentativa, espressa dal suffragio universale, fondata sulla uguaglianza dei diritti e dei doveri; la netta distinzione dei poteri dello Stato che dovrebbe essere garanzia della libertà politica; il primato del Parlamento, come la più alta rappresentanza dei supremi interessi della comunità nazionale. Oggi la nostra società ha estremamente bisogno di un partito con queste caratteristiche, perché un partito, nonostante il nome, non può essere “di parte”: la società va rappresentata nel suo intero ed i singoli diritti vanno considerati tutti insieme, per non ledere i diritti di tutti”.
Nella mozione finale si tracciano anche le linee programmatiche che, nella nuova stagione politica che parte da Caserta, ispireranno l’azione del partito, che intende conservare l’originaria vocazione maggioritaria, ponendosi come spazio politico di aggregazione sia di movimenti e associazioni di cattolici sociali, che di gruppi laici di ispirazione cristiana: “ I democristiani devono ritrovare un ruolo centrale nella politica italiana e internazionale, e il XX° Congresso Nazionale della DC rappresenti una casa comune, un ambiente accogliente e inclusivo per tutti coloro che si riconoscono nei valori fondanti del pensiero democristiano, ispirati da Don Sturzo e De Gasperi. Un luogo privo di barriere, aperto al dialogo, senza esclusioni o pregiudizi. Uno spazio politico capace di accogliere movimenti e associazioni di cattolici sociali che agiscono con libertà morale, così come movimenti laici di ispirazione cristiana, che pongano la dignità e i diritti della persona umana al centro delle proprie azioni. Tutti insieme, costruiremo alleanze, collaboreremo e rafforzeremo una rete comune di idee e progetti, con l’obiettivo di partire dalle nostre radici salde e rinnovare modi e immagine ed arrivare ai giovani e alle generazioni future per i quali e con i quali dobbiamo costruire giorni migliori”.
Questo il deliberato finale, proposto e votato al termine dei lavori il XX° Congresso Straordinario Nazionale della Democrazia Cristiana, che impegna il partito su precisi punti programmatici:
aprire il confronto con i partiti di ispirazione laici-democratici e i movimenti di area cattolico popolare al fine di concorrere all’unità della più vasta aggregazione su una piattaforma culturale, sociale, economica, etica e politica, che sarà elaborata INSIEME in assemblee organizzative e programmatiche al nord-centro e sud-isole d’Italia;
collaborare con tutti coloro che intraprenderanno iniziative in favore della rappresentanza parlamentare e in difesa di tutti i principi della Costituzione;
intensificare la campagna per il tesseramento, che sarà aperto alla società civile, che condivide il codice etico della DC;
riportare la Democrazia Cristiana nel gruppo del Partito Popolare Europeo;
celebrare i congressi comunali, circoscrizionali, provinciali, regionali, entro un anno su tutto il territorio nazionale;
modificare ed adeguare lo Statuto del Partito (anno 1984) nel rispetto delle nuove disposizioni delle leggi nazionali ed europee, che regolano le attività del Partito in materia giuridica e politica-amministrativa, per l’approvazione al prossimo congresso nazionale, osservando le regole del vigente Statuto e Regolamento allo Statuto del Partito.
avviare un confronto con i Partiti di ispirazione democratica cristiana regolarmente costituiti nel mondo, nel rispetto dello Statuto e dell’autonomia politica italiana.
procedere all’azione di recupero del diritto giuridico del simbolo e nome della Democrazia Cristiana, nei confronti di tutti coloro che fino ad oggi ne hanno fatto uso improprio ed in forma illegittima;
definire la legittimità dell’utilizzo del codice fiscale della Democrazia Cristiana;
confermare l’azione giuridica intrapresa a difesa delle denunce effettuate da Cuffaro e Luciani, in atto presso i Tribunali di Roma ed Avellino;
prendere provvedimenti in forma cautelativa nei confronti di tutti coloro che hanno eseguito azioni illegittime in nome e per conto della Democrazia Cristiana.
Le dichiarazioni del nuovo segretario del partito
Al termine del Congresso, le dichiarazioni del nuovo segretario nazionale Elisabetta Trenta, sulle prospettive del partito, rilasciate al nostro giornale: “Il congresso di ieri, molto partecipato, avvia un periodo nuovo per la Democrazia Cristiana, un partito aperto a tutti e che si rivolge soprattutto ai giovani che saranno protagonisti di una politica che guarda al futuro ma con le radici ben salde nei valori dei fondatori. Da oggi riparte il tesseramento e vorremmo idealmente creare una sezione in ogni piccolo territorio d’Italia, per rappresentare tutti i cittadini, i loro bisogni e i loro diritti. La politica è partecipazione e noi vogliamo ripartire da lì”. Seguiteci sul nostro sito (www.democrazia-cristiana.net) che, vedrete, diventerà sempre più bello, scriveteci le vostre proposte. Ci trovate anche su facebook (@DemocraziaCristianaNazionale) e, presto, sugli altri social”.
A Elisabetta Trenta, nuovo segretario nazionale della Democrazia Cristiana, l’augurio della nostra testata di far tornare sulla scena politica nazionale un partito dalla storia gloriosa, aprendo una stagione nuova, all’insegna del pluralismo e della tutela del bene comune.
In casa Oplonti non si passa. E’ questo il mantra confermato dalla gara di ieri pomeriggio nella quale, a farne le spese, sono state le siciliane dell’Enodoro Marsala Volley che però riescono a strappare un punto alla fine di una maratona emozionante che ha visto trionfare le partenopee guidate da coach Alminni.
Il tecnico siciliano lo aveva detto alla vigilia “Oplonti è un cliente difficile che in casa ha sempre fatto buoni risultati” e profetiche si sono rivelate le sue parole. Un avvio di gara che si prospetta subito in salita per Marsala. Infatti le tigri oplontine premono subito il piede sull’accelleratore portandosi a +4 dopo i primi scambi. Coach Giangrossi si vede dunque costretto a chiamare time out per provare a ricomporre la sua squadra e riesce a raccoglierne presto i frutti. Il primo parziale diventa un braccio di ferro punto a punto, ma infine va nel forziere vesuviano per 25-21 sugli sviluppi di un’azione innescata dalla solita Giada Biscardi.
Marsala non molla la presa e tenta il riscatto
Curreaux dirige e Marsala tenta il riscatto reagendo bene al contraccolpo del primo set perduto. E’ ancora battaglia tra due formazioni che lottano a viso aperto su ogni pallone. La situazione si capovolge, stavolta è la Vesuvio Oplonti a dover inseguire le avversarie, che sembrano aver preso definitivamente il sopravvento. Non può nulla neppure la grinta di Eliana Rendina, entrata al posto di Sara Gervasi per raddrizzare le sorti di un parziale che Marsala incassa agguantando il momentaneo pareggio.
Nel terzo parziale è ancora grande spettacolo. La Vesuvio Oplonti non si lascia intimorire da un’avversaria che non nasconde l’ambizione di poter restare in zona play off per la serie cadetta. Le partenopee danno infatti prova di essere squadra. Con Bortolot alla regia, Lanari in trincea e il plotone di attacco formato dalle sorelle Biscardi, Sara Gervasi, Marianna Vujko e la neo arrivata Domiziana Mazzoni, le siciliane devono sudare le proverbiali sette camicie per riuscire ad imporsi ai vantaggi.
In un finale al cardiopalma va in scena la più bella Vesuvio Oplonti
Da sinistra Domiziana Mazzoni, Giada Biscardi e il capitano Jessica Lanari
La strada appare finalmente in discesa per il Marsala, forte del vantaggio per due set a uno. Non ha però fatto i conti con il cuore e l’orgoglio della Vesuvio Oplonti. Poco conta che le avversarie, sull’onda dell’entusiasmo provino a scappare. Le tigri non si arrendono e riescono a ricucire lo svantaggio più volte. A firmare il sorpasso definitivo che conduce le padrone di casa al tie break è proprio Domiziana Mazzoni. Quasi senza storia è l’atto finale. Capitan Lanari e compagne non fanno sconti e impiegano una manciata di minuti per infliggere alle ospiti un pesante 8-1 firmato Gervasi. L’epilogo è una marcia trionfale che costringe alla resa le brave siciliane per 15-7.
Due punti d’oro e un MVP insolito
Grandissima prova di carattere quella della Vesuvio Oplonti. Una prestazione corale e splendida per la compagine del Presidente Angelo Cirillo, fresco eletto nel consiglio federale, che stavolta ha voluto premiare un’icona di grande e pura passione. Ad essere insolitamente insignito dell’MVP è stato infatti Salvatore Walter Pompa, che in una casa troppo piccolaa fronte del grande spettacolo che l’Oplonti sta regalando, ha trascinato il pubblico in un crescendo di emozione in sostegno della squadra, appunto nella Palestra Scala gremita come sempre in ogni ordine di posto. Non resta che confidare nella sensibilità dell’Amministrazione di Torre Annunziata affinchè possa trovare un palcoscenico più ampio a suggello di un lavoro certosino con il quale la Vesuvio Oplonti sta onorando il campionato di terza serie nazionale.
Stavolta i nerazzurri crollano e incappano nella seconda sconfitta del proprio campionato. Ma il secondo tempo è stato veramente da horror per l’Inter.
Serata viola
La Fiorentina asfalta l’Inter nella gara di recupero. Non c’è stata storia nei 74 minuti + recupero disputati questa sera al Franchi. La Fiorentina ha dominato sin dall’inizio e non ha trovato la rete del vantaggio nel primo tempo soltanto per due errori macroscopici davanti la porta prima di Kean e poi di Dodo. E’ servito il secondo tempo per far stappare la partita.
La Fiorentina ha trovato il vantaggio al minuto 59 dagli sviluppi di un calcio d’angolo con Ranieri completamente lasciato libero da Frattesi. Il vantaggio viola ha completamente piegato l’Inter che poi ha subito il due a zero da Kean dopo 10 minuti.
Inzaghi ha tentato alla disperata di ribaltare il match inserendo Barella, Di Marco, Arnautovic e Taremi. Nemmeno il passaggio a 4 punte ha sortito alcun effetto.
Nel finale è arrivato il 3-0 definitivo sempre di Kean che ha approfittato di un Inter sbilanciata e affannata dal forcing finale.
Il 3-0 di stasera regala definitivamente il primato al Napoli. +3 a 15 partite dalla fine. All’Inter toccherà rincorrere con un calendario complicato nelle prossime settimane.
SOMMA VESUVIANA (NA) –Sabato 8 febbraio 2025, alle ore 17:00, presso il Castello D’Alagno di Somma Vesuviana, si terrà un nuovo appuntamento della rassegna letteraria “Una Somma di Libri”. L’incontro sarà dedicato alla presentazione del libro “I femminicidi che hanno sconvolto l’Italia” di Bruno De Stefano, un’opera che ripercorre alcuni dei casi più drammatici della cronaca italiana, offrendo spunti di riflessione su un tema purtroppo sempre attuale.
All’evento prenderanno parte figure istituzionali, esperti e rappresentanti del mondo culturale. Interverranno Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, Rosalinda Perna, assessora alla Cultura di Somma Vesuviana, Anna Giuliano, dirigente del Liceo E. Torricelli, Cettina Giliberti, psicologa, Federica Flocco, scrittrice e giornalista, Sonia Napolitano, presidente dell’Associazione NAC e Imma Malva, titolare della Cartolibromania. Saranno presenti anche i genitori di Melania Rea, vittima di uno dei casi trattati nel libro, per portare la loro testimonianza e mantenere viva la memoria della loro figlia.
Durante l’incontro, inoltre, ci sarà un momento dedicato alla proiezione del video realizzato dagli studenti del Liceo Classico e Scientifico “E. Torricelli” di Somma Vesuviana. Il lavoro, incentrato sulla storia del Castello D’Alagno, rappresenta un’importante iniziativa per valorizzare il patrimonio storico e culturale del territorio attraverso lo sguardo delle nuove generazioni. L’evento sarà arricchito dalle letture della compagnia teatrale “Il Valigione 2.0” e sarà moderato dalla giornalista Sonia Sodano, direttrice di Cultura A Colori.
Un’occasione di confronto e sensibilizzazione su tematiche fondamentali, che lega cultura, memoria e impegno civile.
La sicurezza degli edifici scolastici in Italia continua a essere un tema critico, e la Regione Campania non fa eccezione. Secondo le ultime stime, solo il 35% delle scuole campane risulta conforme agli standard antisismici, lasciando migliaia di studenti in strutture potenzialmente pericolose.
Sentenza della Cassazione e rischio chiusura per molte scuole
Le norme sulla sicurezza scolastica sono chiare, e la Cassazione ha ribadito l’obbligo di chiusura per gli istituti che non rispettano gli standard previsti. Una sentenza precedente ha già portato alla condanna di un sindaco di Grosseto per non aver chiuso una scuola priva di certificazione antisismica, creando un precedente che potrebbe avere ripercussioni anche in Campania. Se la stessa rigidità dovesse essere applicata nella regione, il rischio di chiusura riguarderebbe oltre il 65% dei 4.800 edifici scolastici presenti sul territorio.
La situazione diventa ancora più preoccupante nelle zone a maggiore rischio sismico, dove molte scuole sono ben lontane dall’essere adeguate alle norme vigenti. Il rischio di dover sospendere l’attività didattica e chiudere gli edifici non in regola sarebbe un colpo pesante per studenti, docenti e famiglie, costretti a fare i conti con un sistema scolastico che fatica a garantire strutture sicure.
Adeguamento antisismico: l’unica soluzione possibile
Chiudere le scuole non in regola potrebbe sembrare una soluzione drastica, ma la vera priorità dovrebbe essere un piano straordinario per l’adeguamento degli edifici scolastici. Servono investimenti mirati per mettere in sicurezza le strutture esistenti e garantire a studenti e insegnanti ambienti sicuri e adeguati.
La messa a norma delle scuole non è solo una questione di sicurezza, ma anche di diritto allo studio. È necessario un intervento urgente da parte delle istituzioni, affinché la sicurezza scolastica diventi una priorità reale e non un’emergenza cronica.
Chiunque ha vissuto l’esperienza di un incontro-scontro sportivo o professionale tra dilettanti e professionisti ha certo dovuto prendere atto che per i dilettanti questo ha una fine avvilente. Ad esempio, chi era abituato a vincere la regata veliche tra dilettanti lo ha compreso dopo aver subito sconfitte Imbarazzanti quando al timone di altre imbarcazioni, prima sempre battute, vi erano professionisti; lo stesso per chi per divertimento ha fatto un po’ di giri in pista ed ha visto le auto guidate da professionisti, anche se meno potenti, superarlo con distacchi vergognosi. La stessa esperienza ha vissuto chi, professionista in qualsiasi ambito, come nell’ambito dell’economia, del diritto e della politica, si sia trovato ad interloquire con chi di queste materie poco ha studiato, poco comprende, ha poca esperienza.
Chi, avendo un minimo di comprensione delle istituzioni, del sistema-ordinamento giuridico, del diritto in genere, e dei rapporti internazionali, ha ascoltato quanto accaduto in Parlamento in relazione al caso Almasri, non ha potuto che prendere atto del fatto che una parte della attuale politica, dello stesso Parlamento, è fatta di dilettanti scriteriati, di persone che non conoscono le leggi, le necessità e gli interessi del nostro Stato e le modalità per cercare di attuarli, che per assumere le loro decisioni non acquisiscono nemmeno i dati fondamentali, non leggono nemmeno gli atti dei quali parlano, o di faziosi per i quali la realtà non è importante, è importante solo la loro ideologia. Una inconscia, meno colta ripetizione dell’orribile motto dei sessantottini francesi – intellettuali, studenti, politici degli anni, per i quali era «meglio sbagliare con Sartre che avere ragione con Aron», di chi ancor oggi non ha compreso che si migliora solo nella realtà, nella verità, senza le quali non vi è nemmeno la libertà.
Persone quindi non libere, incapaci di verità, e non capaci, che, se fossero alla guida della complessissima macchina dello Stato, in un mondo ancor più complesso, creerebbero solo disastri.
Non è una grande scoperta, visto che alcuni dei parlamentari, addirittura alcuni capi dei partiti, sono nati politicamente con l’invito all’insulto alle istituzioni; con la ripetizione acritica della assurda teoria della decrescita, biascicata da chi ben poco o nulla sa e vuol sapere sia di economia che di fisica; con l’urlo che uno vale uno, esaltazione del principio democratico, spinto però al punto che anche nelle ricerca di soluzioni di questioni complesse l’opinione di chi non conosce l’argomento, pur se particolarmente importante, difficile e delicato, valga quanto quella di chi professionalmente se ne occupa, non valga nulla lo studio e l’esperienza; così che si giunge alla “oclocrazia”, “governo della massa”, di una massa incolta e non pensante; quando la democrazia impone prima di conoscere poi ti discutere infine di decidere per il più grande bene comune, nel rispetto dei diritti della minoranza.
E purtroppo non è una sorpresa neanche per quella parte della sinistra che fa a gara per sorpassare i primi, superare le follie della sinistra non riformista e degli ambientalisti estremi, e corre per riproporre le proposte e i temi falliti della meno colta, pensante e concreta, della più fanatica sinistra statunitense, chiusa nelle sciocchezze del mondo ‘woke’ e Lgbt+.
Nel caso in questione, pur se era evidente che il punto fondamentale della vicenda consisteva nell’interesse pubblico generale circa la sicurezza nazionale e i rapporti con l’estero, nessuno dell’opposizione ha toccato seriamente questo tema; in particolare il vertice del più importante partito dell’opposizione sembrava fosse preoccupato soprattutto di contestare il fatto che il presidente del consiglio non parlava, mentre aveva demandato a due dei ministri competenti l’esposizione dell’accadimento; ignorando così anche la suddivisione delle competenze e dei ruoli ministeriali.
Ciò, nonostante che nei giorni precedenti meno giovani e più pensanti esponenti dello stesso partito, che avevano rivestito importantissime cariche negli stessi ambiti istituzionali, come Marco Minniti e Nicola Latorre, avevano naturalmente confermato che l’interesse nazionale, e la modalità di tutelarlo, erano proprio quelli che erano stato ricercato con le decisioni e i comportamenti del governo.
Come già accade in altri settori, in particolare circa l’attenzione negativa allo sviluppo, alla crescita, anche culturale, del paese e al compimento di opere infrastrutturali importantissime, anche in questo caso viene confermato il dubbio circa la capacità stessa dell’opposizione a rappresentare quelle parti dell’interesse nazionale che il governo potrebbe forse effettivamente potrebbe non tutelare, in altre parole ad essere, come insegnano gli inglesi, l’opposizione di Sua Maestà, opposizione che quale minoranza aiuta il potere a meglio comprendere e affrontare tutti le molte sfacciature del complesso cumulo di interessi e regole che è uno stato, pronta a sostituire l’attuale maggioranza quando questa non sia più tale.
Una opposizione come l’attuale, invece, non è costruttiva, il pensiero che essa esprime è tale che purtroppo non si può che sperare non divenga mai maggioranza, proprio per l’interesse dello Stato, della nostra comunità nazionale, che essi evidentemente non comprendono.