Ponte sullo Stretto: Lo vuole l’Europa. Ma non c’è la copertura economica? “Falso”

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Ponte sullo stretto

Mentre il dibattito, ormai ultrasecolare, si riapre sulla sostenibilità e sulla effettiva necessità del Ponte sullo Stretto, manca la riflessione sul perché un’opera strategica per il Sud fa sempre fatica a decollare e ad avere i fondi per la sua realizzazione.

di Rosella Cerra

Che sia Ponte sullo Stretto, Alta Velocità, SS 106, porto o aeroporto la sostanza non cambia.

La notizia viene diffusa su tutte le testate destando quindi molta perplessità. Senza copertura economica, infatti, sembrerebbe inutile riesumare il progetto.

Ponte sullo stretto, “Falso dire che non ci sono i fondi”

Dalla “Finestra sul Ponte”, rubrica gestita dall’ing. Giuseppe Palamara, esperto e fra i curatori dal 2009 della pagina Wikipedia in inglese del ponte sullo stretto di Messina, gestore della seguitissima pagina Facebook Strait of Messina Bridge nonché membro di “Rete Civica per le infrastrutture” sostiene:

«Non c’è la copertura economica. Falso! Recentemente il costo del ponte è stato stimato in 14,6 miliardi (13,5 l’opera + 1,1 le connessioni) e l’Europa si è già detta disponibile a finanziare tutta la parte iniziale, ha detto il Commissario Ue ai Trasporti Adina Valean lo sorso 23 marzo. Del resto, il ponte è da tempo inserito nella rete dei trasporti europea TEN-T e più precisamente nel corridoio n.5 Scandinavo-Mediterraneo (tratta La Valletta-Helsinki già corridoio 1 Palermo-Berlino fino al 2012). Per il restante 60% dovrà pensarci lo stato, ma anche le regioni Calabria e Sicilia sono della partita ed è sempre valida l’ipotesi del “project financing”, e cioè dei finanziamenti privati. Di recente si è fatto avanti anche il colosso cinese dei trasporti CCCC. Ma la verità è che i soldi sono l’ultimo dei problemi, lo stesso Pietro Salini, CEO di WeBuild, l’impresa mandataria (già Eurolink), ha detto: purché me lo facciate fare. E WeBuild, giova ricordarlo nel 2016 e nel 2022 ha completato, entrambi in Turchia, rispettivamente lo Yavuz Salim Sultan Bridge, che con i suoi 1.408 m è il ponte ferroviario più lungo del mondo e il 195 Çanakkale Bridge, che con i suoi 2.023 m è il ponte sospeso a campata unica più lungo del mondo. Record che verranno entrambi battuti dal ponte sullo stretto».

Il Ponte sullo Stretto ora lo vuole l’Europa

Lo ha annunciato il ministro dei Trasporti e le Infrastrutture Matteo Salvini:

«La Commissione Trasporti sul regolamento Ten-T (Commissione TRAN del Parlamento Europeo) ha premiato l’impegno e la serietà dell’Italia».

Giovedì scorso l’Unione Europea ha infatti incluso il progetto del Ponte nella Rete Transeuropea di Trasporto (TEN-T).

Il progetto definitivo era stato presentato nel 2010 durante il Governo Berlusconi, dopo aver subito un blocco nel 2006 dal Governo Prodi.

Bloccato ancora nel 2013 dal Governo Monti, riprende debolmente con Conte e riparte con il Governo attuale.

Via libera al Decreto Ponte

Il 31 marzo, sul sito del Governo, veniva dato l’annuncio ufficiale, con la pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale. L’entrata in vigore è dal 1° aprile ’23.

«È una scelta storica, che apre a una infrastruttura da record mondiale e con forte connotazione green: il Ponte permetterà una drastica riduzione dell’inquinamento da Co2 e un calo sensibile degli scarichi in mare.

Significativo l’aspetto economico: il costo per la realizzazione del Ponte e di tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde è oggi stimato in 10 miliardi [poi passati a 14 ndr].  

La differenza, enorme, è che il Ponte è un investimento con benefici di lunghissimo periodo per tutto il sistema-Paese con particolare riferimento al Mezzogiorno. Soprattutto alla luce degli interventi, già programmati, per ammodernare le ferrovie in Calabria e in Sicilia con la velocizzazione e le tratte ad alta velocità/alta capacità.

Con il completamento dell’alta velocità nelle due regioni e la messa in esercizio del Ponte, si stima un dimezzamento dei tempi di percorrenza da Roma a Palermo oggi pari a 12 ore, di cui un’ora e mezza per il solo traghettamento dei vagoni. Un risparmio significativo per i cittadini, le imprese, la logistica».

L’intero progetto prevede quindi anche il potenziamento ed il completamento delle infrastrutture al contorno, compresa l’alta velocità.

Ripartenza dell’operazione-Ponte: ritorna la società “Stretto di Messina

«Innanzitutto, la società Stretto di Messina, in liquidazione, torna in bonis e si trasforma in una società in house. L’assetto societario prevede la partecipazione di RFI, Anas, delle Regioni Sicilia e Calabria e per una quota non inferiore al 51% di MEF e MIT. A quest’ultimo sono attribuite funzioni di indirizzo, controllo e vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione, circostanza che garantirà l’esercizio di una decisiva attività di indirizzo sugli obiettivi strategici e sulle decisioni della società.

Si prevede la costituzione di un Comitato scientifico di consulenza tecnica, supervisione e indirizzo delle attività tecniche progettuali».

Ponte sullo stretto: C’è chi dice NO!

Ma si sta anche ricompattando il fronte del popolo NO-PONTE. Sulle sponde dello Stretto, fra Messina e Reggio Calabria, si stanno susseguendo una serie di incontri, assemblee e flash-mob. Insomma, riparte anche la mobilitazione.

Striscione esposto a Torre Faro.

Sono gli storici contestatori dell’opera, per anni riuniti nei campeggi NO PONTE, sulle sponde calabresi e siciliane.  Nel 2003 vi fu anche il Campeggio Internazionale contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Fu il primo. In contemporanea sulle due sponde dello stretto, a Torre Faro (Messina) e Cannitello (Reggio Calabria).

Moltissime le voci autorevoli contro la grande opera. Geologi, economisti, ambientalisti. 

Quelle voci oggi ritornano. Tornano le manifestazioni e le assemblee. A Torre Faro, il 25 marzo ha visto una discreta partecipazione l’incontro pubblico organizzato dai comitati contro il ponte.

Altre manifestazioni anche davanti Capo Peloro, ma anche a Montecitorio.

In testa Angelo Bonelli, di Europa-Verde

Agli inizi di aprile, durante una conferenza stampa a Torre Faro ha dichiarato: «Quanto sta accadendo sarebbe inammissibile in qualunque parte d’Europa: c’è un decreto che stanzia 340 milioni di euro per la progettazione dell’infrastruttura, ma Salvini non dice dove si prenderanno gli oltre 10 miliardi di euro per costruirla. Questo è un punto importante sul quale andremo a fondo e stiamo già preparando una relazione-esposto che invieremo alla Corte dei conti. Abbiamo anche chiesto un incontro alla Commissaria europea sui trasporti per spiegare la modalità di azione inaccettabile del governo italiano. Ci troviamo di fronte a un gioiello ambientale, un luogo che deve essere preservato su cui noi presenteremo nei prossimi giorni una proposta di legge per istituire un parco nazionale dello Stretto e della Costa Viola».

Petizione online contro la “Grande opera di devastazione”

E parte anche la protesta online.

«PETIZIONE POPOLARE CONTRO LA COSTRUZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA!
DIFENDIAMO LO STRETTO! RIPRENDIAMO LA MOBILITAZIONE!»

È rivolta alla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e al ministro delle infrastrutture Matteo Salvini.

«Le mobilitazioni che da decenni si oppongono al ponte hanno già ben individuato nella particolarità del paesaggio, dell’ambiente, del patrimonio immateriale dello Stretto di Messina, la risorsa fondamentale per il futuro delle comunità che abitano le due sponde. D’altronde, l’impatto che i cantieri avrebbero sul territorio e sulla vita delle/dei cittadine/i è stato ampiamente descritto, così come sono gli stessi sostenitori dell’infrastruttura a dirci delle incognite sottese alla edificazione del ponte a una o a più campate. A tutto questo si aggiunge il timore di un avvio dei cantieri senza un vero piano di realizzazione, e chi tra politici, amministratori locali e professionisti sta oggi, con enorme superficialità, accompagnando il riavvio dell’iter, si sta assumendo la responsabilità della devastazione del territorio e dello stravolgimento della vita di decine di migliaia di abitanti col rischio di una nuova incompiuta. In tanti, probabilmente, lo fanno sperando anche di entrare nella partita, ma dovrebbero sapere bene che questo difficilmente avverrà, poiché le grandi opere sono sempre gestite al massimo livello di centralizzazione!»

E poi rimane ancora l’incognita del finanziamento del progetto. Da dove arriveranno i fondi?

Disponibilità delle due regioni a cofinanziare l’opera del ponte sullo stretto con l’aiuto dell’Europa

Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un intervento su Radio 24 ha dichiarato:

«Si tratta di risorse da reperire in legge di bilancio e poi attraverso il confronto con l’Europa. C’è la disponibilità delle due Regioni più immediatamente interessate, la Calabria e soprattutto la Sicilia, a partecipare al finanziamento di quest’opera pubblica. Per cui, c’è sicuramente la volontà di realizzarlo, bisogna solo individuare le forme di finanziamento comunitarie e italiane. Attraverso l’Europa ci sono risorse importanti, si tratta di riprogrammarle nella direzione di investire in quest’opera strategica per il nostro Paese».

La Calabria e la Sicilia si allontanano di circa un centimetro all’anno, con sollevamenti delle due coste differenti – Supporto dagli organi tecnico-scientifici

 Aldilà delle motivazioni economiche, ambientali, sociali, la preoccupazione più pregnante è quella tecnico-geologica. La Sicilia e la Calabria si stanno allontanando di circa un centimetro all’anno.

Tali perplessità vengono direttamente dal Consiglio Nazionale dei Geologi, che comunque offrono il proprio supporto tecnico-scientifico per l’aggiornamento degli studi e dei progetti. Sottolineano che l’area di interesse:

«È ad elevatissimo rischio sismico, presentando caratteristiche geologiche di singolare complessità in quanto ubicata al confine tra settori litosferici che si allontanano mediamente di circa 1 centimetro all’anno … Il tasso di sollevamento del tratto di costa siciliana stimato è pari a circa 0,5 millimetri/anno, contro quello della parte continentale che è circa quarto volte in più; in altre parole, il ponte a campata unica più lungo al mondo collegherà settori che si allontanano reciprocamente (margini divergenti) e che si sollevano con velocità differenti».

proseguono nel documento specificando che

«Per tali problematiche legate a sollevamenti differenziali (accentuati in occasione di spostamenti maggiori registrabili in occasione di terremoti più o meno violenti), saranno impiegate adeguate soluzioni ingegneristiche sulla base di conoscenze puntuali e circostanziate che vanno al di là delle problematiche connesse al terremoto, come quelle inerenti alla stabilità dei versanti, soprattutto per quanto riguarda le cd. “grandi frane” o “deformazioni gravitative profonde»

Il supporto viene anche dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri che in una nota precisano

«Il Consiglio Nazionale Ingegneri, che rappresenta oltre 240mila ingegneri iscritti, si è più volte espresso in termini favorevoli in merito alla costruzione del Ponte sullo Stretto di MessinaAbbiamo conoscenze, competenze e tecnologie che consentono la sua realizzazione. Per questo come CNI abbiamo dato vita ad uno specifico Gruppo di lavoro sul Ponte di Messina al quale partecipano i più importanti esperti italiani in materia»

Insomma, una grande sfida dal punto di vista ingegneristico e scientifico.

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