Sud e fondi UE, storia di una rapina annunciata

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Spesso abbiamo sentito parlare delle difficoltà riscontrata da molte Amministrazioni nel saper cogliere le opportunità fornite dai fondi europei e, da ultimo, dal PNRR. La verità è che gli enti locali, soprattutto del Mezzogiorno, non sempre hanno competenze tecniche, strutturali e finanziarie adeguate in materia di realizzazione delle opere pubbliche o a valere sui fondi UE o del PNRR.

Condirettore CentroSud24

L’editoriale del Condirettore: Sud e fondi UE, storia di una rapina annunciata

Siti e testate specializzate in materia di pnrr, ad esempio, offrono uno spaccato allarmante in materia di gestione dei fondi PNRR tra il nord e il sud dell’Italia. La scarsa competenza degli uffici tecnici meridionali (dove operano attori spesso anziani, privi di laurea e che non conoscono le lingue straniere, come rilevato in diverse audizioni parlamentari sul PNRR) porta le Amministrazioni a presentare i cosiddetti “progetti sponda”, cioè progetti vecchi, datati e decontestualizzati rispetto alle vere esigenze del territorio, pur di ottenere i fondi del PNRR.

E questo non riguarda solo la Missione 5, che più si addice agli enti locali, ma più generalmente tutte le missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Che significa? Che i progetti portati a casa, sorreggono i propri pilastri su delle sabbie mobili, il che comporterà forti criticità relativamente all’attrazione di competenze lavorative idonee e soprattutto nell’implementazione dei progetti.
Dunque, c’è il rischio che per la carenza di centri di progettazione e di esperti nel Mezzogiorno, si abbiano pochi progetti e uno scarso afflusso di risorse nel Sud e si avvantaggi di fatto il Nord già ricco.

Motivo per cui i Sindaci del Sud hanno chiesto provvedimenti utili ad allargare la capacità di assumere perdonale adeguato e semplificare le procedure. Se così non sarà difficilmente riusciranno, entro il 2026, a spendere tutti i fondi, che potrebbero essere dirottati al Nord.
Basti vedere cos’è successo alle soglie del 2022, con una Milano (o meglio, il suo primo cittadino) che è uscita allo scoperto con una richiesta vergognosa: “date a noi i soldi che il Mezzogiorno non sa usare”. Infatti, in occasione di un incontro con alcuni Minsitri, il Sindaco Beppe Sala stese i manifesti: “Milano è capace di spendere e gestire molto di più di quello che ci riconosce il Pnrr e saremo pronti a raccogliere quello che gli altri non sapranno spendere. Se qualcuno rinuncia, il residuo venga dato a chi può farlo”. E già, in fondo si tratta solo di decine di miliardi, perché dovrebbero volerli?

Questione bandi: una criticità di primo piano

E veniamo alla seconda criticità della ‘questione bandi’: sarà fondamentale tenerli d’occhio, analizzare i parametri e i criteri che determineranno gli enti beneficiari. Perché è proprio manipolando questi fattori che si decide, di fatto, la ripartizione delle dotazioni. In passato abbiamo visto come modificando anche una virgola degli avvisi pubblici si determinasse una diversa ripartizione delle dotazioni, a vantaggio della solita marco-area territoriale. Le istituzioni meridionali, al netto di ogni colore politico, sono chiamate a vigilare e a scongiurare l’ennesimo furto.

Scippo che si è già concretizzato col definanziamento di circa 16 miliardi di euro destinati, prevalentemente, alle aree fragili del Paese. Ne abbiamo già parlato su questa testata e vale la pena ascoltare anche la voce di una Senatrice, Ketty Damante, che negli ultimi giorni ha acceso un faro in Parlamento su questa tematica:

“Noi siamo allarmati per la tenuta economica di Comuni e Regioni, che rischiano di veder bloccati i progetti definanziati. Nella proposta di Fitto vedo che c’è la possibilità di usare successivamente il fondo di sviluppo e coesione, o i fondi strutturali oppure il piano complementare. Ma non vedo la certezza che questi progetti vengano effettivamente finanziati. Lo abbiamo fatto presente in Aula: ci sono Comuni che hanno già sottoscritto contratti per eseguire l’opera e oggi apprendono la notizia che i progetti sono stati definanziati”.

E poi una stoccata al progetto di riprogrammazione previsto dal Ministro Fitto:

“Sulla riprogrammazione Fitto dice tutto e di più ma non entra nei dettagli. Abbiamo chiesto di avere le schede dei progetti per conoscerli. Non sono contraria alla riprogrammazione, e la struttura di monitoraggio e controllo serve proprio questo. Ma noi dobbiamo sapere quali sono i progetti in difficoltà e non in modo generico”.

Infine la conclusione: “Si sa bene che il governo ha trattative in corso da mesi con la Commissione Ue. Ma come le Regioni, anche il Parlamento è all’oscuro. Sappiamo solo quello che ci dice Fitto nelle comunicazioni. Qui si parla di strumenti di sviluppo: vanno coinvolti territori, politica, istituzioni e sindacati. La partecipazione è un atto dovuto”.

Si prevede un autunno caldo.

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