Giovanni Toti, governatore della regione Liguria, è stato arrestato nella mattinata di ieri. L’accusa è di corruzione e di abuso di potere.
A sostituirlo nelle sue funzioni sarà il leghista Alessandro Piana, assessore all’agricoltura, che assumerà il ruolo di presidente vicario della regione Liguria.
Giovanni Toti agli arresti domiciliari
A quasi un mese dall’elezioni europee, la Liguria e il centrodestra sono scossi da uno scandalo senza eguali: il comando provinciale della Guardia di Finanza di Genova ha emesso una serie di misure cautelari nei confronti di numerose personalità di spicco della regione Liguria, tra cui il presidente della regione Giovanni Toti.
Giovanni Toti è stato arrestato con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Discepolo di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti si è dichiarato fin da subito “molto tranquillo” per il lavoro della magistratura.
Il governatore non è l’unico iscritto nel registro degli indagati: spiccano anche altri 25 personaggi influenti, tra cui imprenditori e politici.
I più noti sono Stefano Anzalone, Mimmo Ciani, entrambi consiglieri regionali e Umberto LoGrasso, consigliere comunale per Noi Moderati, partito politico di Toti. Tra loro spicca anche il nome del capo di Gabinetto di Toti Matteo Cozzani accusato di corruzione elettorale aggravata e di Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale ligure.
Origine dell’indagini
L’indagine è partita nel 2020 da un’ipotesi di corruzione elettorale formulata dalla Procura di Spezia. Trovando inizialmente prove concrete sulla corruzione elettorale, l’indagine si è sviluppata anche su diverse vicende di corruzione e finanziamento illecito tra mondo politico e settore privato.
Matteo Cozzani, accusato quando era sindaco di Portovenere di corruzione e turbata libertà degli incanti, nelle ultime elezioni regionali era il responsabile della lista “Cambiamo con Toti”, prima nella tornata elettorale. Nel suo ruolo, Cozzani avrebbe favorito un sistema di “scambio di voti” basati su favori che poi il governatore avrebbe concesso una volta reinsediatosi.
Opposizioni: “Dimissioni come questione morale”
Nonostante lo “stupore” del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sulla tempistica delle misure e il “sostegno morale” del centro destra a Toti, da parte dell’opposizione non ci sono dubbi: Giovanni toti deve dimettersi da governatore della regione. A chiederlo sono stati i principali partiti d’opposizione, Pd, M5s e Alleanza verdi e sinistra. Linea non condivisa, invece, da Italia viva e Azione. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha parlato di un “problema con la questione morale in Italia, i cittadini si facciano sentire”.
È ancora incerto se si arriverà ad elezioni anticipate o si proseguirà fino a nuovi aggiornamenti.